È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.

Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.

Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.

Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.

E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.

Sono questi i primi versi della struggente poesia Supplica alla madre, presente nella raccolta Poesia in forma di rosa del 1964, che Pier Paolo Pasolini dedica alla madre. Non è difficile riconoscervi il grande conflitto edipico di cui il poeta ebbe consapevolezza estrema e, al contempo, l’omosessualità dell’autore.

Il film Vangelo secondo Matteo del 1964 è ritenuto dai critici una delle migliori trasposizioni della vita di Gesù. In una intervista rilasciata a La Civiltà Cattolica del 24 dicembre 2016, Martin Scorsese rispose:

Il miglior film su Cristo, per me, è Il Vangelo secondo Matteo, di Pasolini. Quando ero giovane, volevo fare una versione contemporanea della storia di Cristo ambientata nelle case popolari e per le strade del centro di New York. Ma quando ho visto il film di Pasolini, ho capito che quel film era già stato fatto.

Indipendentemente da come l’autore ha trattato in maniera antidogmatica un argomento di carattere religioso, l’opera è utile anche per comprendere la mente e la personalità di Pasolini, che in uno dei Diari riportò: “Nelle mie fantasie affiorava espressamente il desiderio di imitare Gesù”. Nel film la madre del regista interpreterà l’anziana Maria che va a piangere il figlio sotto la croce. Nel 1968 Pasolini fece interpretare alla madre anche il ruolo della serva Emilia nel film Teorema, nel quale è facilmente individuabile la metafora di significato religioso, nell’interruzione del divino in una famiglia benestante milanese.

Da Bologna, a Casarsa, a Roma

Sono trascorsi esattamente cento anni, un secolo intero, da quando nasceva a Bologna il 5 marzo del 1922 Pier Paolo Pasolini. Figlio di Carlo Pasolini (1892-1958), tenente di fanteria, di vecchia famiglia ravennate e di Susanna Colussi (1891-1981), insegnante, di Casarsa, nessuno avrebbe potuto immaginare in quel momento che il neonato presto sarebbe diventato una personalità eminente della cultura, del sapere e varie forme d’arte.

Enfant prodige alla continua ricerca sperimentale, già nel 1942 pubblica in dialetto friulano Poesie a Casarsa. Nel paese d’origine della madre, posto ad Ovest del Friuli-Venezia Giulia, Pier Paolo dapprima trascorre le estati per poi viverci fino al termine degli anni Quaranta. Il giovane considera Casarsa un luogo paradisiaco e ameno, certamente fonte ispiratrice per questi iniziali componimenti poetici.

Alla vigilia delle elezioni del 1948 un ragazzo di Casarsa confessa però al parroco locale di aver avuto rapporti con il giovane insegnante Pasolini che, per lo scandalo, fu costretto a trasferirsi a Roma dove fu “un disoccupato disperato, di quelli che finiscono suicidi”.

Lo spartiacque della sua esistenza è il trasferimento a Roma dove vivrà il secondo tempo della sua vita: dopo il “paradiso” di Casarsa e la formazione universitaria a Bologna, è nella Capitale che Pasolini respirerà appieno l’aria popolare delle borgate e del sottoproletariato, la cui conoscenza diretta lo porterà a contrassegnare il neorealismo italiano e la cinematografia.

Nel 1955 Pasolini pubblica il romanzo Ragazzi di vita che ottenne un immediato successo di pubblico pur essendo stroncato dalla critica che lo accusò di pornografia e prostituzione omosessuale maschile. A luglio di quell’anno si tenne a Milano il processo che tuttavia si concluderà con una sentenza di assoluzione con "formula piena", grazie anche a Giuseppe Ungaretti, che inviò una lettera firmata ai magistrati che si occupavano del caso affermando che si trattava di un abbaglio clamoroso perché il romanzo era “la cosa più bella che si poteva leggere in quegli anni” e alle testimonianze di Pietro Bianchi e Carlo Bo, che definirono il libro privo di oscenità in quanto "i dialoghi sono dialoghi di ragazzi e l'autore ha sentito la necessità di rappresentarli così come in realtà" e carico di valori religiosi "perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati". La sola raccolta poetica che ottenne consensi unanimi fu probabilmente Le ceneri di Gramsci del 1957, dal titolo di una poesia immaginata davanti alla tomba di Gramsci nel Cimitero acattolico di Roma, vincitrice del Premio Viareggio.

