Divide et impera ispirava la strategia politica e militare dell’antica Roma. Essenziale arguire che nella contingenza non veniva preconizzata una mera frammentazione ma la contestualizzazione dei criteri di approccio ad ogni specifica situazione. Così i Romani non governavano la Gallia allo stesso modo delle province orientali dell’Impero. Va da sé che tutto ciò esigeva una conoscenza approfondita di ogni realtà locale, anche oltre le apparenze, ed altrettanta capacità di coordinamento. Abbiamo il presentimento che i medesimi criteri siano applicabili alla pratica odontoiatrica. Vuoi vedere che la natura utilizza dinamiche similari per ottimizzare il comportamento di ogni singolo dente e di ogni singola zona della bocca e che c’è qualcosa di sconosciuto dietro le apparenze? Partiamo dunque da lontano, valorizzando un sapere antico, per inaugurare nuove prospettive e nuovi paradigmi capaci di spiegare tante criticità nelle patologie orali, a tutt’oggi irrisolte se affrontate secondo gli standard convenzionali.

Che questo comportamento differenziato dei vari elementi dentali esiste veramente è la prima ammissione da porre in atto. È un passaggio non così scontato e richiede pazienti e dentisti quantomeno affascinati dalla frase tratta da Riflessioni sulla condotta della vita di Alexis Carrel premio Nobel per la medicina e la fisiologia del 1912: “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”.

Liquidato questo più che ampio preambolo emerge l’evidenza molto semplice ma lontanissima dalla banalità: il riscontro che all’interno della medesima bocca, cioè a parità di costituzione genetica e di condotta di vita, alcuni denti possono ammalarsi fino al punto di doverne programmare l’estrazione mentre altri, unitamente ai loro tessuti di sostegno, rimangono perfettamente sani per tutto il corso della vita. Nessun paziente e nessun dentista riesce a negare l’innegabile.

La stessa odontoiatria ufficiale non ha mai abbracciato basi culturali così ampie da poter affrontare e spiegare questo scenario preferendo rifugiarsi nel tecnicismo che sicuramente esercita maggior ascendente su pazienti e dentisti. Non riusciamo però a nasconderci dietro un sottile paravento rimanendo la constatazione iniziale ostinatamente presente. I denti e la bocca in generale hanno un significato e una corrispondenza che trascende l’odontoiatria intesa convenzionalmente.

Raggi di luce guidano pazienti e dentisti in questo percorso di ricerca. Eccone alcuni:

  • la riflessologia plantare di antichissima derivazione dalla medicina indiana chiarisce che l’appoggio del piede non può essere ridotto a questione di centimetri quadrati o chili - in tal caso il geometra o l’ingegnere sarebbero più competenti del medico - ma ha un significato ben diverso oggettivato dalla rappresentazione dei vari organi sulla superficie plantare;
  • anche la posturologia più avanzata deve fare i conti con questo dato;
  • il polso cinese e l’esame della lingua spiegano che ogni zona del corpo umano è collegata e correlata a tutto il resto;
  • la cartografia cerebrale insegna che all’interno della corteccia cerebrale esiste una rappresentazione specifica di ogni organo e quindi anche di ogni singolo elemento dentale come descritto nell’Homunculus di Penfield e Boldrey del 1937;
  • l’auricoloterapia di Nogier del 1950 assimila il padiglione auricolare ad una mappa di organi, visceri interni e strutture ossee cosicché ogni specifica parte dell’orecchio può essere stimolata a fini terapeutici;
  • tutte queste corrispondenze anatomiche e funzionali sono state confermate dai più moderni studi scientifici eseguiti con EEG, NIRS, fNMR come ho già descritto nell’articolo Mister tooth nella stanza dei bottoni. Essi accreditano la funzione masticatoria di una capacità anti-Alzheimer, anti-malattie mentali ed anti-obesità.

