Nei giorni di difficoltà sono tanti i casi di aziende, privati e centri di ricerca che hanno deciso di sviluppare idee innovative per supportare la battaglia contro il Coronavirus. Idee poi diventate prototipi ed oggi alcuni di essi sono entrati nel mercato internazionale.
Anche lo Stato ha messo in atto alcune manovre con l’obiettivo di coinvolgere tutti, piccole e medie imprese, professionisti e università, con il progetto Innova per l’Italia, un’iniziativa congiunta dei ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione e dell’Università e della Ricerca, che ha offerto – fino al 17 aprile – agevolazioni e fondi ad aziende, enti e centri di ricerca pubblici e privati, associazioni, cooperative, consorzi, fondazioni e università disponibili a dare il loro contributo in tre ambiti a supporto dell’emergenza COVID-19:
- il reperimento, l’innovazione o la riconversione industriale delle proprie tecnologie e processi, per accrescere la disponibilità di dispositivi di protezione individuale (in particolare mascherine chirurgiche) e la produzione dei sistemi complessi dei respiratori per il trattamento delle sindromi respiratorie (inclusi singoli componenti);
- il reperimento di kit o tecnologie innovative che facilitino la diagnosi del COVID-19, ovvero tamponi ed elementi accessori o altri strumenti per la diagnosi facilitata e veloce, nel rispetto di standard di affidabilità;
- tecnologie e strumenti che, secondo la normativa vigente, consentano o facilitino il monitoraggio e la prevenzione del COVID-19.
L’innovazione tecnologica può essere la leva per rispondere velocemente a una situazione di crisi e l’Italia ha dimostrato ancora una volta la grande capacità di reinventarsi. Grazie ai fondi messi in campo dal Governo, ma soprattutto grazie ad una inventiva e una conoscenza tecnologica che ci fa onore. I cambiamenti e l’obbligo di distanziamento sociale sono diventati parte della nostra routine, ed è per questo che il popolo di inventori ha iniziato a ideare nuovi oggetti così da agevolare la convivenza nel futuro.
Negli ultimi tre mesi designer, architetti e ingegneri si sono lasciati trascinare da un’ondata di innovazioni, ideando e creando cose che non avremmo mai potuto immaginare prima d’oggi e nuovi oggetti si affacciano al mercato del futuro.
La realtà aumentata a servizio del distanziamento sociale
Vision 2, elaborata da Binoocle, fornisce un modo semplice ed immediato di monitorare i comportamenti delle persone ed aiuta a mantenere la sicurezza in ambienti sociali e commerciali. Il programma opera attraverso le immagini raccolte dalle videocamere, ormai presenti in qualunque ambiente lavorativo commerciale per motivi di sicurezza e controllo, permette di raccogliere le immagini dei clienti ed elabora le informazioni in tempo reale, secondo degli standard di sicurezza preimpostati. Vision 2 è fornito di tre applicazioni, Pro Person, Face Mask e Concierge.
- Pro Person gestisce il numero di persone all’interno di un luogo pubblico, segnalando il raggiungimento della capienza massima dell’esercizio commerciale.
- Face Mask si occupa del rilevamento della presenza della mascherina sul volto delle persone all’interno degli ambienti chiusi.
- Concierge è in grado di gestire autonomamente le code di attesa all’esterno con l’obiettivo di evitare il rischio di sovrannumero all’interno di un luogo.
Carrello a prova di virus
Il sanificatore per carrelli Hygienic Cart è stato installato in prova presso un supermercato di Cassina de’ Pecchi (MB) ed è stato subito un successo. Il dispositivo promette di uccidere il 99% dei batteri presenti sulle superfici, innalzando i livelli di affidabilità ed efficienza, rendendo il momento della spesa tranquillo e a zero rischi, attraverso una sanificazione automatica dei carrelli della spesa dalla grande distribuzione al piccolo punto vendita alimentare. Il prototipo ha già avuto successo ed è richiesto da molti grandi magazzini esteri.
Cellulare sempre sanificato
I designer Manuela Simonelli ed Andrea Quaglio hanno ideato per il brand francese Lexon, un caricatore di cellulare senza fili con sanificatore incorporato. Si chiama Oblio ed è una stazione di ricarica wireless da 10 W certificata Qi; somiglia ad un piccolo vaso e mentre il telefono in circa tre ore si carica, una lampada Led Uv integrata in venti minuti sterilizza lo schermo distruggendo i germi presenti sulla superficie dello smartphone.
COVID detector per accedere a spazi chiusi
La start up veneta Sunrise di Caorle ha in questi mesi brevettato un COVID Detector per misurare la febbre e disinfettare mani e piedi prima di accedere in qualsiasi spazio chiuso. La colonnina di emergenza si chiama Spray for life, nata per ristoranti e bar sarà a breve disponibile anche per spiagge e luoghi all’aperto dopo i test pilota sul litorale di Caorle.