Pasolini è stato un personaggio scomodo, dai mille volti e dai mille interessi, con una carriera multiforme e magmatica, fu infatti poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, traduttore, pittore, critico letterario e cinematografico, insegnante scolastico, giornalista, filologo, modello fotografico (in posa per il fotografo Dino Pedriali) e molto altro, ricevendo spesso accuse di vilipendio alla religione, oscenità, omosessualità, oltre a querele infinite.

Ad iniziare dal 1960 Pasolini scopre nel cinema un mezzo espressivo adatto alle sue ricerche stilistiche e al suo bisogno di comunicazione visiva immediata. Il film Accattone del 1961 termina l’indagine avviata con i romanzi delle borgate (Ragazzi di vita del 1955 e Una vita violenta del 1959) fissando in immagini quanto di atroce era sfuggito alla parola scritta.

Nel film Mamma Roma del 1962, la protagonista vorrebbe poter entrare a far parte della piccola borghesia, poiché rappresenta il benessere e la rispettabilità (far fidanzare il figlio con la figlia di un ristoratore). Come già nel suo primo film Accattone, anche in Mamma Roma Pasolini ambienta la sua storia sullo sfondo di periferie romane che preferiva chiamare borgate. Anna Magnani, nel film Roma Garofolo, abita dapprima a Casal Bertone nel palazzo dei ferrovieri in piazza Tommaso De Cristoforis (chiamato pure “dei due cervi” perché raffigurati sopra l’ingresso principale), per poi trasferirsi con il figlio Ettore Garofolo all’oscuro della professione della mamma (la prostituta) all’Ina-Casa Quadraro. La casa di Mamma Roma è stata individuata dallo scenografo del film Flavio Mogherini, nel palazzone chiamato comunemente “il boomerang”. Gli esterni delle scene sono stati girati nelle strade del popolare quartiere e nel vicino Parco degli Acquedotti, a quel tempo degradato e occupato da baraccopoli e case abusive solo successivamente demolite. Al di là della tragedia dei due protagonisti, il film analizza i primi segni della trasformazione di una città che si sta corrompendo perdendo i suoi originari caratteri.

All’orazione funebre di Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, così lo descrive:

Abbiamo perso prima di tutto un poeta. E poeti non ce ne sono tanti nel mondo, ne nascono tre o quattro soltanto in un secolo. Quando sarà finito questo secolo, Pasolini sarà tra i pochissimi che conteranno come poeta. Il poeta dovrebbe esser sacro.

Moravia considera quindi il grande intellettuale soprattutto un poeta, ma altri critici contemporanei lo considerano soprattutto un regista, molti sono tuttavia in difficoltà nel disgiungere la sua vita artistica da quella privata, non certo castigata, che nel 1975 lo porterà alla morte.

La mostra del Liceo Artistico “Giulio Carlo Argan”

Tra i maggiori licei artistici dell’Urbe con circa mille allievi, il Liceo “Giulio Carlo Argan”, è collocato nel quartiere Cinecittà. L’impegno tangibile dell’istituto si evidenzia, ogni anno scolastico con la realizzazione di alcune mostre collettive, esponendo opere d’arte realizzate dagli allievi, in prestigiosi siti istituzionali e privati, con la curatela di importanti critici d’arte e la stampa di cataloghi editi da case editrici del settore.

Questi ultimi anni le mostre hanno trattato temi attuali, come Arte Alimentazione e Salute (Gipsoteca della Città Universitaria, 2018); Metamorfosi 2000 anni di Ovidio (Complesso monumentale di Santa Maria dell’Orto, 2019); Mosca-Roma: Riflessi, per il settore di competenza (Mosca-Ambasciata d’Italia in Russia, Ekaterinburg-Fiera Innoprom presso il Centro Boris Eltsin, San Pietroburgo-Accademia delle Belle Arti, Roma-Centro Russo di scienza e cultura, 2020-2021); Leonardo e l’eclettismo (Medina Roma Art Gallery, 2021), Dante il visionario e il mito (Fondazione Pastificio Cerere, 2022). Gli eventi vengono recensiti e le opere pubblicate in magazine online e riviste cartacee.

