Il virus costringe il Governo a prorogare lo stato di emergenza fino al 31 dicembre.

6 Luglio – Lunedì

Il maestro Ennio Morricone, compositore delle colonne sonore più famose del cinema, se n'è andato così, in punta di piedi, chiedendo “un funerale privato per non disturbare nessuno”. Aveva persino preparato un saluto postumo per i suoi amici e parenti, soprattutto per sua moglie, la signora Maria Travia, a cui ha rinnovato “l'amore straordinario che ci ha tenuti insieme e mi spiace molto di abbandonare”. Alla fine, la frase più commovente: “A lei va l'addio più doloroso”.

Dodici anni fa, in occasione di un paio di concerti di Morricone in Cile, il quotidiano El Mercurio mi chiese di fare un'intervista: sono arrivata con tanto di fotografo a casa sua, nella centralissima via dell'Aracoeli, nel cuore di Roma, dietro piazza Venezia, dove in quel momento viveva il Maestro. In realtà dire “casa” era un garbato eufemismo, dal momento che l'elegante abitazione nella quale ci ha ricevuto, che secondo quanto avrebbe spiegato era anche dove lavorava, era elegante, molto grande, alta, con comodi divani, libri d'arte, quadri e una decorazione raffinata, persino un grande pianoforte che s’intonava perfettamente col resto dell'ambiente.

Abbiamo parlato della sua vita privata e dei suoi successi artistici. Mi ha raccontato che la signora Maria (secondo me, praticamente la sua vestale), mentre lui lavorava, esigeva silenzio assoluto dai suoi quattro figli, e per riaffermare la frase mi racconta un aneddoto che riguarda suo figlio Andrea, anch’egli musicista: “Lui ha studiato composizione, nonostante io gli avessi consigliato di fare altro. Pensi che, anni dopo, mia moglie mi ha confessato che quando io non ero in casa, Andrea si metteva a suonare, inventava musica, scriveva e quando io tornavo smetteva di farlo”.

“Il fatto è che a me disturba molto sentire suoni. Sono sempre assorto in essi, ce li ho in testa e quindi sentire qualcuno che produce un suono mi disturba molto. Per esempio, sentire qualcuno chiamare “mamma” (lo dice a voce alta, come se stesse chiamando qualcuno) mi disturba. La melodia oratoria di chi sta parlando va bene, ma non sopporto ascoltare determinati suoni. Perciò Andrea, istruito da sua madre, evitava di suonare quando io ero in casa. E mi sono sorpreso molto quando mi ha detto che voleva diventare compositore, perché io nemmeno sapevo suonasse il piano!”.

Aveva un umorismo abbastanza speciale, il Maestro, anche se sempre cordiale. Durante la conversazione, durata un paio d'ore, mi prese in giro più volte: “Sembra che lei ne sappia più di me riguardo la mia vita, quindi perché devo rispondere?” mi disse, sorridendo, in un'occasione. Alla fine, quando gli chiesi riguardo i suoi progetti futuri, la prima risposta tra un sacco di risate fu: “Ma lei si impiccia troppo della mia vita! Prego, si impicci pure…” ma rispondeva sempre.

Con la morte di Morricone, l'Italia perde una grande persona sia dal punto di vista artistico, sia da quello umano. E non è retorica.

Curiosità: con la morte di Ennio Morricone, anche i social network si sono sbizzarriti nel ricordarlo come potevano. Uno dei meme che vorrei citare soprattutto per la sua tenerezza è quello con Morricone che dirige un’orchestra in cielo assieme ad un altro grande musicista, Ezio Bosso, scomparso due mesi prima, che lo riceve con un “Ciao, Ennio!”. Eh sì… Gli dei la accolgano, Maestro!!!

7 Luglio – Martedì

Continuando con le premiazioni del Globo d'Oro, arrivo fino alla Casa del Cinema, a Villa Borghese per premiare il famoso regista Paolo Sorrentino.

E qui permettetemi una lieve disquisizione: se il ricordo che porterò sempre di Morricone è quello di un grande artista, una persona affabile che non guarda dall'alto del suo talento, nell'incontro con Sorrentino ci sarà sempre l’impressione di una persona molto maleducata, che si crede superiore a tutti. E fossimo a Napoli, terra natia del regista secondo me non salverebbe di un “si ’nu fetente” o di qualche altro epiteto poco simpatico.

A proposito di questo incontro poco gradevole, mi son ricordata di una frase del mio professore di scrittura alla Scuola di Giornalismo dell’Università del Cile, il drammaturgo Ariel Dorfman, riguardo uno scrittore molto famoso le cui idee sociopolitiche erano, abbastanza discutibili: “Da un punto di vista artistico, gli togliamo il cappello e da un punto di vista umano… la testa!”. Tra le opere di Dorfman, la più conosciuta a livello internazionale è La morte e la fanciulla”, da cui è tratto un film di Roman Polanski con Sigourney Weaver e Ben Kingsley: una donna, vittima di torture dopo essere stata arrestata per motivi politici, crede di riconoscere dopo molti anni il suo aguzzino.

