C’è nell’aria un interesse verso Giacomo Puccini (1858-1924), che si spiega solo in parte con la preparazione dell’anniversario dei 100 anni dalla morte, che avverrà fra tre anni. Il Festival pucciniano è alla terza riuscitissima edizione che è stata realizzata in presenza, seppure in tempi di Covid. La Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, attiva dal 2017, persegue alacremente il compito di conservare, valorizzare e divulgare il patrimonio artistico di Giacomo Puccini. Anche i social si sono aperti a questo compito, in una forma fruibile quindi da classi di età più ampie di quelle che nel passato si appassionavano di opera. Ben tre gruppi su Facebook stanno ad indicare un interesse per il grande compositore che resiste e si rinnova. Sospetto che non essere unificati in una pagina unica sia ascrivibile al campanilismo imperante in Italia, in una gara di rivendicazione di questa interessante figura da parte di tre località, Lucca per la nascita, Viareggio, per il breve periodo in cui vi abitò, ma soprattutto Torre del Lago, sede della villa amatissima dal maestro, che vi ha abitato venti anni, sede altresì della Fondazione e del Festival pucciniano. Puccini, per l’attaccamento a quel luogo, affermava di essere affetto da “torrelaghite acuta”!

Compose molti dei suoi capolavori proprio nella villa. Ne aveva curato personalmente l’arredamento. Ed è per questi motivi che il figlio Antonio pensò di fare qui un museo subito dopo la morte del Maestro. Quando passò in eredità a Simonetta Puccini, nipote e unica erede, ella acquistò anche alcuni edifici adiacenti con la volontà di ampliare il museo per creare un archivio, una biblioteca, un auditorium, uffici e stanze per gli ospiti. È stata da sempre oggetto di sapienti restauri e il mobilio preservato dall’usura del tempo: perfettamente conservati, il pianoforte Förster, il paravento, prezioso dono dal Giappone, i quadri degli amici Macchiaioli, compagni di vita e di caccia. L’atmosfera della casa è rimasta quella in cui viveva il Maestro. Motivo per cui la villa è aperta ai visitatori, sebbene alcune parti siano in manutenzione.

Ultimamente sono emersi in una stanza della villa affreschi posti in alto sulle pareti, commissionati da Puccini a Galileo Chini, amico e collaboratore del compositore. Oggi, tutto questo continua ad essere curato dalla Fondazione, che recentemente ha portato a termine l’auditorium che è stato intitolato a Simonetta Puccini, in omaggio alla nipote del compositore. Ospiterà concerti e consentirà anche di allestire piccole esposizioni del cospicuo materiale dell’archivio che non è mai stato esposto al pubblico. Progettato da Biobyte, sotto la direzione dell’ingegner Enrico Moretti, l’auditorium mette l’acustica al centro del progetto. La sala è frutto di un lavoro che ha affiancato alla progettazione architettonica una progettazione acustica, al fine di ottenere un suono di pregio.

L’Archivio Storico a Torre del Lago rappresenta una parte cospicua del patrimonio artistico del Maestro e la Fondazione si impegna costantemente a far sì che esso contribuisca a illuminare la figura e la personalità del compositore e la sua produzione. Custodisce circa 28.500 carte, tra lettere, fotografie, carteggi e documenti amministrativi, oltre alla musica, manoscritta e a stampa. Recentemente dichiarato “di interesse storico particolarmente importante” dalla Soprintendenza Archivistica per la Toscana, l’archivio contiene preziosi materiali autografi del compositore, sotto forma di brevi annotazioni di idee o primi abbozzi di composizioni. Materiale che, insieme alle successive edizioni a stampa delle opere pucciniane, licenziate a più riprese da Ricordi e anch’esse custodite dalla Fondazione, è indispensabile per ricostruire il processo compositivo delle opere di Puccini, che sempre le sottopose a revisione, attraverso annotazioni manoscritte sugli spartiti che trasmetteva poi all’editore perché correggesse le precedenti edizioni.

La sollecitudine della Fondazione ha permesso, fra le altre, l’organizzazione di una straordinaria mostra, visibile fino al 22 novembre, per la quale è stato istituito un crowdfunding intitolato Il Costume Ritrovato, che ha visto partecipare anche la Fondazione del Festival e il Museo del Tessuto di Prato. Due sontuosi vestiti e due elaborate acconciature per la testa, abiti di scena della Turandot di Puccini risalenti alla prima assoluta dell’opera, al Teatro alla Scala il 25 aprile 1926, sono stati restaurati grazie a questa raccolta, divenendo il nucleo espositivo di un più ampio discorso storico artistico che rievoca la fusione di tre mirabolanti competenze.

Si spera che, memori dei risultati che la collaborazione ottiene, all’arrivo degli undici milioni stanziati per la celebrazione del 2024, i vari “campanili” che considerano il Puccini proprio cittadino illustre, si alleino per rendere indimenticabile la celebrazione del Centenario.