Dopo l’ottima affermazione dell’ultima esposizione su Dante Alighieri inaugurata il 10 gennaio 2022, ora è la volta del progetto su Pier Paolo Pasolini per i cento anni dalla nascita, evento di alto profilo artistico-culturale atto anche a riqualificazione un territorio che nasce come Città del Cinema.

Nei mesi scorsi il Dirigente Scolastico Nicola Armignacca ha individuato il tema della mostra di fine anno scolastico, Pasolini, tra Arte e Poetiche, avviando la realizzazione di opere finalizzate all’esposizione, che valorizza le abilità, competenze e conoscenze degli studenti, esprimendo l’alta professionalità dei docenti di riferimento. La mostra è stata allestita nello scorso mese di giugno alla Galleria Impact hub di Roma.

La mostra indaga il mito di Pier Paolo Pasolini con l’obiettivo di approfondire alcuni precisi fulcri tematici, dal rapporto con il cinema alla letteratura, dalla poesia all’arte. Su questi temi si fonda la fisionomia dell’esposizione e del relativo catalogo.

Gli alunni hanno svolto attività di progettazione e realizzazione di manufatti artistici, ma anche di video, ricerche sul territorio dei luoghi pasoliniani, dei murales che raffigurano Pasolini, dei dipinti realizzati da Pasolini, approfondimenti letterari e poetici, foto, drammatizzazioni, declamazioni di versi, performance musicali, scenografie e coreografie.

Oltre ai diversi ritratti dell’intellettuale, alcune opere hanno raffigurato “il disperato amore” per la madre; altre la crudezza delle borgate romane in Ragazzi di vita e Una vita violenta; altre ancora scene riprese dai suoi film più noti, da Uccellacci e uccellini a Porcile, da Medea a I racconti di Canterbury. In tutti i soggetti realizzati traspira una profonda consapevolezza e accettazione della condizione di “escluso” di Pasolini ma anche il rifiuto di rappresentare la fine tragica e prematura, allo stesso tempo ovvia e incredibile, di un’intelligenza acuta.

Nella mostra sono state allestite anche installazioni, come quella molto significativa progettata dal Prof. Antonio Solarino, Pasolini tra arte e vita, che ha coinvolto gli allievi di un’intera classe. Ognuno di loro ha realizzato un fotogramma di una lunga pellicola cinematografica srotolata a terra e sulle pareti della galleria.

Rilevante la ricerca avviata dalla Prof.ssa Alessandra Petrone volta ad esaminare l’intimo rapporto tra il cinema di Pasolini e l’arte rinascimentale conosciuta dal regista attraverso Roberto Longhi suo docente all’Università di Bologna.

Ne La ricotta, episodio del film RoGoPaG (1963, Il titolo è una sigla che identifica i registi dei quattro segmenti: Rossellini, Godard, Pasolini, Gregoretti), che costò a Pasolini quattro mesi di carcere con l’accusa di “vilipendio alla religione di Stato”, due dipinti cinquecenteschi, le Deposizioni di Rosso e Pontormo, ricostruiti con dovizia di particolari, se da una parte fungono da contrappunto per evidenziare la perdita dei valori nel contemporaneo, dall’altra, con le loro pose complesse, innaturali, artificiose, si scollano dalla vita reale, cruda e impietosa, ponendo in risalto la condizione misera della semplice gente, povera e affamata, immolata perennemente. Il video prodotto dagli allievi intende restituire un immediato accostamento tra opera filmica e pittorica che esprime il legame con un passato sempre più negato, rifiutato, superato, che eppure sopravvive.

Conclusioni

Le opere esposte, realizzate singolarmente o in collaborazione, sono state realizzate in piena libertà stilistica e tecnica, in svariati materiali, associando multiformi espressività tradizionali e contemporanee, mediante stimoli visivi provenienti in particolare dalla carriera variegata e proteiforme svoltasi tra il 1942 e il 2 novembre 1975, giorno della brutale uccisione di Pier Paolo Pasolini all’Idroscalo di Ostia. Una morte assurda, da sembrare presagio di un destino disegnato da lui stesso.