Oggi vi parlerò di un pittore e di un'opera enigmatica nella sua realizzazione. Il pittore è Paolo di Dono, meglio conosciuto come Paolo Uccello, nato a Pratovecchio nel 1397 e ad oggi uno degli artisti più atipici del primo Rinascimento fiorentino.

Il suo stile guarda al periodo tardogotico da un lato e dall'altro ad una ricerca spasmodica dell'applicazione della prospettiva, caratteristica principale del nuovo stile rinascimentale. Il risultato che ne scaturisce è quasi fumettistico, con le figure che appaiono statiche, colorate in modo bizzarro e realizzate in maniera prospettica, quindi anche con scorci audaci.

Della sua gioventù non sappiamo molto, le uniche notizie riguardano la sua presenza nella bottega del Ghiberti verso il 1410, quando quest'ultimo era impegnato nella realizzazione della seconda porta del Battistero. Poi nel 1436 realizzò l'affresco di *Giovanni Acuto per la Cattedrale di Santa Maria del Fiore e due anni dopo dipinse l'opera di cui oggi ci occuperemo.

Si tratta della Battaglia di San Romano, di cui ne dipinse tre momenti salienti in tre distinti dipinti a tempera su tavola. Li realizzò per il committente Lionardo Salimbeni e furono poi acquistati da Lorenzo de’ Medici.

Adesso le opere si trovano dislocate in tre musei diversi; alla National Gallery di Londra è rappresentata la scena in cui Niccolò da Tolentino è alla testa dei Fiorentini; al Museo Louvre di Parigi, vediamo l'Intervento decisivo di Michele Attendolo, che dà la vittoria a Firenze ed agli Uffizi possiamo ammirare il momento cruciale del disarcionamento di Bernardino della Ciarda, uno dei capi dell'esercito senese.

È molto interessante notare come questi dipinti siano stati eseguiti solo sei anni dopo la battaglia, che avvenne appunto in località di San Romano, a circa 40 chilometri da Pisa. In essa le truppe fiorentine comandate da Niccolò da Tolentino si scontrarono con quelle di Siena guidate da Francesco Piccinino e Bernardino della Ciarda, sconfiggendole. Questi dipinti rappresentano, quindi, una grossa novità nel panorama artistico dell'epoca, si può dire siano quasi una foto, un’illustrazione storica degli avvenimenti che accaddero in quel 1° giugno 1432.

I fiorentini che non erano presenti e che avevano l'opportunità di ammirare quest'opera potevano quindi vedere quello che successe durante la battaglia, come erano schierati gli eserciti, le armi usate, i colori dei cavalieri fiorentini rosso e argento, quelli senesi nero e argento. Una testimonianza incredibile di un fatto realmente accaduto.

Analizziamo, quindi, l'opera vediamo come Paolo Uccello la descrisse. In primo piano, vediamo il momento cruciale dello scontro, in cui Niccolò da Tolentino, a sinistra, con la sua lancia disarciona Bernardino della Ciarda. Notiamo come nonostante la drammaticità del momento, tutto appare statico, come in una diapositiva.

Il pittore rappresenta le figure in modo prospettico, usando uno scorcio audace per i due cavalli ed il soldato distesi a terra. Sembra quasi che Paolo si eserciti nell'uso della prospettiva lineare, le cui regole erano state da poco introdotte dal Brunelleschi con due dimostrazioni pubbliche.

Uccello però a differenza del grande architetto non usa un unico punto di fuga centrale ma due differenti punti, uno per le figure in primo piano e l'altro per quelle sullo sfondo ed il risultato finale non è dei migliori perché la differenza tra le proporzioni delle figure non è corretta. Le figure sullo sfondo appaiono infatti disproporzionate, troppo grandi rispetto a quelle in primo piano.

È interessante anche l'uso di elementi di vita quotidiana impiegati nella battaglia, uno su tutti il mazzocchio, che era il tipico copricapo fiorentino a forma circolare e che non svolgeva certo le funzioni di un elmo.

Per mostrare il momento della resa dell'esercito senese il pittore dipinge i suoi cavalli, sulla destra, con la parte posteriore rivolta allo spettatore e pronti ad abbandonare la scena. A sinistra, invece nell'esercito fiorentino dietro al capitano Niccolò da Tolentino scorgiamo trombettieri che guidano l'attacco con la loro musica, si vede anche la bandiera bianca con la croce rossa simbolo del popolo di Firenze.

Il secondo piano, diviso dal primo tramite una serie di basse siepi, è caratterizzato da una scena di caccia, che nulla ha a che fare con la battaglia in corso. Sembrano quasi due opere diverse all'interno della stessa tavola. La grande passione di Paolo Uccello oltre la prospettiva era la rappresentazione degli animali e dell'aspetto naturalistico, fiabesco, caratteristica del gotico fiorito e che qui appare in tutta la sua forza.

Quest'opera rappresenta un'eccezione al panorama artistico fiorentino della prima metà del XV secolo che vede la maggior parte dei pittori dedicarsi alla rappresentazione di soggetti religiosi nel nuovo stile rinascimentale, dotandoli della parola, dell'espressività e delle dimensioni giuste nello spazio.

Paolo Uccello preferisce invece vivere nel suo mondo fatto di prospettiva, personaggi fantasiosi, animali e colore.