Quando si pensa al termine “capo”, la nostra mente potrebbe immaginare una persona autoritaria, rigida, di cui avere timore e davanti alla quale ci si può sentire a disagio.

Nell’immaginario comune, il capo rappresenta colui/colei che ricopre una posizione di comando rispetto ad altre persone, ovvero i suoi sottoposti; è colui/colei che prende decisioni per portare avanti le attività aziendali senza prendere in considerazione pareri, opinioni, idee dei propri dipendenti.

Cosa s’intende, invece, per “leader”? Il termine proviene dalla lingua inglese e deriva dal verbo “to lead” che significa “guidare”, “condurre”. Il leader, quindi, è colui/colei che rappresenta una guida, un esempio per i suoi sottoposti. Oggi più che mai risulta fondamentale che al vertice di una grande azienda o di una piccola realtà lavorativa, ci sia qualcuno che sia in possesso di caratteristiche da leader.

Il leader, esattamente come la figura di un capo, è colui/colei che ha una posizione di responsabilità, potere decisionale e di gestione dell’azienda ma, la differenza sta nel suo atteggiamento nei confronti dei dipendenti e dell’azienda stessa.

Ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo.

(Henry Ford)

Quali sono, quindi, le caratteristiche che un leader deve avere? Eccone alcune.

  1. Il leader è una guida, una fonte di ispirazione, un esempio per i propri sottoposti. Il leader agisce con coerenza poiché ogni sua azione risulta un esempio di comportamento per tutti. Egli, infatti, attuerà quelli che sono i valori della propria azienda in prima persona fornendo un esempio concreto per coloro che operano in essa.

  2. Il leader rispetta i suoi dipendenti e si preoccupa del loro benessere psico-fisico. Egli conosce l’importanza di creare un ambiente lavorativo sano sia dal punto di vista fisico che emotivo. Ordine, pulizia e oggetti rigeneranti come piante, sedie e scrivanie comode, se si tratta di uffici, postazioni di lavoro funzionali e personalizzate da chi le occupa per altri tipi di mansioni, rappresentano alcuni degli elementi fondamentali per il benessere del lavoratore e di conseguenza per il rendimento dell’azienda stessa.

  3. Il leader è empatico ed è aperto all’ascolto delle esigenze dei propri sottoposti. Egli sa bene che ciascun dipendente è un individuo unico, irripetibile con una propria personalità e storia di vita. Egli, quindi creerà le condizioni affinché ciascuno di essi venga valorizzato e che abbia la possibilità di esprimere le proprie opinioni, idee, dare il proprio contributo in azienda ed essere ascoltato e accolto qualora si trovi in difficoltà.

  4. Il leader sa bene quanto il clima relazionale sul posto di lavoro sia importante per un miglior rendimento da parte del personale. Egli si preoccuperà di inserire nell’organico aziendale una figura professionale come, ad esempio, il pedagogista il quale si occuperà di mediare la comunicazione tra dipendenti, promuovere l’autoefficacia e autorealizzazione di ognuno, la socializzazione, la cooperazione e la collaborazione. Un team caratterizzato da dinamiche interne sane porterà a garantire maggiore qualità dal punto di vista lavorativo.

  5. Il leader individua ed elimina le “mele marce”. Egli osserva ed è in grado di comprendere quando vi è qualcuno tra i dipendenti che crea un clima di stress e nervosismo. Egli sa che questo non giova al benessere dell’azienda e quindi, se non vi è un ridimensionamento del comportamento di uno o più dipendenti che mostrano atteggiamenti disfunzionali, aggressivi, prepotenti e/o sabotanti, egli deciderà di allontanare questi ultimi dall’azienda; questo poiché altrimenti il rischio sarebbe quello di perdere dipendenti di valore.

Il leader è, quindi, una figura fondamentale in una realtà lavorativa. Un dipendente sereno, soddisfatto, valorizzato nella sua persona e nelle sue competenze professionali, darà modo ad un’azienda di avere maggiori possibilità di successo a cui ambisce.