Saggio è colui che si contenta dello spettacolo del mondo.

(Fernando Pessoa)

In Ecuador, lasciata l’Amazzonia, scalate le cime del vulcano Cotopaxi, il secondo vulcano attivo più alto del mondo con i suoi 5.897 metri e del Chimborazo (6310 metri) e tanto altro, ho pensato di andare, per trascorrere un po’ di giorni di relax, alle Galápagos, arcipelago che si estende nell’Oceano Pacifico a circa 1.000 km dalla costa.

Conosciute anche come l’Arcipelago di Colombo, sono una trentina di isole, di cui cinque abitate, e isolotti dominati da aspri rilievi vulcanici. Per una convergenza di correnti provenienti da zone molto diverse e lontane geograficamente, hanno una sorprendente varietà di specie endemiche per cui è possibile osservare da vicino alcuni tra gli animali più incredibili del pianeta, come le iguane marine e le tartarughe giganti.

Darwin, che vi arrivò nel 1835 a bordo del brigantino Beagle, poté studiare da vicino i suoi uccelli, i mammiferi e i rettili, in particolare pinguini, pellicani, cormorani, leoni marini e tartarughe, da cui deriva il nome dell’arcipelago e poté da questo viaggio prendere spunto per la sua opera più famosa L’evoluzione della specie.

La settimana trascorsa da un’isola all’altra dell’arcipelago, sia a terra che nelle acque del mare, è stata un’esperienza unica e una lezione di storia naturale in un paesaggio dalla bellezza travolgente.

Arrivati a Guayaquil abbiamo preso un volo per le Galápagos e siamo sbarcati all’aeroporto dell’isola Baltra. Raggiunto lo stretto di Itabaca, con un traghetto in dieci minuti di navigazione siamo arrivati all’isola Santa Cruz, dove ci attendeva una nave da crociera di piccole dimensioni che per una settimana è stata la nostra base e il nostro mezzo di trasporto, oltre al tender che ci portava a terra per le escursioni.

L’imbarcazione dopo un paio d’ore, salito a bordo il comandante, si è messa in moto e si è fermata poco dopo in una piccola baia. Mentre veniva allestita la cena, vista la sera stellata, mi è venuta voglia di tuffarmi in quel mare calmo e caldo e, avuto il permesso, così ho fatto. Ma non ero l’unica, anche il cuoco si era buttato per prendere le aragoste per la cena e l’ho seguito. È stato questo il mio primo contatto con la fauna marina locale.

La mattina seguente nell’isola di Santa Cruz, sulla spiaggia di Academy Bay a 10 minuti dal centro della cittadina Puerto Ayora, abbiamo visitato la stazione scientifica Charles Darwin che ospita diverse specie di tartarughe a differenti stadi di sviluppo, da quello giovanile a quello maturo, oltre a laboratori e uffici dove i biologi sono impegnati a conservare la flora, la fauna, fra cui la riproduzione in cattività delle tartarughe giganti e a tutelare il prezioso ambiente delle Galápagos.

Mi ha colpito la casa, con tanto di incubatrici, per i piccoli di tartaruga che, quando raggiungono un peso di circa 1,5 kg, o quattro anni, vengono riportati nelle isole d’origine. Nel centro è possibile osservare molte delle 11 sottospecie di tartarughe ancora esistenti nelle isole.

Poco distante, al Fausto Llerena Tortoise Center, abbiamo potuto osservare diverse specie di tartarughe giganti. Poi, con una camminata di circa un’ora, siamo arrivati a Tortuga Bay e in una delle due spiagge, quella più riparata, abbiamo fatto una bella nuotata con le iguane marine che sono le uniche lucertole al mondo in grado di nuotare. Si cibano principalmente di alghe che trovano anche in profondità.

Nelle giornate successive abbiamo visitato alcune delle isole dell’arcipelago arrivando a terra con il tender, reso obbligatorio per limitare l'impatto ambientale che minaccia la preservazione dell'habitat. A volte ho raggiunto la terra a nuoto e mi sono trovata spesso circondata da leoni marini ai quali la mia presenza non faceva né caldo né freddo. Io ero invece un po’ emozionata da questa nuova esperienza.

Un giorno, buttatami dalla barca per prendere gli occhiali caduti in mare, mi si è avvicinato un piccolo squalo che mi è passato tranquillamente accanto. Io tanto tranquilla non ero. Anche questa è stata una bella esperienza e la verifica che gli animali, se non vengono aggrediti e disturbati, non sono aggressivi e si lasciano avvicinare, cosa di cui ho avuto più volte conferma girando per le isole.

