Il consumo di prodotti biologici da circa un decennio è in aumento. Solo nell'ultimo anno, complice anche la pandemia, i cittadini sono stati ''spinti'' a ricercare maggiore sicurezza negli alimenti. Solo nel 2021 l'acquisto di prodotti biologici ha registrato una crescita del 7% che, tra mercato interno ed estero, vale la cifra record di 7,5 miliardi di euro. Ma come si arriva al prodotto biologico? Cosa fa diventare un prodotto che noi mangiamo, un prodotto ''biologico'‘? Dove nasce il biologico? Allora, a parte tutto ciò che si legge e che si vede spesso in tv che sono i prodotti finiti, c’è bisogno di fare un po' di storia sui prodotti biologici, o almeno sui prodotti biologici in Italia. Scordiamoci i prodotti chimici o altro ancora. Il biologico deve essere trattato in modo naturale.

Ne parliamo con Giacomo De Majo, Presidente di IBMA, la costola italiana dell’organizzazione internazionale con sede a Bruxelles dei produttori di biocontrollo, industrie produttrici e mezzi tecnici di biocontrollo. Questi sono strumenti di origine biologica naturale per la protezione delle piante contro parassiti e patogeni e presentano un basso impatto sulla salute umana e sull'ambiente. Questi cosiddetti ''mezzi tecnici'' sono macrorganismi, microrganismi, sostanze naturali e semiochimici. I primi sono insetti utili, acari e nematodi per il controllo di insetti e acari patogeni; i secondi, i microrganismi competono con agenti patogeni e controllano le malattie delle piante; le sostanze naturali come estratti vegetali e minerali e i semiochimici sono feromoni, kairomoni che influenzano specifici comportamenti di insetti.

Presidente De Maio, mesi orsono IBMA ha presentato un ''libro bianco'' su come migliorare la regolamentazione nell'Unione Europea. Ci può spiegare in breve in cosa consiste?

Il libro bianco rappresenta la visione IBMA su come migliorare la regolamentazione nell’Unione Europea, la quale oggi sta facendo un grande sforzo per rendere l’agricoltura sempre più sostenibile. La situazione attuale impone da un lato di soddisfare i bisogni di una popolazione in aumento, dall’altro di ridurre al minimo i danni per la salute umana e per l’ambiente che un’agricoltura intensiva, basata sulla chimica, può comportare.

La direttiva UE SUD Dir. 128/2009/CE, sull’uso sostenibile dei pesticidi, cerca di mediare tra queste due urgenze e, per farlo, chiede l’utilizzo di mezzi innovativi. Le tecnologie di bioprotezione sono strumenti fondamentali da questo punto di vista: sono di origine biologica, hanno un basso impatto per la salute umana e l’ambiente e soprattutto colmano le lacune presenti nella “scatola degli attrezzi” degli agricoltori, con soluzioni di provata efficacia e durature.

Tuttavia, ciò che manca in Europa è una regolamentazione dedicata ai mezzi di bioprotezione, che garantisca procedure adeguate di valutazione con iter preferenziali alle sostanze di sintesi. Oggi i meccanismi per l’approvazione di questi mezzi sono tratti dalle normative per i pesticidi chimici convenzionali, ma evidenze dimostrano che questo approccio non è adeguato e rallenta l’ingresso nel mercato dei prodotti di bioprotezione, che sono sempre più richiesti dagli agricoltori.

IBMA Italia, in linea con IBMA Global, chiede perciò che venga costituito in Europa un unico organismo dedicato alla regolamentazione dei mezzi tecnici di bioprotezione, che definisca un percorso rapido e preciso per il processo di valutazione di questi prodotti, basato su requisiti idonei dei dati richiesti. In questo modo, ad esempio, si avrebbe una valutazione efficiente del rischio che ridurrebbe i costi per i produttori, e si potrebbe mettere in commercio in tempi molto più brevi un numero maggiore di prodotti innovativi.

Pensiamo che solo attraverso un cambiamento normativo, che metta davvero al centro la bioprotezione, gli agricoltori potranno avere a disposizione più facilmente strumenti sostenibili per colture sane e produttive, e l’Unione Europea potrà centrare gli obiettivi di salvaguardia della salute umana, alimentare, e di protezione dell’ambiente.

Insieme a CIA-Agricoltori Italiani, IBMA ha sviluppato un piano triennale, per fornire alle aziende agricole, a tecnici e consulenti gli strumenti e le competenze per gestire meglio la difesa fitosanitaria attraverso il biocontrollo. Come nasce questa partnership molto importante per gli agricoltori italiani?

La partnership tra IBMA Italia e CIA-Agricoltori Italiani è nata dalla attuale necessità di effettuare i cambiamenti indispensabili per raggiungere l’obiettivo di un’agricoltura sostenibile in grado di rispettare l’ambiente, la biodiversità, la sicurezza degli agricoltori e dei consumatori.

Per raggiungere tale scopo entrambe le associazioni sono consapevoli che il percorso sarà impegnativo e non di breve durata, in quanto sono necessari dei programmi di training verso i tecnici, gli operatori delle aziende agricole e i consulenti per dare le opportune informazioni affinché si possano applicare con successo le strategie che il biocontrollo può mettere in atto per contrastare efficacemente e risolvere le diverse avversità a cui le colture agricole periodicamente sono sottoposte. Naturalmente oltre che sugli aspetti tecnici, pratici e applicativi che il biocontrollo può mettere in campo, è necessario concentrare tutti gli sforzi affinché all’interno di tutta la filiera agricola vi sia un cambio di mentalità da parte di tutti gli attori. Soltanto in questo modo si potrà raggiungere l’obiettivo prefissato. Anche in questa ottica i programmi di formazione istituiti con CIA si sono arricchiti della preziosa collaborazione di AIPP Associazione Italiana per la Protezione delle Piante.

