Un articolo pubblicato sulla rivista Science riporta i risultati di un'analisi di una parte dei 5.500 virus marini a RNA identificati in un precedente studio pubblicato sulla stessa rivista qualche settimana prima concentrandosi in particolare sul loro impatto ecologico. Infatti, parecchi di quei virus a RNA hanno un metabolismo che permette loro di contribuire all'assorbimento di carbonio dall'atmosfera per portarlo sul fondo degli oceani. Una parte delle specie identificate possiede geni che ha "rubato" agli organismi che ha infettato. Ciò facilita il lavoro di comprensione del loro ruolo negli ecosistemi a cui appartengono. Si tratta di fattori importanti in studi sulla possibilità di sfruttare questi virus per combattere l'effetto serra e i conseguenti cambiamenti climatici.

Sono serviti anni di lavoro per prelevare campioni dagli oceani da parte del consorzio internazionale Tara Oceans e analizzarli da parte di vari ricercatori per poter identificare gli organismi contenuti. I virus a RNA costituiscono solo una delle varie categorie di microorganismi trovati ma si tratta di quella meno conosciuta. La conseguenza è che sono stati necessari diversi studi per identificare specie che erano sconosciute e gli studi dovranno continuare per esplorare le varie ramificazioni delle scoperte ottenute.

Questo studio si è concentrato sull'analisi dei possibili effetti dei virus a RNA scoperti sui loro ecosistemi e il loro possibile impatto sui cambiamenti climatici. Gli oceani in generale hanno un ruolo fondamentale nell'assorbimento di anidride carbonica e a volte i microorganismi possono avere un'importanza notevole. Ciò potrebbe essere vero anche per parecchie specie di virus a RNA, a volte in modo indiretto nel senso che alcuni di essi hanno un effetto sul ciclo del carbonio modificando il metabolismo dell'organismo che infettano.

L'idea che dei virus possano portare benefici può sembrare strana ed effettivamente si tratta di parassiti che infettano altri organismi per riprodursi. Tuttavia, il bene di una singola specie può differire notevolmente dal bene di un intero ecosistemi o dell'ambiente in senso globale.

Un esempio di virus che hanno effetti positivi è dato da specie che colpiscono alghe potenzialmente dannose. Infatti, la proliferazione di alghe può lasciare come conseguenza una scarsità di risorse per le altre specie dello stesso ecosistema o, nei casi peggiori, produrre tossine dannose per altre specie con grossi danni ambientali.

La scoperta più interessante ha riguardato virus a RNA con caratteristiche metaboliche che li collega al trasporto di carbonio dall'atmosfera alle profondità marine quando gli organismi infettati muoiono e sprofondano. Due di queste specie infettano alghe, perciò, potrebbero essere utili sia per evitare proliferazioni dannose di alghe che per estrarre anidride carbonica dall'atmosfera.

Favorire un certo organismo significa trovare modi per aumentare la sua diffusione nel proprio ecosistema. Ciò richiede pianificazione con studi mirati e attente valutazioni delle conseguenze, soprattutto quando l'organismo in questione è un virus e potrebbe colpire pesantemente un'altra specie. A lungo termine, ciò potrebbe causare problemi per il virus stesso se trovare organismi da infettare diventasse difficile.

Nel caso degli organismi non virali il cui metabolismo viene modificato dai virus, un'altra possibilità è quella di introdurre individui geneticamente modificati in modo che un maggiore assorbimento di anidride carbonica diventi parte del loro metabolismo normale. Anche in questo caso saranno necessari studi mirati per valutare questa possibilità.

Le varie idee espresse dagli autori di questo studio mostra come sia stato fatto un passo avanti nelle nostre conoscenze dei virus marini a RNA ma ci sia ancora molto lavoro da fare per capire la loro influenza sui loro ecosistemi. Una parte dei 5.500 virus identificati deve essere ancora catalogata dal punto di vista tassonomico perché molte specie hanno caratteristiche genetiche mai viste prima. Possiamo aspettarci ancora anni di studi per conoscerli bene ma si tratta di passi indispensabili prima di tentare qualsiasi influenza sui loro ecosistemi.