In agronomia si definisce un terreno “di medio impasto”, quando è caratterizzato da una struttura, composizione e granulometria tali da risultare sufficientemente morbido e fertile, ma anche di sostegno, capace di trattenere l’acqua necessaria e pure di lasciar percolare quella in eccesso. Ad essere precisi, è composto da una percentuale di sabbia variabile dal 60 al 70 per cento, una percentuale di limo variabile dal 20 al 30 per cento e una percentuale di argilla del 6-10 per cento.

Un terreno ideale per tutte le piante, o quasi, e per chi le coltiva. Lo si definisce, invece, “sciolto” quando è formato da una percentuale di sabbia maggiore del 70 per cento e una percentuale di argilla minore del 30 per cento, in contrapposizione con il terreno “compatto” che possiede una percentuale di sabbia inferiore al 70 per cento e una percentuale di argilla oltre il 30 per cento.

Conoscere le caratteristiche del proprio terreno è molto importante, perché consente di ottenere in giardino ottimi risultati con minor sforzo e, in alcuni casi, evitare grandi problemi. Cominciamo dai più difficili e comuni in Italia: i terreni compatti o, come anche si dice, argillosi, croce e delizia dei giardinieri, presenti per esempio nelle Langhe, nelle colline liguri, nelle zone carsiche del Friuli, nei calanchi del Piacentino, in Puglia, Campania e Sicilia. Poveri di humus e lenti a scaldarsi, duri e costosi se asciutti, squarciati da profonde crepe sotto il cocente sole estivo, quando bagnati diventano pesanti, si impastano e si appiccicano alle scarpe e agli attrezzi da lavoro, diventano asfittici per le piante. L’acqua stenta a penetrarvi e tende a ruscellare in superficie, che si indurisce fino a diventare praticamente impermeabile; una volta assorbita, viene trattenuta e rilasciata molto lentamente, impedendo la circolazione dell’aria, con conseguente asfissia delle radici.

Un altro problema riguarda le capacità nutritive: è vero che, in virtù delle piccole dimensioni, le particelle di argilla offrono un’elevata superficie di contatto e di conseguenza un’alta capacità di ritenzione dell’acqua e delle sostanze nutritive, quindi, una buona fertilità. Ma in Italia, i terreni argillosi sono perlopiù anche alcalini e calcarei, due condizioni che al contrario provocano il loro impoverimento nutritivo: infatti, alcalinità e alta presenza di calcare inducono l’insolubilizzazione o la precipitazione dei sali minerali, tipicamente del ferro, la cui carenza provoca il deperimento di molte piante, e in particolare delle “acidofile“ (camelie, rododendri, gardenie e ortensie, dalle radici delicate), che in realtà andrebbe meglio definite “callifughe”, perché, più che volere acidità rifuggono il calcare, proprio per questo motivo.

Tuttavia, i terreni argillosi, anche quando alcalini e calcarei, offrono alcuni vantaggi: per esempio, si conservano freschi in profondità anche nei periodi più caldi e, inoltre, facilitano l’attecchimento delle piante trapiantate, perché aderiscono bene alle radici, evitandone la disidratazione e, opportunamente trattati, possono diventare fertili e fecondi, come dimostrano tanti nostri vigneti pregiati.

Come riconoscerli e migliorarli

Che si crei un giardino da zero o ci li limiti ad arricchirlo con nuova vegetazione, prima di cominciare è indispensabile conoscerne le caratteristiche del suolo. Per quanto riguarda quello argilloso, non fidatevi del colore: i terreni argillosi italiani possono infatti essere bianchi, grigio-azzurri, più o meno rossi, a seconda della loro origine geologica e dei processi di trasformazione subiti nel tempo.

A livello empirico, si può capire che terreno è argilloso se, quando è umido:
1) imprimendovi le dita vi rimangono le impronte;
2) facendone una palla, si apre facilmente a metà;
3) schiacciando fra le dita un campione, la sua superficie appare traslucida e scivola via subito.

Tuttavia, solo l’analisi granulometrica di più campioni, da effettuarsi negli appositi laboratori presenti su tutto il nostro territorio, darà una risposta sicura e le indicazioni su come intervenire per migliorarli e quali piante scegliere, per evitare errori, insuccessi e fatiche.

I terreni poco argillosi e sabbiosi, quali sono, per esempio, quelli del Pistoiese, sono i più facili: bastano lavorazioni leggere (attenzione: mai quando sono bagnati!), concimazioni con apporto di sostanza organica e sabbia di fiume lavata, per renderli molto buoni e facili. Al contrario, i terreni argillosi e, peggio ancora, molto argillosi e calcarei come nel Senese, richiedono lavorazioni ripetute, la sistemazione delle pendenze, il drenaggio delle acque superficiali, che altrimenti ruscellano, e interventi anche negli anni successivi.

