Le origini dell’area come centro abitato sono antichissime, sono presenti resti e tracce di insediamenti risalenti al periodo Neolitico, a conferma, è anche stata trovata una necropoli del VII secolo a.C. grazie a scavi avvenuti casualmente durante le attività agricole a fine Ottocento, poi proseguiti fino ad epoca moderna e ai nostri giorni.

La presenza umana era forse stata favorita da un clima mite e, oltre che dal mare, anche dalla vicinanza di terre fertili e di corsi d’acqua, che cambiarono la propensione di alcune popolazioni primitive dal semplice passaggio in zona ad uno stanziamento vero e proprio.

Tuttavia un vero e proprio riferimento edificato si ebbe nell’VIII-IX sec. d.C. con la costruzione di un monastero voluto dai monaci benedettini, di cui oggi rimangono solo pochi resti a ridosso della Chiesa di San Martino e i primi veri riferimenti all’attuale nome si hanno in documenti risalenti al secolo XI dove il castello con adiacenti abitazioni a guardia di un piccolo porticciolo viene indicato con il nome di Grocte o Grupte.

Già nel 1259 perse l’autonomia divenendo parte del Comune di Fermo come suo porto, che oltre ad essere spesso conteso nelle dispute tra la città di Fermo e quella di Ascoli, subiva spesso gli attacchi dei pirati, ma proprio grazie a queste necessità difensive alla fine del XVI secolo l’area venne fortificata con un impianto di mura e incominciò a prendere una sua chiara e definita identità come borgo.

Grottammare è completamente circondata di mura, porte massicce e imponenti, rafforzata con un torrione detto “della battaglia”, o forse “delle battaglie” (inteso come sinonimo dei reparti militari o guarnigioni), posto in corrispondenza del sottostante porto. Ma la vera fortuna non è stata il commercio, ma era e continua ad essere il clima mite e la bellezza dei paesaggi, in questo modo la cittadina, già in passato, inizia ad essere meta turistica della nobiltà romana e del papato che nutre profonda adorazione ed interesse per i luoghi al punto che nel 1779 Papa Pio VI affida a vari artisti e all’architetto del tempo, Augustoni, il piano di rinnovo delle abitazioni e dei servizi: nascono così le prime residenze nell’area della marina in prossimità delle spiagge, e tra la collina e il mare in ambienti ricchi di vegetazione.

Mentre avveniva la formazione dello stato italiano la città consolida la propria fama di località per il turismo balneare, continuando a ospitare celebrità e personaggi del mondo politico, artistico e nobiliare del tempo, fra i quali il musicista ungherese Franz Liszt. È già del 1890 la creazione del lungomare e l’abbellimento del paese con vegetazione e piante esotiche per volontà del sindaco Ricciotti, detto dai suoi concittadini “l’architetto del verde”.

La Chiesa di San Giovanni Battista e piazza Peretti sono il centro dell’antico borgo medioevale, la piazza porta il nome di Felice Peretti, che è meglio conosciuto con il nome di Papa Sisto V, e nella chiesa è anche allestito il Museo Sistino con gli oggetti donati dal pontefice alla sua città d’origine, poi sempre dai vicini portici attraverso le logge è possibile ammirare la bellezza del paesaggio con una splendida vista sul mare e sulla zona costiera.

Anche se sembra esservi una distinzione tra il borgo medioevale e la marina con le sue modernità turistiche e balneari, camminando a piedi da sopra a sotto, si percepisce una linea di continuità storica ed architettonica, infatti, le ville e i villini in stile Liberty e le forme di inizio Novecento costituiscono una fine linea di collegamento visivo tra le due zone che non sembrano essere più tanto distinte tra loro.

Il lungomare con palme importate dalle isole Canarie rappresenta il meglio di una passeggiata tra le più belle dell’Adriatico, luogo frequentato da molti turisti sia d’estate che nei periodi invernali. Un evento in particolare si svolge il 1° luglio se il giorno cade di domenica e rievoca l’approdo di fortuna avvenuto nel lontano 1177 quando il Papa Alessandro III fu costretto a mettersi in salvo a causa di una improvvisa tempesta.

Ogni anno invece si svolge il prestigioso Festival Liszt, sorto in onore del maestro ungherese che amava Grottammare, che dal 2003 in poi è diventato un’importante vetrina internazionale per virtuosi e amanti della musica classica. Nei giorni del festival, i ristoranti sono soliti proporre cene romantiche a lume di candela per far rivivere le armonie al chiaro di luna di Franz Liszt.

Nei ristoranti del posto è usanza proporvi sia come antipasto che come dessert i cremini fritti all’ascolana che sono dei bocconcini di crema fritti avvolti da una panatura; a volte si possono gustare insieme alle famose olive all’ascolana in una frittura locale o anche come contorno di carne di agnello, cucinarli è molto semplice e fatti in casa sono decisamente deliziosi.

Cremini fritti all’ascolana

Ingredienti per 4 persone

4 cucchiai di farina
4 cucchiai di amido o farina di mais
500 ml latte
4 tuorli d’uovo
5 cucchiai di zucchero
una scorza di limone
olio per friggere

Per la panatura:

2 uova
pangrattato e la farina q.b.

Mettere il latte in una pentola, portare ad ebollizione e togliere dal fuoco. Nel frattempo, sbattere in una ciotola lo zucchero e i tuorli, aggiungere poi la farina e l’amido di mais, continuare ad agitare fino ad ottenere un composto del tutto omogeneo. Versare il composto nella pentola insieme al latte e rimettere sul fuoco aggiungendo la scorza di limone tagliata a pezzettini, poi mescolare bene la crema con una frusta per evitare che si possano formare dei grumi. Rimuovere le scorza di limone quando la crema è pronta, stendere la crema in una teglia rivestita da carta forno e infarinata, e lasciarla raffreddare. Tagliare a cubetti, infarinare i cubetti, passarli nelle uova sbattute e poi nel pangrattato. Friggere in olio bollente, e servire su carta assorbente.

Il clima di Grottammare è decisamente splendido in primavera e i cremini fritti sono un ottimo street food da degustare in vacanza.