IBMA Italia è sempre stata ed è disponibile ad affrontare lo stesso percorso con qualsiasi altra associazione che voglia approfondire le possibilità che il biocontrollo può offrire per ridurre l’utilizzo dei prodotti di sintesi nei programmi di difesa delle colture agricole.

Quanto è importante e qual è il valore delle tecnologie di biocontrollo nella difesa delle colture ai fini degli obiettivi del Green Deal?

Il biocontrollo è necessario per raggiungere gli obiettivi che l’Unione Europea si è imposta con il Green Deal (Farm To Fork, biodiversità, zero inquinamento, sostenibilità). I mezzi tecnici del biocontrollo, costituiti da quattro categorie di prodotti (microrganismi, macrorganismi, semiochimici-feromoni, sostanze naturali compresi i minerali) sono in grado di rispondere alle richieste ed ai programmi di cambiamento previsti dall’UE per l’agricoltura, in particolare i prodotti di nuova generazione che le aziende produttrici di mezzi tecnici per il biocontrollo stanno registrando. La cresciuta consapevolezza e la necessità da parte degli agricoltori di utilizzare sempre più delle soluzioni naturali, oltre alle nuove indicazioni dettate dalle autorità competenti, potranno contribuire, come richiesto dal Farm To Fork, al raggiungimento della riduzione del 50% dell’uso di prodotti chimici entro il 2030.

Quanta sensibilità c'è da parte delle istituzioni e del mondo della ricerca a sostenere lo sviluppo e la diffusione di queste tecnologie anche all’interno di altri strumenti di sostegno (fondi europei e italiani) del settore, con l'obiettivo di una sempre maggiore sostenibilità dell'agricoltura?

Oggi il mondo della ricerca si sta interessando sempre di più allo sviluppo di queste nuove tecnologie cercando di comprendere meglio i meccanismi d’azione e gli effetti che determinano l’efficacia di questi nuovi prodotti. Naturalmente il percorso è lungo e le risorse necessarie da mettere in campo non sono trascurabili sia per le aziende che per gli istituti di ricerca. Le istituzioni di competenza risultano essere in ritardo rispetto alle reali necessità che le nuove esigenze richiedono per il raggiungimento dell’obiettivo di una sempre maggiore sostenibilità dell’agricoltura. Il problema attualmente si presenta più o meno diffuso a livello europeo in quanto la burocrazia frena tutti i buoni propositi e azioni che dovrebbero essere effettuate in tempi rapidi. Conseguentemente la sensibilità, palese all’interno delle istituzioni, è sopraffatta dalle esigenze imposte dalla burocrazia. Inoltre, da diversi anni la nostra associazione richiede percorsi registrativi specifici per l’immissione in commercio di prodotti a basso impatto che dovrebbero seguire iter semplificati proporzionati al rischio. Questo permetterebbe alle aziende di risparmiare risorse che potrebbero essere investite per la ricerca di nuovi formulati. Dall’altra parte è necessario fornire agli agricoltori un numero sempre maggiore di mezzi tecnici per contrastare le avversità.

L’agricoltura biologica svolge un compito molto importante nella conservazione e implementazione della biodiversità e delle caratteristiche ambientali. Il concetto di biodiversità è un principio fondamentale dell’agricoltura biologica. Quanto è fondamentale l'apporto del biocontrollo?

L’agricoltura biologica svolge da sempre un ruolo importantissimo nella salvaguardia della biodiversità e pone molta attenzione alle problematiche ambientali, alla salute degli animali, alla sicurezza degli operatori e a quella dei consumatori. In un Paese come il nostro ricco di biodiversità il lavoro svolto dalle aziende che praticano l’agricoltura biologica è estremamente importante e contribuisce a conservare il nostro patrimonio naturalistico. Il biocontrollo da sempre si coniuga con l’agricoltura biologica in quanto la maggior parte dei mezzi tecnici prodotti dalle nostre aziende ha l’autorizzazione per l’utilizzo in agricoltura biologica. Di conseguenza tali prodotti giocano un ruolo importante ed indispensabile per il controllo delle avversità nel rispetto della conservazione della biodiversità.

Lei ha espresso soddisfazione per le parole del ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, che in una intervista ha indicato un piano da 4 miliardi per l’agroalimentare, con 830 milioni che potranno essere investiti sulla innovazione. Quanto è il valore del biocontrollo?

Tutte le risorse che vengono messe a disposizione per l’agroalimentare e per l’innovazione del settore sono accolte con soddisfazione in quanto contribuiscono a rilanciare un settore che da tempo evidenzia una stagnazione delle iniziative ed un’evidente sofferenza. Il protrarsi di questa situazione può causare il rischio che la concorrenza straniera, compresi i Paesi emergenti, prenda fette di mercato a scapito delle nostre aziende che operano nell’agroalimentare, in quanto non hanno i mezzi economici per adeguarsi alle nuove esigenze di mercato.

In una ipotetica filiera, sarà importante includere un sistema di fito-protezione basato sui mezzi tecnici di biocontrollo, l’Italia può esserne la protagonista come capofila a livello europeo?

Penso che l’Italia possa giocare un ruolo da protagonista, in quanto le aziende che si occupano di biocontrollo già da tempo si stanno adoperando affinché le tecniche e le strategie necessarie per applicare con successo i relativi mezzi tecnici vengano apprese ed utilizzate dalle aziende agricole. Tutto ciò, se continuato nel tempo, creerà un vantaggio di esperienza per il nostro Paese che potrà essere trasferito ad altre realtà europee ed extra europee. Questo inoltre è consolidato dal fatto che molteplici colture prodotte a livello nazionale non sono o non possono essere applicate in altri Paesi.