La ricerca di prospettive sistemiche per l’odontoiatria

Se volessimo costringerci ad un ambito rigorosamente dentistico dovremmo comunque riconoscere alcuni meriti ai comparti odontoiatrici convenzionali accreditati del più elevato standard scientifico come la parodontologia e la cariologia per aver abbozzato un tentativo di compromesso grazie alla “invenzione” del concetto di malattia sito-specifica, una vera necessità, l’unica via d’uscita razionale. Pertanto, nel linguaggio odontoiatrico più forbito sentiamo dire abitualmente che la malattia parodontale è sito-specifica così come lo è la malattia cariosa. Dall’altra il tentativo di collegare in modo sistemico l’odontoiatria ha prodotto dei modelli immunopatogeni che hanno sostituito quelli patogeni:

  • la causa delle malattie gengivali, in origine attribuita ai microbi, si è allargata coinvolgendo dapprima il microbioma intestinale per giungere al concetto di inflammosoma generale del paziente;
  • gli insuccessi endodontici hanno visto identificare come agenti causali i valori elevati delle citochine proinfiammatorie come il TNF-α;
  • la carie dentale è stata elevata al rango di malattia cariosa distinguendo sempre più nettamente quel vero e proprio quadro patologico sistemico dalla lesione cariosa comunemente intesa cioè la distruzione specifica del singolo dente.

I limiti di un’indistinta visione d’insieme

Non basta l’applicazione della full mouth disinfection, autentica declinazione di questa affascinante e veritiera visione d’insieme, a risolvere i problemi più “locali” della malattia delle gengive e non basta che la cariologia abbia beneficiato dello stesso virtuosismo passando dal modello patogeno (i microbi, l’acidità locale, etc.) a quello immunopatogeno. Non è nemmeno sufficiente invocare il sovraccarico cui sono sottoposte le emiarcate di un solo lato della bocca quando i cicli masticatori sono prevalentemente monolaterali non alternati nelle frequenti e misconosciute deviazioni mandibolari così ben descritte dal professor Pedro Planas Casanovas. Le più avanzate acquisizioni scientifiche nonostante aggancino l’odontoiatria a prospettive sistemiche non sono state sufficienti rispetto alla provocazione iniziale lanciata dal titolo di questo articolo.

I sopra citati comparti più progrediti dell’odontoiatria hanno in definitiva compiuto ben due passaggi cruciali: il primo nel dimostrare che l’odontoiatria ha legami con tutto il resto dell’organismo, il secondo nell’ammettere che esistono problemi specifici di certi denti che necessitano di un’ulteriore spiegazione. La definizione di sito-specificità pur rappresentando un’imprescindibile presa di coscienza nonché un’onesta ammissione del problema sancisce in definitiva il capolinea oltre il quale l’odontoiatria convenzionale non è in grado di proseguire lasciando così inevase quelle ulteriori richieste di spiegazione in termini eziologici e patogenetici tanto cogenti quando si voglia evitare di far finta di niente, quando l’onestà intellettuale e il rigore metodologico vengano messi al primo posto, prima di ogni difesa d’ufficio dello status quo. La constatazione iniziale costituisce la porta di accesso ad una conoscenza più approfondita della fisiologia umana che richiede una grande apertura mentale ed un grosso lavoro di studio. Solo così si scopre l’esistenza di una realtà oggettiva diversa, non convenzionale, resa disponibile in primis dalla fisiologia della Medicina Tradizionale Cinese.

Alla ricerca dell’origine

Non basta, dunque, risalire ai Romani, bisogna andare più a oriente ed ancora più indietro nel tempo, indagare altrove e soprattutto su un altro livello Sono necessarie prospettive più ampie, risposte semplici che trasfigurano ogni caduta nel tecnicismo. La risposta primaria arriva infatti dall’agopuntura ed in particolare dall’esistenza di una fisiologia “cinese” che è diversa dalla fisiologia della medicina occidentale.

Che cosa c’è da spiegare all’interno della bocca?

