Tra le varie strategie utilizzate dalle piante per trasportare il polline, il vento rappresenta uno strumento valido ma allo stesso tempo fragile e imprevedibile.

Meglio affidare questo compito agli insetti che in questo campo vantano un’esperienza straordinaria; il loro contributo, infatti, è di vitale importanza per preservare la biodiversità e la produttività degli ecosistemi. La comparsa dei fiori ha segnato una tappa fondamentale nel processo evolutivo del regno vegetale. Si tratta di un salto di qualità avvenuto circa 135 milioni di anni fa, durante il periodo giurassico e sono state proprio le Angiosperme le protagoniste di questo prodigio.

Il termine angiosperme deriva dal greco angio, nel significato di ricettacolo, e spermatos, seme. La caratteristica distintiva di queste piante è quindi legata alla presenza dei fiori, i quali sono in grado di proteggere i semi all’interno di un ovario.

La realizzazione di questo evento biologico è stato un traguardo importante che ha permesso di trascendere la dimensione estetica, permettendo una nuova apertura verso il cosmo, in sintonia con la luce e i ritmi del sole.

In origine i fiori presentavano delle forme estremamente semplici e rudimentali. In seguito, sotto la spinta dell’evoluzione, hanno subito un progressivo perfezionamento caratterizzato dalla comparsa di corolle sempre più vistose e di organi specializzati nella produzione di nettare, capace di richiamare un maggior numero di insetti.

Il fiore esprime la forza generatrice della Natura che agisce direttamente sul mondo e sul dominio delle forme, ed essendo stato progettato per svolgere un ruolo fondamentale nel processo della riproduzione trova la sua collocazione in un preciso contesto relazionale.

In questa prospettiva, le piante si inseriscono in uno spazio geografico particolare, fatto d’interiorità e contaminazioni, i cui confini oscillano tra la dimensione vegetale e quella animale.

Per questa ragione offrono colori, forme, profumi e cibo per una vasta “clientela” in cerca di opportunità facili e stimolanti. Le azioni e le strategie messe in atto sono l’espressione di un processo empatico che coinvolge “mobilità”, sensibilità e varie competenze animali.

Questa collaborazione coinvolge principalmente le api domestiche, i bombi, le farfalle e ad altri pronubi selvatici (sono dei buoni impollinatori anche i Ditteri, tra cui sirfidi, mosche, zanzare e alcune vespe). La presenza di questi insetti è fondamentale per la sopravvivenza degli ecosistemi naturali e agricoli, poiché garantisce il mantenimento della biodiversità e la produzione della stragrande maggioranza di frutta e ortaggi. Purtroppo da anni il numero dei pronubi è declino. Fattori come la frammentazione degli habitat naturali, l’incremento delle coltivazioni intensive, l’uso indiscriminato di pesticidi e diserbanti, la riduzione della biodiversità, i cambiamenti climatici, la carenza di risorse alimentari e l’attacco di agenti patogeni (virus, batteri, funghi e acari) stanno mettendo a dura prova la loro esistenza.

Si comportano come dei vettori pollinici anche alcuni Coleotteri (soprattutto Scarabeidi, Coccinellidi, Crisomelidi e Curculionidi) e vari Ortotteri (cavallette, locuste e grilli).

Sparsi in tutto il mondo esistono altri animali impollinatori, tra questi vi sono ragni, molluschi terresti, rettili, uccelli (appartengono alla famiglia dei Nettarinidi), ratti e pipistrelli (famoso è il Leptonycteris curasoae che vive in Colombia e Venezuela) e piccoli mammiferi (anche il vento, l’acqua e l’uomo contribuiscono in maniera attiva alla buona riuscita di questo fenomeno).

A volte il mondo vegetale e quello animale si avvicinano così intimamente da assumere uno le forme dell’altro. Spinti da misteriosi principi ergonomici, i fiori assorbono la fisicità dei loro impollinatori, fino a imitarne i corpi. Molte Orchidee, ad esempio, sono riuscite nel corso della loro evoluzione a mettere in atto degli affascinanti espedienti per agevolare il processo d’impollinazione, impiegando attrattivi sessuali indirizzati ai maschi di vari Imenotteri. Questi ultimi, infatti, spesso vengono “raggirati” con esche olfattive a base di pseudo-feromoni o stratagemmi di tipo fisico, come nel caso di alcune specie vegetali appartenenti al genere Ophrys, il cui labello (una specifica parte del fiore) imita i caratteri anatomici dell’insetto.

I fiori, grazie alle loro straordinarie capacità di adattamento, sono capaci di comunicare con gli insetti anche attraverso un linguaggio di “natura elettrica”, basato sulla reciproca percezione dei campi elettrici di bassissimo potenziale emessi da entrambi. Questa importante scoperta è scaturita da una ricerca sulle abitudini alimentari dei bombi, condotta da un gruppo di biologi inglesi dell'Università di Bristol. Tramite questa impalpabile connessione, i fiori riescono a regolare la produzione di nettare in relazione alle esigenze dell’insetto e quest’ultimo è in grado di capire se un fiore è stato già visitato da altri impollinatori. I fiori non smettono mai di stupire e affascinare. Sono parte della nostra dimensione biologica, sociale ed emotiva. Adornano i giardini e le case, insaporiscono i cibi e le bevande, profumano e guariscono il corpo. L’ammirazione nei loro confronti è fonte d’ispirazione per poeti, scrittori, mistici e innamorati sparsi in ogni angolo della terra.

Nel linguaggio dei simboli evocano l’antitesi tra femminilità e spiritualità; basti pensare all’affascinate contrapposizione tra una Rosa rossa e un Giglio bianco oppure tra un’Orchidea e un Mughetto. Siamo partecipi del loro mondo maniera istintiva, spontanea, autentica, come la naturale conseguenza di una fascinazione le cui radici affondano in un passato assai remoto.