Fra pandemia, guerre a noi vicine, ed eventi metereologici estremi, passano quasi inosservati dai Media quanto si sta muovendo attorno al mistero UFO, ora ribattezzati UAP per abbandonare un vecchio termine ormai irrimediabilmente screditato, perché sinonimo di extraterrestri, mentre per essere studiati seriamente è necessario abbandonare la fantascienza, e accettare la necessaria raccolta di prove concrete e confrontabili con lo stesso linguaggio che richiede la parola “scienza”.

Gli avvistamenti di oggetti che sfuggono alle normali interpretazioni, riscontrati recentemente sulle coste degli Stati Uniti, come abbiamo raccontato nel precedente editoriale, hanno allarmato il Governo americano che ha chiesto al Pentagono, ma anche a FBI e CIA, di organizzare uno studio approfondito del fenomeno ma questa volta, a differenza delle precedenti inchieste, i risultati saranno riportati pubblicamente a una apposita commissione del Senato. Ovviamente fatta esclusione se dovessero essere implicate sperimentazioni segrete del Pentagono, che saranno ovviamente trattate senza la presenza dei media.

Se escludiamo l’errato scambio di dischi volanti con pianeti molto luminosi all’orizzonte perché vicini al Sole, come Venere; palloni metereologici le cui forme diventano strane quando sono in via di sgonfiamento; velivoli di vario tipo che riflettono il Sole; così come molte nuvole quando sono formate da cristalli di ghiaccio, come i cirri; e altro ancora, non vi sono dubbi che ogni tanto si vedano nei cieli oggetti sconosciuti, che si distinguono perché si muovono in modo velocissimo e apparentemente senza senso, sfidando ogni concetto di legge della gravità. Prima di pensare a qualcosa di estraneo al “nostro mondo” è però logico chiedersi se questi “oggetti” sono, oltre le ipotesi più fantasiose, difetti negli strumenti che li registrano oppure velivoli di costruzione terrestre guidati da “forze potenzialmente ostili”. Ad esempio, gli avvistamenti dei piloti della Marina nel 2004, 2014 e 2015 si sono verificati nelle acque costiere, dove ci si potrebbe aspettare di trovare velivoli da ricognizione avanzati gestiti da nazioni rivali. E questa ipotesi è stata confermata da Seth Shostak, astronomo senior presso il SETI (Search for Extraterrestrial Intelligence) Institute di Mountain View, California, in una intervista al giornale on line Space.com.

“Perché li vediamo solo sul mare? Semplice! Perché i voli sulla terraferma, soprattutto sugli Stati Uniti, sono molto più facili da rilevare grazie alla capillare rete di radar di controllo aero civile e militare”. Inoltre, continua Shostak, “alcuni di questi incontri si sono verificati poco dopo l'aggiornamento dei sistemi radar dei jet della Marina, il che farebbe supporre che l’UFO avvistato in realtà potrebbe essere un problema tecnico di qualche tipo. E in effetti, possiamo rivelare che tutte le immagini degli UFO in nostro possesso, indipendentemente dall'epoca in cui sono state catturate, tendono a rappresentare gli oggetti sempre come macchie sfocate, il che è un po' strano. È come se gli avvistamenti siano sempre al limite di ciò che la tecnologia ci consente di fare. Se fossero veramente degli alieni allora sembra che non siano poi così tanto avanzati, ma che stiano solo tenendo il passo con l’evolversi della nostra tecnologia".

Secondo Shostak, come in tutte le scienze la soluzione migliore è sempre utilizzare il “buon senso”, che in questo caso significa che si devono cercare spiegazioni anche in ragioni relativamente banali e molto terrestri, e non solo a causa del principio del “rasoio di Occam” (un principio metodologico che indica di scegliere, tra più soluzioni possibili di un problema, quella più semplice).

Ad esempio, se alcuni UFO sono davvero veicoli spaziali alieni, cosa stanno combinando esattamente? Shostak ha aggiunto nell’intervista una battuta divertente: "Se gli alieni sono qui, allora dobbiamo proprio riconoscere che sono i migliori ospiti di sempre, perché non fanno mai niente. Si limitano a ronzare in giro. Non affrontano il cambiamento climatico, e non rubano il nostro molibdeno”.

