Tempi pericolosi. Perlopiù pieni di insidie invisibili che condizionano e modificano la nostra vita e la nostra percezione: sono l’insidia della tecnologia, l’insidia della malattia, l’insidia del mondo nuovo.

Prendendo in prestito il titolo dalla canzone di Bruce Cockburn del 1984 “Lovers in a Dangerous time”, descriviamo la caparbia resistenza, l’elogio della speranza e della bellezza, tentando di esorcizzare il buio con la luminosità.

Pochi elementi aleggiano nel vuoto della galleria: le opere dei cinque artisti in mostra sono presenze pregnanti e dense di significati.

Michael Bevilacqua (1966-USA), Inma Femenia (1985-Spain), Michael Johansson (1975-Sweden), Stefan Milosavljevic (1992-Serbia), Sali Muller (1981- Luxembourg).

Un piccolo cubo composto da oggetti di vetro, semplicemente adagiati per gravità l’uno sull’altro, campeggia fragile e in pericolo come rappresentante plastico dell’epoca che stiamo vivendo.

È l’opera “Crossfade-Fog“ di Michael Johansson : in soli 25 cm cubi ci rappresenta tutti. Sono 25 cm di Noi, della nostra storia, della nostra fragile cultura.

Tensioni e storture sono visibili nei cordoni di gomma e nelle lastre di alluminio piegate da Inma Femenia: l’artista ci avvisa delle manipolazioni a cui siamo tutti assoggettati. È la tecnologia digitale che governa il nuovo mondo, quello che stiamo già vivendo e soprattutto quello che si prospetta all’orizzonte.

Altrettanto pericolosa ma tutt’altro che immateriale, è la violenza che pervade le nostre società. Stefan Milosaljevic ha conosciuto da bambino la crudezza della guerra e ha dovuto imparare a convivere con quei ricordi.

Anche dall’elaborazione di questa violenza scaturiscono le sue opere: le bombe della guerra in Jugoslavia erano già diventate, come nell’immaginario dei bambini, bellissimi fuochi artificiali (opera presentata alla Galleria San Fedele, 2017) In “Lovers in a Dangerous time“ Milosaljevic presenta una nuova installazione in cui numerosi proiettili sono conficcati nel muro della galleria e mostrano la propria esplosione con piume delicate: le dicotomie morte-vita, odio-amore, Violenza-piacere ancora una volta guidano il suo lavoro.

Al buio, di notte, la Natura è tutt’altro che rassicurante, come poco rassicuranti sono i fiori cupi e dai colori alquanto acidi che campeggiano nel dipinto “Annihilation: the velvet Fold“ di Michael Bevilacqua. Questo è un giardino dove qualcosa di oscuro aleggia. Lo sguardo, insinuante come un virus, tagliente e minaccioso come un coltello, di un essere con sembianze androgine è l’insidia che si aggira e rende questi tempi ancora più pericolosi. Mentre la sagoma di un uomo incappucciato, quasi un fantasma, di cui non si intravvede mai il volto, elemento ricorrente nella ricerca recente di Bevilacqua, delinea una sospensione ed ansietà che ci fronteggia spavalda e che pervade la società contemporanea.

C’è però un ‘gate’ che “da un calcio all’oscurità” (kick at the darkness – citazione dal testo della stessa canzone di Bruce Cockburn). È uno specchio delle meraviglie di Sali Muller che trascende il tempo. Sembra venire dal passato ma ha in se la luminosità della speranza e ci regala una visione che riporta l’arcobaleno squarciando le nubi.