Due articoli pubblicati sulla rivista Nature Ecology & Evolution riportano diversi aspetti di una grande ricerca sulla biodiversità. Chiamato esperimento di Jena perché condotto da un consorzio dallo stesso nome coordinato dall'università tedesca della città di Jena, è uno degli esperimenti riguardanti la biodiversità con la durata più lunga al mondo dato che è andato avanti dal 2002 al 2019. L'esperimento principale ha riguardato la biodiversità in una prateria con un insieme di 60 specie diverse di piante.

I risultati dell'esperimento di Jena confermano i problemi derivanti dalla perdita di specie in un ecosistema con conseguenze che richiedono di considerare anche fattori non biologici. In parole povere, gli organismi viventi occupano territori in cui il loro degrado può portare a danni che possono colpire anche gli esseri umani per quanto riguarda la fornitura di cibo e acqua ma anche in altri modi, ad esempio, legati a materiali da costruzione naturali e carburanti derivati da piante.

Ricerche sulla biodiversità e il rapporto con il funzionamento degli ecosistemi esistono da lungo tempo ma la complessità nella raccolta e analisi di dati che riguardano grandi quantità di specie che vivono in grandi aree è davvero enorme. C'è un forte consenso sul rapporto positivo tra biodiversità e funzionamento degli ecosistemi, ma è ancora difficile capire i meccanismi ecologici ed evolutivi a monte che determinano il funzionamento, buono o cattivo, di un ecosistema. Per questo motivo, esperimenti come quello di Jena durano molti anni e includono molte specie, in questo caso vegetali, per raccogliere una quantità di dati adeguata per ottenere altre risposte. Le risposte ottenute sono più ampie e complesse del previsto.

Esperimenti come quello di Jena sono basati su ecosistemi costruiti artificialmente e una delle domande riguarda il valore delle ricerche condotte su di essi e quanto le conclusioni siano applicabili agli ecosistemi esistenti in natura. Uno degli articoli pubblicati su Nature Ecology & Evolution affronta specificamente questo problema fornendo una risposta positiva.

L'altro articolo analizza le conseguenze della riduzione della biodiversità in un ecosistema per capire quanto ciò possa avere conseguenze sugli esseri umani. Questo studio include anche i fattori non biologici che vanno tenuti presenti nelle analisi: da una parte i fattori climatici hanno un'influenza sull'ecosistema, dall'altra prodotti derivati dalle piante come materiali da costruzione, tessuti e biocarburanti possono avere una produzione stabile solo se l'ecosistema alla fonte è stabile.

In sostanza, la percezione di un problema riferito a un ecosistema è immediata quando produce meno cibo consumato dagli umani e meno acqua, ma le ramificazioni sono più complesse. Ciò significa che anche le soluzioni possono essere complesse, soprattutto in situazioni in cui un ecosistema è già danneggiato. Un territorio degradato può essere meno fertile, o il terreno disboscato può essere soggetto ad alluvioni.

Questi due articoli sono solo i più recenti che riportano studi riguardanti l'esperimento di Jena. Negli anni scorsi, anche quando l'esperimento era ancora in corso, ne sono già stati pubblicati vari e in futuro ne verranno pubblicati altri basati sull'analisi di tutti i dati raccolti nel corso degli anni. È normale che un esperimento così lungo e sofisticato offra materiale utilissimo per molte ricerche anche parecchi anni dopo la sua conclusione. A volte, i dati vengono combinati con quelli di altri esperimenti analoghi in ulteriori approfondimenti.

Esperimenti come quello di Jena sono molto utili per studiare certi meccanismi biologici ma alla fine le conoscenze ottenute devono essere applicate con soluzioni che preservino gli ecosistemi sani e aiutino la ripresa di quelli danneggiati. Anche trascurando le ramificazioni più complesse, bisogna almeno tener conto del fatto che il degrado degli ecosistemi può colpire anche i territori agricoli, che in certi casi possono già soffrire a causa di cambiamenti climatici. Senza l'applicazione di misure adeguate, la situazione potrebbe aggravarsi rapidamente in molte parti del mondo.