Le piante adatte

Correggere i terreni più o meno argillosi è, dunque, possibile, ma, per limitare spese e impegno, è preferibile, soprattutto quando l’argilla presente è tanta, limitare il miglioramento ad alcune parti del giardino e utilizzare nelle altre le specie più adatte, caratterizzate da radici robuste e capaci di assorbire il ferro anche in presenza di calcare, tenendo anche conto che alcune sono indicate per i terreni argillosi asciutti e altre per quelli argillosi e umidi. La cosa migliore è osservare e quindi piantare quanto cresce bene nei dintorni, ma ecco intanto alcuni esempi utili.

Nei suoli poco, mediamente argillosi e argillosi se migliorati (con lavorazioni a 50 centimetri 20-30 giorni prima, grandi apporti di sabbia di fiume o terreno sabbioso e stallatico, balulature cioè incurvature, e leggere pendenze) vivono bene:

  • fra gli alberi: Acer platanoides, Acer pseudoplatanus, Carpinus betulus, Celtis australis, Corylus avellana, Corylus colurna, Fraxinus ornus, Laburnum anagyroides, meli e peri da frutto e da fiore, Pinus strobus, Quercus petraea, sorbi. Tra gli arbusti: abulie, amamelidi, Amelanchier canadensis, aucube, Berberis, calicanti, Chaenomeles (cotogno giapponese), Cotoneaster, filadelfi, forsizie, lavande, ligustri, lillà, Prunus lusitanica, alcuni viburni, e nei climi mediterranei, corbezzoli, fillirree, lentischi e lauretani (Viburnum tinus);
  • fra i rampicanti: bignonie e Campsis, glicini, viti ornamentali, viti da frutto;
  • fra le erbacee perenni: acanti, aconito, Allium, ornamentali, astranzie, cimifughe, Coreospis, fritillarie, Geranium pratense, Phlox paniculata, Weigelia florida e Kolkwitzia amabilis e, se umidi, Geum, Ligularia e lobelie, oltre, ovviamente a tutte le specie dell’elenco sottostante.

Attenzione alle rose: nei libri e cataloghi inglesi si legge che sono indicate per i terreni argillosi, ma si riferiscono a percentuali di argilla molto inferiori alle nostre, quasi da suoli di medio impasto; in Italia, ciò è vero solo per le rose arbustive innestate su Rosa canina. Mai le rose rugose, che richiedono terreni sabbiosi.

Nei suoli molto argillosi (oltre il 25 per cento di argilla, dopo lavorazioni ripetute ad almeno 50 centimetri e forti apporti di sabbia di fiume o terreno sabbioso e stallatico), potete piantare:

  • fra gli alberi, aceri campestri, ontani (Alnus cordata e A. glutinosa), Fraxinus excelsior, biancosini (Crataegus x lavellei ‘Carrierei e C. oxyantha), Prunus pissardii ‘Nigra’, olivi, Quercus cerris, Salix babylonica e Salix caprea;
  • fra gli arbusti: alloro, buddleia, evonimo europeo, ginepro comune, ginestre (Spartium junceum e Ulex europaeus), piracanta, Quercus ilex, Rosa canina e rose arbustive innestate su Rosa canina;
  • fra le erbacee perenni: acielless, aster, echinacee, emerocallidi, Helenium, Heliopsis e, fra le graminacee ornamentali, Carex comans, Calamagrostis, Briza media, Miscanthus, Pennisetum alopecuroides.

Le regole d’oro

Mai lavorare i terreni più o meno argillosi quando sono bagnati, perché si appiccicano altri attrezzi. Utilizzare l’erpice rotante invece che la fresatrice, per affinarli senza impastarli e per incorporarvi ampi quantitativi di sostanza organica (humus, compost, stallatico) e sabbia di fiume lavata o terreno sabbioso.

Irrigarli goccia a goccia, per non danneggiare la struttura superficiale, almeno per i 2-6 primi anni, in base alla crescita che si accetta o desidera; in seguito le piante dovrebbero diventare autonome, salvo siccità molto prolungate; continuare a bagnare solo le zone a prato se lo si desidera verde anche in estate.

Negli anni successivi, tenerli inerbiti o coperti da piccoli arbusti e tappezzanti per proteggerne la struttura, oppure pacciamarli con sostanza organica ogni anno, almeno alla base delle piante, e distribuire in primavera un po’ di stanza organica.

Non temiate, dunque, di affrontare un terreno pesante e compatto, ma è sempre bene, apprese queste informazioni, rivolgervi poi a un dottore agronomo e a un team di giardinieri qualificati. Nei prossimi articoli, scopriremo pregi, difetti, rimedi e piante indicate per i terreni sabbiosi e i terreni acidi, che per quanto facili, hanno comunque anch’essi i loro limiti.