L’alterarsi dell’armonico fluire del Qi all’interno dei meridiani dell’agopuntura che attraversano la bocca determina:

  • disidratazione dei tessuti dentali;
  • demineralizzazione dello smalto del dente;
  • degradazione del collagene;
  • carie;
  • degradazione dello strato di ibridazione, base dell’odontoiatria adesiva, con conseguente distacco dei materiali restaurativi dai tessuti del dente;
  • inspiegabili cedimenti a carico delle varie ricostruzioni restaurative e protesiche eseguite dal dentista, per esempio, con i perni in fibra di carbonio;
  • infiammazione dei tessuti gengivali;
  • retrazioni gengivali codificate chirurgicamente dal professor Giovanni Zucchelli e protesicamente dal professor Ignazio Loi;
  • parodontite e riassorbimento osseo;
  • dissesto energetico a carico dell’osso che può sfociare in un disequilibrio tra glicolisi e fosforilazione ossidativa con scivolamento dell’osteocita verso la degenerazione adiposa causando cavitazioni delle ossa mascellari e creando una nuova disciplina che le studia denominata osteoimmunologia;
  • disodontiasi dei denti del giudizio;
  • alveoliti dopo un’estrazione dentaria;
  • mancata osteointegrazione degli impianti e periimplantite;
  • patologie del processo eruttivo, inclusione dei canini;
  • patologie dell’articolazione temporo-mandibolare perché ciò che vale per i denti può essere esteso anche all’articolazione, funzionalmente assimilabile secondo i casi al nono o decimo elemento di ogni emiarcata dentale;
  • tutta la patologia ortodontica!!!;
  • qualsiasi sintomatologia dolorosa lamentata dal paziente in prossimità di un elemento dentario senza evidenti segni di malattia di quel dente e dunque riferibile all’organo di corrispondenza.

È eufemistico definire grottesche o fantozziane certe situazioni dove il dentista assiste impotente al medesimo dente che si caria, che viene otturato, la carie recidiva, di nuovo otturato, poi devitalizzato, ricostruito e “protetto” con una corona, poi fratturato, sostituito con un impianto che però subisce il fallimento…

La Medicina Tradizionale Cinese ci insegna il concetto di unità mente-corpo. Non c’è dunque separazione tra le dinamiche psico-somatiche e quelle somato-psichiche. Parimenti anche i denti partecipano simultaneamente a questa duplice natura di attori e di spettatori. Non c’è dunque separazione tra le cosiddette sindromi discendenti per cui molte malattie organiche sono causate dai denti e le dinamiche opposte dove - è lo scopo del presente articolo - è l’organo periferico di corrispondenza a far ammalare proprio quel dente (e non un altro). Tutta la patologia speciale odontoiatrica (e qualsiasi patologia tout court) subisce un cambio di paradigma.

La chiave di volta: la possibilità di una diagnosi individualizzata

È l’organo corrispondente a colpire il dente oppure viceversa è il dente che disturba l’organo? Di fronte ad un problema dentario è praticamente impossibile identificare:

  • il meridiano e soprattutto quanti meridiani ne siano responsabili;
  • quale ramo secondario, quali variazioni individuali ed infine quali eventuali meridiani sconosciuti siano coinvolti.

Sono più di trecento gli agopunti repertorizzati e ben più numerosi i presidi farmacologici non convenzionali a disposizione del clinico. I punti e i meridiani coinvolti richiedono un criterio di analisi, di sintesi, di catalogazione e di classificazione in ordine gerarchico e retrospettivo funzionali alla ricerca dei fattori eziologici e patogenetici nativi, condizione essenziale per dare un significato e mettere in atto un’autentica opera di prevenzione primaria. I fattori da tenere in considerazione sono perciò molti, oserei dire troppi, se non si utilizza una metodologia in grado di contemperarli tutti.

Tra le varie discipline in grado di fornire un valido aiuto a dirimere i collegamenti esistenti nel corpo umano spicca la chinesiologia applicata di Goodheart del 1980 che si basa proprio sulla corrispondenza tra un muscolo, un organo o viscere interno, un meridiano dell’agopuntura ed un dente. Essa consente di toccare con mano e di dare del “tu” ad entità energetiche “sottili” diventando la chiave di volta per fornire una dignità odontoiatrica alla Medicina Tradizionale Cinese e a tutte le discipline mediche non convenzionali, un’applicabilità ed una praticabilità non solo teorica ma concreta nella routine quotidiana all’interno delle quattro mura dell’ambulatorio odontoiatrico conferendo loro una più facile spiegabilità al paziente ed un inimmaginabile ascendente presso la classe medica odontoiatrica.