A Bologna fino a fine novembre è di scena Foto/Industria 2021 FOOD, la quinta edizione della Biennale di Fotografia dell’Industria e del Lavoro, organizzata dalla Fondazione MAST con 10 mostre in sedi storiche del centro cittadino e una nella sede alla Fondazione. Tutto ruota intorno al cibo, il tema prescelto quest’anno e di grande attualità e, attraverso le diverse interpretazioni attinte dalla cultura fotografica, dilata e offre alla platea dei visitatori la forza espressiva e un pretesto per riflettere sulla nostra epoca contemporanea .

Nel testo introduttivo del catalogo della Biennale il direttore artistico Francesco Zanot esordisce con queste parole: “Il cibo è un fondamentale indicatore per analizzare e comprendere intere civiltà. Le modalità attraverso cui gli alimenti vengono prodotti, distribuiti, venduti, acquistati e consumati sono in costante cambiamento e racchiudono pertanto alcuni caratteri distintivi di un’epoca, un periodo storico o un ambito culturale e sociale... Il cibo è linguaggio. Come la fotografia, gli alimenti incorporano e diffondono messaggi. Il risultato è un cortocircuito: qualsiasi fotografia di cibo è il frutto di un processo di ri-mediazione”.

Le 11 mostre ricalcano un secolo di storia a partire dagli Venti a oggi e trattano diversi argomenti come l’industria alimentare e il suo impatto sul territorio; il rapporto tra cibo e geografia, le tradizioni locali, la cucina o la questione del grano. Gli undici autori, presenti in questa edizione della Biennale sono fotografi di fama internazionale a partire da Ando Gilardi con Fototeca nello spazio espositivo del Mast. Dalla Fototeca Storica Nazionale nata nel 1959 proviene una selezione dai tanti materiali raccolti dall’autore sull’alimentazione un’esplorazione dell’iconografia del cibo e del potere della fotografia nel mantenerla sempre viva e rivedibile scandita a partire dalle foto inchieste realizzate negli anni ’50 e ’60. Maurizio Montagna ha un lavoro intitolato Fisheye realizzato per questa Biennale dove indaga il territorio della Valsesia. A Palazzo Pepoli Campogrande, Lorenzo Vitturi focalizza il suo progetto Money Must be Mad, su Balogun, il gigantesco mercato di strada di Lagos in Nigeria. A Jan Groover, il MAMbo con Laboratory of forms (in scena fino al 2 gennaio 2022), riserva una retrospettiva che proviene dal Musée de l’Elysée di Losanna.

E gli altri artisti stranieri in Biennale sono il francese Bernard Plossu e Mishka Henner, uno dei principali sperimentatori del linguaggio fotografico della contemporaneità; il giapponese Takashi Homma e l’olandese Henk Wildshut che con Food, commissionato dal Rijksmuseum di Amsterdam, punta alle più avanzate tecnologie dell’industria alimentare. La Biennale prosegue alla Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna con Hans Finsler, tra i maggiori esponenti della fotografia oggettiva e, fino dai suoi esordi, specializzato nella rappresentazione degli oggetti. Vivien Sansour è una ricercatrice e artista palestinese e a Palazzo Boncompagni e il suo progetto artistico, sociale e di ricerca Palestine Heirloom Seed Library è mirato a proteggere la biodiversità. Il celebre fotografo tedesco Herbert List, membro della Magnum Photos espone una serie di 41 fotografie sulla mattanza dei tonni del 1951 nell’isola di Favignana, arricchita da documenti sulla storia locale.

Quest’anno c’è una grande novità anche nella pubblicazione del catalogo e, alla descrizione fedele di ogni esposizione e di ogni autore, aggiunge un libro di cucina con il contributo dello chef e scrittore Tommaso Melilli che, dopo un attento esame delle immagini e dei temi trattati da ogni autore, ha elaborato una ricetta inedita. E come precisa Francesco Zanot :“ Nell’attraversare i lavori degli undici artisti protagonisti delle mostre della Biennale, provenienti da diverse parti del mondo e distribuiti lungo un intero secolo fino al giorno d’oggi, questa pubblicazione scandisce un discorso visivo e testuale sulla vasta materia del cibo che culmina in altrettante ricette pensate da Tommaso Melilli per costituire un unico pasto. Arte e gastronomia si fondono dalla teoria alla pratica”.