Lo spazio Buchmann Lugano presenta la mostra dedicata all’artista francese

Daniel Buren (*1938, Boulogne-Billancourt).

Raggiunge la notorietà, già a partire dalla metà degli anni Sessanta, per aver basato la sua ricerca e la sua produzione artistica, su una stoffa da tende a righe, alternandone una bianca a una colorata, tutte della medesima larghezza di 8,7 cm. Oltre ad essere fortemente riconoscibili e riconducibili direttamente al fare artistico di Buren, l’utilizzo ripetitivo di queste strisce ha come fine ultimo l’eliminazione di qualsiasi forma di rappresentazione, creando così immagini autoreferenziali che mettono in discussione l’essenza stessa della pittura e i suoi limiti.

I travaux situés di Daniel Buren sono da intendere nell’accezione di interventi in loco, realizzati quindi per uno spazio, ma che possono anche essere trasportati in un altro luogo, piuttosto che in situ. L’opera del 2013 intitolata Fibres Optiques - Diptyque: travail situé in mostra negli spazi della Galleria di Lugano risponde a questa tipologia e si compone di due elementi con un identico motivo a strisce (dai colori, bianco e blu, opposti) che converge verso il centro, dando un’idea di tridimensionalità, e termina con un quadrato. I colori bianco e blu risultano però essere l’uno l’opposto dell’altro. Il dittico, fluttuante e retroilluminato, è sospeso nello spazio così come pare esserlo nel tempo. L’opera catalizza lo sguardo e avvolge il visitatore in un’atmosfera quasi ipnotica.

Nel 2018 l’opera è stata esposta per la prima volta al Museo di Chemnitz in Germania.

I lavori di Daniel Buren fanno parte di rinomate collezioni pubbliche e private, ed esistono più di 100 opere permanenti in tutto il mondo. È stato insignito del Leone d’Oro per il suo Padiglione francese alla Biennale di Venezia del 1986. Nel 2007 ha ricevuto in Giappone la più alta tra le onorificenze per un artista in vita, il Praemium Imperiale.