Un incantevole viaggio alla scoperta dei lati più nascosti della cittadina di Savigliano, in provincia di Cuneo. Due volumi fotografici, ricchi di aneddoti, di cui discorriamo con uno dei curatori: Corrado Galletto.

Com’è nata l’idea di dedicare due volumi fotografici a Savigliano e quanto è durata la ricerca del materiale da includere?

Siamo saviglianesi dalla nascita e viviamo nel mondo del giornalismo locale. Il primo volume è nato in occasione del bicentenario dalla creazione del plastico della nostra città ad opera di Marco Nicolosino, un artista saviglianese dell’Ottocento. Un lavoro fotografico sull’immagine della nostra città con i cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli. Con il secondo volume siamo voluti entrare nei particolari delle bellezze artistiche e storiche. Così abbiamo girato la città e siamo entrati negli archivi dove vengono custoditi i documenti e le testimonianze più preziose. Per questo secondo volume il lavoro di ricerca è durato più di un anno: visionare, scegliere e fotografare con il necessario testo di spiegazione storica su quello che abbiamo proposto ai nostri concittadini.

Il volume più recente tocca aspetti inconsueti e poco conosciuti della cittadina, può dirci come sono nate le collaborazioni con enti ed istituzioni?

Senza problemi. Ripeto, siamo saviglianesi da sempre e questa è una città con poco più di 20.000 abitanti; conosciamo bene la nostra realtà e tutti ci hanno aperto le porte e dato assistenza nella ricerca. È stato anche un modo per divulgare e far conoscere quello di bello e di prezioso conserviamo; soprattutto le cose che non sono facilmente visibili e consultabili.

Ci sono scoperte di cui andate particolarmente fieri?

La bolla, con tanto sigillo in piombo, del Papa Paolo V – Camillo Borghese che fece costruire la facciata della basilica di San Pietro – che nel 1609 chiese a Savigliano di ritrovare dei documenti scomparsi. Un’altra scoperta sono state le tantissime reliquie conservate nelle parrocchie: tra le tante quella dell’apostolo Andrea e un frammento del telo che Santa Chiara usò per coprire le stigmate di San Francesco. Abbiamo trovato anche il primo libro dei battezzati nella chiesa di San Pietro datato 1563. Nell’antica farmacia dell’ospedale, conservata nel Museo Civico, abbiamo scoperto che molte malattie venivano curate con sostanze velenose come la cicuta e il veleno della vipera.

Che percorso consigliate ad un turista che abbia letto i vostri volumi e voglia trascorrere una giornata a Savigliano?

In una giornata sarebbe da privilegiare una visita al Museo Civico con annessa la gipsoteca dello scultore Davide Calandra; c’è il maestoso gesso in grandezza naturale del bronzo che rappresenta l’Unità d’Italia dove l’originale si trova nella Camera dei Deputati a Roma. E poi le molte chiese con dipinti e manufatti risalenti ai primi secoli dopo l’anno 1000. Se poi si avessero a disposizione più giorni le potrei fare un elenco di qualche pagina. Purtroppo molte delle cose che abbiamo illustrato nel libro sono visibili solo con una particolare richiesta nei luoghi dove sono custodite.

Posso chiederle se state già lavorando a qualche progetto futuro sulla stessa linea?

Questi due volumi hanno riscosso un buon apprezzamento da parte dei saviglianesi e degli studiosi di storia locale. Avrei in mente un terzo volume per completare l’elenco delle cose preziose che si conservano nella città. Per riportarle tutte sarebbero necessari decine di volumi come quelli che abbiamo pubblicato. Dovremo ancora fare delle scelte. Ne stiamo parlando e ci confrontiamo, ma è ancora presto per dire se e come sarà questo terzo volume.