Emozionante è stato l’incontro ravvicinato con le sule piediazzurri nell’isola di Seymour. Situata a Nord dell'isola di Santa Cruz, è un'isola di origine vulcanica caratterizzata da formazioni rocciose di lava e da una vegetazione endemica bassa ma lussureggiante. È abitata e vi si possono incontrare altri uccelli come la fregata e numerose specie di iguane.

Le sule piediazzurri è una delle specie più sorprendenti delle Isole Galápagos. Il colore caratteristico delle loro zampe si sposa perfettamente con le acque turchesi dell’arcipelago in cui tornano per accoppiarsi.

Il fatto di non aver paura della presenza umana e di non scappare, ignorandoci completamente, ci ha permesso di vedere un adulto che insegnava a volare a un piccolo. È stata un'esperienza emozionante.

Alla nascita il piumaggio della sula piediazzuri è completamente bianco, colore che gli esemplari adulti mantengono sul tronco e che si mescola ad una tonalità brunastra sul capo e sulle ali, in contrasto con l'azzurro intenso dei piedi.

A Seymour ho ammirato anche la fregata magnifica che è la specie più grande tra le fregate.

Durante la stagione riproduttiva, tra marzo e aprile nelle Galápagos, il maschio della fregata spinge l’aria nella sua sacca di gola e la gonfia, anche per un periodo di circa 20 minuti, creando un caratteristico palloncino rosso.

A San Cristóbal abbiamo raggiunto a piedi El Junco che è un piccolo lago che si trova nella caldera di un vulcano ed è il più grande specchio d'acqua dolce di tutto l'arcipelago. L’isola è la più orientale dell’arcipelago delle Galápagos e una delle più vecchie dal punto di vista geologico, sembra che sia composta da tre o quattro vulcani che si sono fusi tra di loro.

Da lì, dopo un giro panoramico in barca, siamo scesi nella piccola isola di Lobos, dove abbiamo incontrato numerose fregate, iguane marine e soprattutto leoni marini. Con un loro piccolo ho avuto un incontro ravvicinato, cosa che non è stata gradita a un adulto e, inseguita, sono dovuta arretrare di corsa. Non immaginavo che tali animali corressero così forte.

Osservando il mondo sottomarino che circonda l'isola ho avvistato parecchie tartarughe.

Nell’isola Bartolomé ho ammirato uno dei più bei panorami dell’intero arcipelago. È completamente disabitata, vi è un vulcano, non più attivo, che ha creato, unitamente all’azione del mare e del vento, un susseguirsi di sfumature rosse, arancioni, verdi e nere e la formazione rocciosa di Pinnacle Rock, un cono creatosi dalla solidificazione della malga.

Nelle sue due baie, collegate tra loro tramite un istmo, abbiamo visto i pinguini Galápagos, che sono la seconda specie di pinguini più piccoli al mondo. Insieme agli aironi, colorano la spiaggia e condividono le rocce con uccelli acquatici, come i gabbiani coda di rondine.

Elemento forte di Punta Suarez nell’isola di Española è la presenza degli albatri delle Galápagos che vi si ritrovano tra aprile e dicembre di ogni anno.

Sono rimasta stupita dal volo a cerchi che un gruppo di albatri ha fatto sopra un branco di pesci e l’attacco per mangiarli.

L’albatro delle Galápagos, che a terra appare quasi sgraziato, in volo è elegante. Può volare per ore senza fermarsi ed elevarsi verticalmente, raggiugendo velocità sostenute. Talvolta ha difficoltà ad atterrare a causa della velocità che raggiunge e del modo in cui sbatte le ali.

A Fernandina abbiamo visto una femmina di tartaruga gigante, conosciuta come Chelonoidis phantasticus. L’animale supera i 100 anni e si riteneva che fosse estinto più di 100 anni fa.

L’ultimo giorno di permanenza alle Galápagos l’abbiamo trascorso nell’isola di Santiago, conosciuta come San Salvador, dal nome della prima isola scoperta da Colombo nel Mar dei Caraibi. In passato i pirati usavano questa isola come punto di raccolta per fare rifornimenti di cibo, nutrendosi soprattutto di tartarughe.

Ho ammirato la sua costa, di origine lavica, ho fatto il pieno della sua bellezza incontaminata e un ripasso delle creature viste anche nelle altre isole, fra cui tante iguane terrestri e ho ripensato al volo degli albatri e mi è venuta in mente la poesia di Charles Baudelaire L’albatros:

Albatros, vastes oiseaux des mers,
qui suivent, indolents compagnons de voyage,
le navire glissant sur les gouffres amers.