Ne quid nimis.

Ci sono frasi che, benché scolpite sulla pietra, sono cadute nell’oblio e pochi ne ricordano il significato. Ne quid nimis è una di questa. Si tratta di una frase in latino che potremmo tradurre come "nulla in eccesso" o "niente di eccessivo".

Secondo la tradizione, sarebbe la traduzione del motto greco μηδὲν ἄγαν “niente di troppo”, scolpito nel tempio di Apollo a Delfi e attribuito al dio stesso (o ad altri saggi dell’antichità). È un invito a evitare le esagerazioni e a raccomandare la moderazione necessaria in ogni cosa.

“Niente più del necessario: evitare tutto ciò che è superfluo, tutto quello che possiamo sopprimere senza che la sostanza ne risenta”: un concetto che questa società sembra aver dimenticato e che ora investe anche il mondo digitale, così come quello reale: esistono ormai molti accumulatori digitali compulsivi, persone che non riescono a liberarsi di vecchie mail, foto o documenti digitali ormai in disuso.

Per usare un termine inglese stiamo parlando del digital hoarding, ovvero dell’accumulo compulsivo che, come per l’accumulo di oggetti o altro, potrebbe diventare una vera e propria malattia come affermano due ricercatori di un’università australiana che hanno condotto uno studio su questo tema.

Darshana Sedera e Sachithra Lokuge, i due autori della ricerca - hanno rivelato che “l'accumulo seriale digitale, simile a quello 'tradizionale', può causare alti livelli di stress personale". Il problema, in base a quanto indicano gli autori, riguarda maggiormente la fascia di età tra 20 e 30 anni e colpisce di più le donne, che sembrano avere maggiori difficoltà a liberarsi del materiale digitale inutile. Altre fonti testimoniano come gli studenti, liceali e universitari, hanno espresso la sensazione di sentirsi sopraffatti dall'enorme volume di documenti digitalizzati: appunti delle lezioni, diapositive PowerPoint, PDF di ricerche, foto di lavagne scattate durante le lezioni, per non parlare delle loro raccolte di foto personali, degli amici e della famiglia.

A differenza dell’ammassare sconsiderato di cose materiali, nel “digital hoarding”, lo spazio a disposizione sembrerebbe non essere un problema. La capacità degli strumenti digitali e dei servizi annessi di archiviare qualsiasi file, foto o mail, continua a crescere; tuttavia le nostre capacità cognitive, messe a dura prova dallo stare dietro a tutte le innovazioni digitali, sono in affanno.

La disponibilità di consultare quanto archiviato è pressoché immediata, e nel caso dei servizi in cloud, ci sono molti mezzi e applicazioni digitali sempre aggiornati e pubblicizzati con metodi particolarmente persuasivi.

Queste soluzioni tendono a favorire un atteggiamento di estrema fiducia nei confronti delle tecnologie digitali, alle quali vengono delegate le più svariate attività, con l’idea di ridurre lo sforzo cognitivo. Tuttavia, disponibilità non equivale a semplicità: uno degli aspetti più critici è proprio la difficoltà nel ricercare file e messaggi di cui si ha bisogno in uno specifico momento, nel mare magnum di materiale digitale in cui si è immersi.

Oltre alla confusione che regna dietro ad una organica sistematizzazione dei file, ci si può sentire sopraffatti dalla necessità di dare ordine al proprio spazio digitale. Uno spazio sempre più vasto ma solo apparentemente senza limiti: lo riempiamo di foto, mail, video, messaggi social, brani musicali, e così via. Tuttavia, è sempre l’ordine fisico e mentale ad essere messo a rischio.

Le persone tendono a conservare testimonianze della propria vita come, ad esempio, foto e video di viaggi, di eventi. Tuttavia ti sei mai chiesto quanto tempo vorrai dedicare a rivedere o ripercorrere eventi del passato? E con quale scopo? Per trovare un filo conduttore che guida la tua vita o semplicemente desideri accumulare foto a casaccio per testimoniare esperienze che non hanno lasciato traccia alcuna nella tua memoria o nel tuo cuore? Ti è mai capitato di ritrovare foto di cui avevi perso completamente memoria?

Domande apparentemente insignificanti tuttavia ineludibili. È venuto il momento di fare spazio e ordine nel tuo hard disk o nel tuo smartphone o tablet per cominciare a comprendere veramente cosa è importante nel tuo presente.

Raccogliere e archiviare tracce digitali della tua vita ha un senso soltanto se queste hanno un significato nella tua realtà di adesso.

Sarebbe importante chiedersi – al momento dell’archiviazione – quanto tempo ci vuole per ritrovare e riguardare il materiale archiviato e rapportare questo tempo a quello che realmente dedichi oggi a visionare materiale che riconduce ad eventi del passato.

Prima che il digital hoarding diventi un atteggiamento compulsivo da cui è difficile liberarsi sarebbe bene che venissero individuate facili istruzioni da dare alle persone in modo da identificare, con semplicità e velocità, le procedure per decidere se vale la pena di archiviare un determinato file o una specifica immagine.

Questo sarebbe a vantaggio dello spazio nei vari device digitali e alleggerirebbe in modo significativo la vita, per creare spazio nella mente, per le cose veramente importanti.

Le idee nuove necessitano di spazio.

(Paulo Coelho)