In ogni caso gli UAP osservati di recente dai piloti dei caccia della Marina degli Stati Uniti, hanno apparentemente raggiunto accelerazioni che vanno da 100 g, a migliaia di g (accelerazione che un corpo subisce quando è lasciato libero di muoversi in caduta libera in un campo di gravità o g) velocità che vanno ben oltre quanto un pilota umano potrebbe sopportare.

Un’altra stranezza riscontrata, è che durante gli avvistamenti effettuati dai piloti della Marina, non si è registrato alcun tipo di disturbo aereo, come scie di condensazione o boom sonici, il che fa dubitare che si tratti di oggetti solidi. Queste e altre stranezze, hanno catturato l'attenzione dei credenti degli UFO, senza realizzare che si tratta di avvistamenti ben diversi da quelli più o meno fantasiosi descritti dai “presunti” testimoni di avvistamenti extraterrestri.

Come illustrato nel mio precedente editoriale, i filmati della Marina e la testimonianza dei piloti hanno stimolato il Governo americano a far nascere dei gruppi di ricerca per lo studio scientifico del fenomeno. Commissioni delle quali faranno parte veterani militari; fisici; astrobiologi; ingegneri aerospaziali, nonché ricercatori e osservatori addestrati. Questi, oltre a raccogliere e catalogare quanto finora registrato dagli aerei militari di tutte le Armi, raccoglieranno anche le testimonianze provenienti da satelliti e dai radar di velivoli civili e commerciali. Tutti questi dati sono estremamente eterogenei e per questo saranno processati dalle più recenti tecnologie dell'informatica e della comunicazione, come software aperti; cloud computing; intelligenza artificiale e deep learning, tutti strumenti che offrono nuove possibilità per raccogliere; archiviare; analizzare e manipolare dati di ogni genere, anche quelli raccolti per studiare gli UAP.

Kevin Knuth, ex scienziato dell'Ames Research Center, e ora professore associato di fisica presso l'Università di Albany a New York, che fa parte del team organizzato della NASA, ha dichiarato che per prima cosa si cercherà di utilizzare i satelliti per monitorare la regione dell'oceano a sud dell'isola di Catalina, dove si sono verificati gli “incontri Nimitz del 2004"; per intenderci quelli finiti on-line, e riportati dai piloti e dagli operatori radar di base a bordo della portaerei USS Nimitz. La zona, inoltre, sarà oggetto di spedizioni di ricerca UAP, alle quali parteciperanno Knuth e altri ricercatori. L'obiettivo finale della squadra UAPx, come lo stesso Knuth ha affermato, sarà quello di cercare prove scientifiche inattaccabili che gli oggetti UAP sono reali, rilevandone le caratteristiche, i modelli di volo e qualsiasi altro tipo di attività che possa consentire di studiarli in modo serio ed efficace.

Un altro membro della squadra, l’astrobiologo del Blue Marble Space Institute of Science di Seattle di Washington, Jacob Haqq-Misra, ha confermato l’interesse della comunità scientifica affinché il fenomeno UAP sia studiato, con approccio serio come si farebbe con qualsiasi altro problema scientifico, a patto che non si “scivoli” nella fantasia e si torni a parlare di alieni, perché il fenomeno è reale ma è certo che non si tratta di “dischi volanti”. Dello stesso parere anche Ravi Kopparapu, del Goddard Space Center della NASA, che considera il fenomeno UAP-UFO un problema scientificamente interessante, guidato in parte da osservazioni che sembrano sfidare le leggi della fisica, ma che non deve assolutamente essere pensato come "extraterrestre", perché falserebbe i risultati di un fenomeno che non presenta prove concrete che li indichi come alieni. Ed è questa la causa principale per la quale nessun scienziato si è ancora accostato seriamente all’argomento, perché è sempre stato associato agli UFO e agli ET, e per quanto sembri strano ai “non addetti ai lavori” questa associazione impedisce un'indagine scientifica approfondita da parte della comunità scientifica, che ritiene gli UFO un argomento che porta solo discredito.

Ci vorrà tempo, ma la nascita di gruppi di studio Governativi e della NASA, potranno indurre la comunità scientifica internazionale a esaminare il fenomeno e, speriamo, a risolvere un enigma che ci accompagna con fantasiose descrizioni fin dagli anni ’50 del secolo scorso, che affronteremo nella terza e ultima parte di questa “maratona” UFO.