In due intensi decenni di mostre e progetti artistici, il punto di forza del MAN è stato quello di aver saputo proporre al proprio pubblico un programma espositivo variegato, imprevedibile e sempre mutevole. Se l'attenzione alla ricerca artistica contemporanea rimane uno snodo centrale dell'attività dell'istituzione, il MAN negli anni ha tuttavia indagato con attenzione e originalità i percorsi e gli sviluppi dell'arte moderna occidentale. L'intenzione del museo è infatti accompagnare i visitatori in un viaggio di conoscenza dove emerga con forza la continuità che lega tra loro le diverse esperienze artistiche succedutesi nei secoli che hanno scritto la storia dell'arte moderna e contemporanea.

Allori senza fronde presenta per la prima volta al pubblico italiano un affascinante esplorazione del laboratorio artistico di Pierre Puvis de Chavannes, artista protagonista dell'arte francese tra Otto e Novecento e la cui attività ha influenzato con forza lo sviluppo artistico delle generazioni che lo hanno seguito, come testimonia la continua ammirazione tributatagli da Paul Cézanne, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh, George Seurat e Henry Matisse.

Composta da prestiti provenienti da collezioni private e pubbliche, la mostra presenta una selezione di opere su carta e dipinti di un artista fondamentale della fine del XIX secolo.

Pierre Puvis de Chavannes nacque a Lione, in Francia, nel 1824, il più giovane di quattro figli di una famiglia discendente dalla nobiltà della Borgogna. Interrotti gli studi in ingegneria in seguito alla morte della madre e a una lunga malattia, Puvis trascorse un lungo soggiorno in Italia per ritrovare la salute.

Quest'esperienza italiana, assieme all'incontro con le opere di Giotto e Piero della Francesca, ebbe una profonda impressione su Puvis, che decise di dedicarsi interamente all'arte dopo il suo ritorno a Parigi nel 1848. Puvis cominciò a lavorare negli studi di Henri Scheffer, Eugène Delacroix e Thomas Couture, rifuggendo la formazione artistica convenzionale e dipingendo da solo nel suo studio. Il suo interesse per i grandi temi eroici e l'immaginario classico portò Puvis a intraprendere la pittura murale, considerata a quel tempo la suprema ambizione per tutti i pittori realisti più ambiziosi.

Durante la sua carriera di quattro decenni, Puvis cercò costantemente di perfezionare un'estetica classica e altamente decorativa. L'artista francese sviluppò un'originale palette di tonalità opache e sbiancate, dipinte in modo da infondere alle sue figure solidità e carattere. La sua padronanza emerge in composizioni finemente calibrate che accrescono ulteriormente il suo realismo etereo e prestano alle sue figure una solitudine essenziale. Svincolato da movimenti e categorie condivise, Puvis, come emerge dalla mostra, si muove tra simbolismo e verismo, disegni e olii su tela, schizzi e bozzetti, alla ricerca di un riscatto della dignità umana che affonda le sue radici nella cultura umanistica del Rinascimento italiano. È proprio a partire da quello straordinario capitolo della storia italiana che meglio si può comprendere l'opera di Puvis de Chavannes, un artista che ci invita a guardare al nostro tempo attraverso il filtro della lenta sedimentazione della cultura nei secoli.

La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio con testi di Louise D'Argencourt (storica dell'arte, ex curatrice National Gallery of Canada, Ottawa), Bertrand Puvis de Chavannes (storico dell'arte, presidente del Comité Puvis de Chavannes) e dei curatori.