Il totem è formato da tre dispositivi. Il primo è un filtro che ferma le persone fuori dall’ingresso: un termo scanner ad infrarossi che a un metro di distanza e in meno di un secondo analizza la temperatura corporea con margine di errore di 0,2 gradi e mostra i risultati su uno schermo digitale a otto pollici. Chi ha la febbre non passa, l’altolà viene comunicato con un messaggio audio e video. È possibile, integrando il dispositivo con una barriera, persino bloccare l’ingresso in automatico. Non solo: la scansione del video permette di fermare anche le persone che non sono dotate di mascherina o che, tramite riconoscimento facciale, abbiano già commesso in precedenza la violazione.
Per chi supera il test della febbre, ci sono poi due dispositivi, entrambi “no touch”. Prima un dispenser di gel igienizzante che si attiva con una fotocellula. Non serve toccare nessun bottone, che potenzialmente sarebbe contaminante: basta infilare le mani nello spazio vuoto. Ed infine una rivoluzione assoluta: un brevetto che al momento non è presente in nessuno degli strumenti presenti sul mercato. Si tratta di un nebulizzatore per piedi e scarpe, che ne garantisce la sanificazione immediata. Spray for life è stato adottato subito dal comune di Caorle.
iSphere: l’alternativa alle mascherine
iSphere è pensato per proteggere naso e bocca soprattutto sui mezzi pubblici. È un progetto open source: tutti possono produrlo, svilupparlo e migliorarlo. Una sfera gonfiabile da “indossare” intorno alla testa al posto delle mascherine. È questa la stravagante idea di Marco Canevacci e Yena Young in arte Dr. Trouble & Ms. Bubble, i due designer di Berlino fondatori del progetto Plastique Fantastique.
L’idea di iSphere è volutamente provocatoria ma ha comunque attirato l’attenzione del popolo dei social network. Non è la prima volta che Marco Canevacci e Yena Young propongono soluzioni stravaganti per problemi comuni: qualche mese fa, avevano progettato dei moduli gonfiabili per la sicurezza del personale medico dei reparti con pazienti affetti da COVID-19. iSphere è composto da 2 emisferi di plastica vuoti trasparenti con un foro adatto al passaggio delle teste. Uno strato di specchio, un parasole, un microfono, un altoparlante, un ventilatore o un boccaglio sono alcuni dei gadget aggiuntivi utili a dare un tocco unico alle varie iSphere, al costo di circa 20 euro.
Progetto Cura per l’emergenza sanitaria in ogni parte del mondo
Architetti, ingegneri, medici, esperti militari e Ong insieme con un obiettivo preciso: unire le rispettive competenze per progettare un sistema in grado di aumentare il numero dei posti letto in terapia intensiva a fronte delle pressioni legate all'emergenza sanitaria oggi dovuta al COVID-19 ma domani chissà. Da questa esigenza nasce Cura (Connected Units for Respiratory Ailments), il sistema che impiega container riconvertiti per costituire unità di terapia intensiva pronte all’uso.
Questo progetto propone di adottare una soluzione alternativa alle due strade attualmente percorse in risposta alle urgenze che si evidenziano nei reparti di terapia intensiva nei Paesi maggiormente colpiti dalla pandemia e anziché costruire strutture temporanee di rapida esecuzione, ma meno sicure in termini di contenimento del contagio per il personale sanitario e provvedere alla costruzione di unità prefabbricate di bio-contenimento che necessitano di un consistente investimento di tempo e risorse, Cura propone una sorta di 'terza via', in grado di sintetizzare i punti di forza di entrambe le pratiche. Veri e propri ospedali da campo, unità rapide da installare e allo stesso tempo sicure per tutte le attività mediche. Un autentico reparto di isolamento, reso possibile grazie a dispositivi di biocontenimento con pressione negativa, facilmente trasportabile in tutto il mondo.
Si tratta di un’unità compatta di terapia intensiva per pazienti con malattie respiratorie, posizionata all’interno di un container intermodale della lunghezza di circa 6 metri dotata di tutte le strumentazioni mediche necessarie per accogliere al massimo due pazienti affetti da COVID-19, compresi i ventilatori polmonari con supporti per fluidi endovenosi. Ogni unità funziona in totale autonomia: i container sono connessi tra loro da una struttura gonfiabile e possono generare configurazioni modulari multiple (da 4 a 40 posti letto). Possono essere posizionati in zone isolate o in prossimità, e quindi a sostegno, degli ospedali, aumentando il numero di posti letto in terapia intensiva. Il progetto è open source, realizzato da una task force internazionale della quale fanno parte fra gli altri CRA-Carlo Ratti Associati con Italo Rota: il primo prototipo, in un ospedale milanese.