Una dozzina di ragazze vestite da sposa sfilano per il centro di Roma verso la Fontana di Trevi: non è un matrimonio collettivo, ma una protesta singolare organizzata a Roma dall'Associazione italiana regalo, bomboniere, confetti e wedding, che chiedono sostegno per il crollo economico del settore dopo il divieto, a causa della pandemia, di realizzare feste con numerosi invitati fino al prossimo anno. Il cartello che le giovani esibivano era eloquente: “Ridateci la possibilità di festeggiare!”, che non è la festa in sé, ma tutto l’indotto che comporta a livello economico.

8 Luglio – Mercoledì

Per dovere civico, ho scaricato l'App Immuni del Ministero della Sanità, con il fine di aiutare il controllo e di conseguenza il contenimento del COVID-19, grazie al tracciamento dei contatti, ovvero il processo di identificazione delle persone che potrebbero avere avuto qualche tipo di relazione con persone contagiate, e la ricerca successiva di informazioni legate a tali contatti. È consigliabile controllare l'applicazione ogni due giorni: confesso che ogni volta che l’aprirò, sentirò un po' d'ansia... ma per la salute e la sicurezza questo e altro!

Nonostante il virus stia diminuendo in Italia, pare abbia rifatto tappa a Roma dal lontano Bangladesh tramite un aereo con un gruppo di bengalesi positivi al virus; dopo questo atto il Governo ha deciso di annullare i voli da quel Paese. Ma oggi si sono trovati con una nuova gatta da pelare: anche un altro volo, questa volta proveniente da Dakar, con un gruppo di passeggeri contagiati che, come si sarebbe scoperto dopo, veniva dallo stesso Paese asiatico e aveva fatto scalo soltanto nella capitale del Senegal.

La preoccupazione era che si scatenasse una caccia alle streghe nei confronti della comunità bengalese, abbastanza numerosa in Italia, ma fortunatamente non è successo ancora niente e speriamo che non succeda nei prossimi giorni.

9 luglio – Giovedì

Per prevenire il contagio “straniero”, si legge in un comunicato del Ministero della Sanità “da oggi si vieta l'ingresso in Italia a tutte quelle persone che, nelle ultime due settimane, siano state o siano passate per 14 Paesi”. Inoltre, “con il fine di garantire un livello adeguato di protezione sanitaria”, sono stati sospesi i voli di andata e ritorno verso questi Paesi.

Secondo le autorità sanitarie italiane, “la pandemia è, a livello mondiale, nella sua fase più acuta, e proprio per non vanificare i sacrifici fatti dagli italiani in questi mesi, abbiamo optato per la linea della massima prudenza”, un comportamento secondo me sensato e responsabile.

Prima si diceva che le Forze Armate (di qualsiasi Paese) fossero integerrime, oneste, garanti della costituzione e della sicurezza, ecc. E la cosa peggiore è stata che più di una persona se l'è bevuta. Mi sono ricordata di questa favoletta oggi, con una notizia tutta italiana: un gruppo di imprenditori e ufficiali dell'Esercito italiano tramava nell’ombra, non solamente per alzare i costi, ma anche per spostare i loro protetti da un luogo all'altro, dove ci fosse più possibilità di proventi illeciti, e con la promessa di assumere parenti e amici. Trafficavano persino con le decorazioni e le mostrine!!!

10 Luglio - Venerdì

Una notizia piena di speranza tra le tante informazioni tragiche che arrivano da tutto il mondo dove il virus continua la sua scalata mortale: Ervina e Prefina, due gemelle siamesi di due anni venute dalla Repubblica Centrafricana, da oggi potranno guardarsi negli occhi, cosa resa impossibile dal fatto che erano nate attaccate per la nuca.

L'operazione è stata realizzata nell'ospedale pediatrico più importante di Roma, il Bambino Gesù: l'intervento è durato 18 ore e si tratta del primo di questo tipo in Italia, condotto dopo un anno di studi e tre operazioni preliminari.

Questo ospedale mi fa andare indietro nel tempo di 36 anni: due mesi dopo la nascita di Enrique, mio figlio, siamo andati a passare un po' di tempo in un paesino vicino Roma, perché l'estate in città è sempre stata molto calda, e ancora non sapevamo cosa ci saremmo aspettati col riscaldamento globale! Infatti, non era un caso che gli imperatori prima e in seguito i papi costruissero le loro residenze estive fuori dalla Capitale.

Verso la metà di agosto, a tre mesi, gli venne molta febbre e l'unico medico che eravamo riusciti a trovare fu abbastanza onesto in quanto non avendo capito la causa della febbre non fece nessuna diagnosi approssimativa e ci consigliò di andare direttamente al Bambino Gesù, cosa che abbiamo effettivamente fatto. Era il 13 agosto, quindi due giorni prima del Ferragosto. Per chi non lo sapesse, il Ferragosto deriva dalla locuzione latina Feriae Augusti (ovvero il riposo di Augusto), festività che l'imperatore Augusto aveva istituito nel 18 a.C. e che si aggiungeva ad altre feste in questo stesso mese dedicate a diverse divinità romane.

