Per festeggiare i prossimi ottanta anni del celebre artista contemporaneo Gerhard Richter, la Tate Modern Gallery di Londra ha allestito nei suoi spazi una delle retrospettive più complete mai realizzate che abbraccia quasi cinque decadi del lavoro dell’artista tedesco e che rappresenta senza dubbio un’ottima occasione per (ri)scoprire il grande valore delle sue opere.
A lungo considerato un pittore “minore”, da alcuni anni Richter, grazie alle numerose retrospettive a lui dedicate e al crescente interesse per la sua enigmatica e a volte contraddittoria opera, è ritenuto dai più uno dei maggiori pittori viventi, e senza dubbio uno dei più quotati. Nato a Dresda nel 1932, compie i suoi studi l’Accademia d’Arte di Dresda e realizza la sua prima personale di pittura nel 1963, dopo la quale ne seguono altre in varie città europee fino alla sua quarta retrospettiva nel 2002, “Gerhard Richter : 40 years of Painting”, allestita a New York ed successivamente in altre città del Nord America. Grande conoscitore della storia dell’arte, ha curato l’edizione di numerosi cataloghi e libri e per la sua attività artistica è stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti.
La mostra Panorama si snoda tra un centinaio di opere, suddivise in 14 sezioni per illustrare un lungo e sfaccettato percorso artistico che offre al visitatore una completa visione di insieme delle mirabolanti fasi della sua produzione : dalle peculiari opere realiste sulla base di fotografie agli eterei paesaggi, dagli intimi ritratti dei suoi familiari ai quadri astratti, dai dipinti storici alle costruzioni di vetro e specchi. Profondamente consapevole e partecipe della storia presente e passata, Richter denuncia gli orrori della guerra nel “bombardamento di Dresda e Colonia”, l’efferatezza del passato nazista con la toccante opera “Aunt Marianne” del 1965, dove l’artista ritrae la zia che, malata di mente, fu sterilizzata e uccisa dai nazisti fino all’orrore più recente della tragedia del settembre 2001 nell’opera “September 2005”. Nella serie “Greys” ( 1972 e 1973 ), lo spettatore rimane come ipnotizzato dalle pennellate vigorose sulla tela e quasi soggiogato dal perpetuo movimento, in balia di una vaga inquietudine. Per l’artista queste opere erano l’esemplificazione de “l’indifferenza, l’assenza di opinione e di forma …”, anni dopo lo stesso dichiarò che “era l’unico modo per dipingere i campi di concentramento”.
In “Damaged landscapes” la pittura si fa intensa, in bilico tra l’astrazione e la rappresentazione, tra illusione e realtà. In Seascape ( Sea-Sea ) del 1970 pur avvertendo l’eco del romaticismo tedesco di Friedrich, è quanto mai evidente il labile confine tra la realtà e la sua apparenza. Creata sulla base del collage di due fotografie, Richter inverte l’ordine degli elementi, collocando le nubi al posto delle onde e viceversa per comunicare un senso di discontinuità, dove l’immagine sembra a tratti emergere e subito dopo scomparire. La dissolvenza dell’immagine, tratto caratteristico di tutta l’opera di Richter, non ha impedito all’artista di virare verso l’astrazione espressionista più pura, abbracciando una pittura fatta di colori sgargianti mescolati sapientemente su molteplici strati, che svelano ogni volta un’emozione.
Incredibile pensare che i celebri “squegee abstracts” siano opera della stessa mano che ha realizzato l’eterea Ema (Nude on a staircase – 1966), ma la genialità di Richter risiede proprio nel dominio delle diverse tecniche pittoriche e nella sua capacità di rappresentare la realtà, costringendo il pubblico ad interrogarsi sui suoi limiti e cercare di comprenderla. Soffermarsi dinnanzi all’installazione 11 Panes (2004), composta da 11 pannelli di vetro sovrapposti e collocata al termine della mostra, dà realmente la sensazione di vedersi riflessi in un’opera del camaleontico Richter per capire e carpire per un breve istante l’essenza della sua poetica indefinita, sconfinata e continuamente incerta.
6 ottobre 2011 – 8 gennaio 2012
Tate Modern Gallery, Londra, Level 4
Testo di Nicoletta Santini