Il fatto per me molto curioso è che più di duemila anni dopo, si continua ancora a celebrare il 15 d'agosto come festa importante (infatti è l'Assunzione della Madonna) ma segnala anche la mezza estate, e quindi che siamo arrivati a metà delle vacanze! Fino a circa 20 anni fa a Roma l'intera città chiudeva per ferie e procurarsi un chilo di pane per chi non andava in vacanza era un'impresa ardua.

Con molta angoscia (e caldo) siamo arrivati a Roma e dal momento che non esistevano né i navigatori, né Google Maps, abbiamo dovuto seguire le Pagine Gialle, che non sempre (o meglio quasi mai) indicavano la direzione di marcia. La nostra salvezza è stata una coppia di Carabinieri, ognuno sulla sua moto, che controllava il transito all'entrata di Roma, la "temutissima Stradale", nota per il suo rigore dal momento che non lascia passare la benché minima infrazione.

Abbiamo chiesto loro timidamente dov’era situato l'ospedale, spiegando loro che avevamo il bambino con la febbre e lo avremmo portato lì. "Non si preoccupi signora!", dissero e ci scortarono fino all'ospedale: uno davanti, noi in macchina in mezzo e l'altro carabiniere dietro. Come siamo arrivati, uno di loro ha preso il port-enfant, è entrato, ha spiegato alla guardia che il bambino aveva la febbre e, dopo averlo lasciato in braccio ad una infermiera se ne è andato insieme al suo commilitone, stringendoci la mano e augurandoci che tutto andassi per il meglio. Un'esperienza stupenda, soprattutto per me che venivo da un Paese dove gli uomini in divisa non erano proprio solidali.

La febbre era dovuta ad un'infezione alle vie urinarie, e dopo un paio di giorni era di nuovo sorridente come sempre. È stata in quest'occasione che ho visto per la prima volta una donna in burqa, l'abito islamico che copre integralmente il corpo e il volto, permettendo loro di vedere tramite una specie di fessura all'altezza degli occhi: la figlioletta di una famiglia che aveva fatto scalo a Roma e stava tornando in Iran aveva avuto un attacco di febbre alta ed era stata ricoverata d'urgenza.

Tutte le mamme che erano lì, me compresa, vestivano in modo abbastanza leggero dovuto al caldo. Invece, la signora musulmana, imperterrita, sgranava il rosario islamico seduta vicino al lettino. Questa è un'immagine molto agghiacciante, che mi è rimasta impressa e che potrebbe dare origine a molte disquisizioni.

11 Luglio – Sabato

Nonostante i nuovi contagi e le notizie per niente rassicuranti sul nostro prossimo futuro (ieri il Ministro dell'Interno Luciana Lamorgese pronosticava "un autunno caldo perché c'è troppa povertà" e il premier Conte ha informato sulla proroga dello "stato d'emergenza" fino al 31 dicembre), le autorità comunali continuano la loro crociata per far rivivere Roma.

In questo contesto, ieri la Sindaca di Roma Virginia Raggi, ha inaugurato l'illuminazione di uno degli edifici più antichi di Roma, il Pantheon. L’evento è stato aperto dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che ha omaggiato il maestro Ennio Morricone eseguendo alcune delle sue più celebri composizioni e dalla Banda della Polizia Locale di Roma Capitale.

Tornando a casa, attraverso Ponte Sisto, sul Tevere, e guardando in giù mi immergo nella cruda realtà che stiamo vivendo: in questo periodo, le due sponde del fiume erano, dall’inizio di giugno a metà settembre, un ventaglio fatto di luci, sapori, odori, colori per la manifestazione "Lungo Il Tevere", con ristoranti di cucina locale ed etnica, cinema, teatro, concerti all'aria aperta, bancarelle di artigianato. L'oscurità che vedo su entrambe le sponde è come una pugnalata nell'anima.

12 Luglio – Domenica

Forse i meno giovani tra i miei lettori (e tra le mie lettrici, ovvio), ricorderanno i cinema all’aria aperta, i famosi drive-in, nati negli anni Cinquanta negli Stati Uniti e poi sparsi per il mondo, come molte delle mode (belle e meno belle, tocca dirlo) arrivate da quel Paese: nel litorale romano, vicino Ostia apre di nuovo le sue porte il drive-in più grande d’Europa, con una capienza di 460 spettatori, in auto o in moto.

Il film che apre la stagione è Tolo Tolo di Checco Zalone, una simpatica commedia che narra le vicissitudini di un italiano medio che, scappando dall’Italia per motivi fiscali, si vede costretto ad “emigrare” verso un Paese africano. Nella prima proiezione non tutti i posti erano occupati. Tuttavia, il periodo che stiamo vivendo, con l’obbligo di mantenere la distanza sociale, potrà essere un incentivo per questo tipo di cinema, che in realtà più che cinematografico ha sempre avuto un che di romantico. Ma i tempi cambiano e, come scriveva Pablo Neruda: "Noi, quelli di allora, non siamo più gli stessi".