Lo sci alpino è uno sport che comporta un'integrazione complessa di diversi sistemi fisiologici, nessuno dei quali risulta essere più importante dell'altro per la prestazione complessiva. L'ambiente estremamente freddo, l’altitudine e la complessità del gesto tecnico rende lo sci alpino uno sport difficile da studiare. Forse la comprensione più importante acquisita dalle ricerche svolte fino ad ora sulla fisiologia delle gare di sci è che nessuna singola variabile fisiologica possa essere identificata come più importante di un'altra, anche se la tecnica appare il fattore di influenza maggiore.

Esibire continuamente la componente tecnica attraverso una lunga stagione competitiva richiede una elevata erogazione di energia da parte di tutti i sistemi energetici, e la complessa integrazione dell'allenamento di tutti questi sistemi dovrebbe rimanere il punto di maggior interesse di tecnici e preparatori atletici.

Il corpo ha tre sistemi energetici disponibili in grado di fornire energia durante lo sci: il sistema ATP-CP (adenosina trifosfato e fosfocreatina), definito come un colpo di fucile. Infatti, dura solo pochi istanti da zero fino a 8-10 secondi. Il sistema anaerobico di glicolisi (carboidrati) è quello che prende il sopravvento passati i 10 secondi e ha il suo massimo coinvolgimento dai 15 ai 60 secondi. Infine, troviamo il sistema aerobico (carboidrati o grassi) predominante dopo i 120’’ di attività. Ne consegue che il contributo di questi sistemi può cambiare con il progredire della gara, a seconda della sua intensità e durata. Ognuno di questi sistemi può fornire energia durante l'esercizio e tramite diversi processi biochimici.

Per un preparatore, è molto importante avere una conoscenza approfondita di questi sistemi energetici al fine di valutare se i programmi di allenamento stiano fornendo il giusto stimolo. Un programma di allenamento specifico deve essere sviluppato per migliorare l'erogazione di energia da parte dei sistemi utilizzati durante le gare di sci alpino. Ci sono molti modi per raggiungere alti livelli di fitness negli sciatori; l'esame dei sistemi energetici utilizzati nello sport è il miglior punto di partenza. Osservando il contributo di ciascun sistema energetico, è possibile determinare l'importanza dell'allenamento di ciascuno dei diversi sistemi energetici.

Poiché lo sci alpino inizia in modo massimamente anaerobico e progressivamente diventa più aerobico man mano che la gara prosegue, è importante che gli atleti abbiano un buon mix di fitness aerobico e anaerobico. Proprio per questo atleti di sci alpino in periodo off season arrivano a raggiungere le 5-7 ore di allenamento aerobico alla settimana.

Le gare iniziano principalmente con l’utilizzo del sistema energetico anaerobico per i primi 30 secondi che poi si trasforma in un mix di utilizzo del sistema energetico aerobico e anaerobico al passare di un minuto circa.

Con il passare del tempo durante la performance, la ‘potenza’ espressa dal sistema energetico anaerobico inizia a declinare e il contributo energetico diventa sempre più aerobico. È interessante notare che, sebbene lo sport sia tradizionalmente considerato anaerobico, gli ultimi trenta secondi di una gara sono principalmente aerobici.

I diversi tipi di fitness richiedono tempi di sviluppo variabili. Ad esempio, gli adattamenti anaerobici sono molto più veloci rispetto agli adattamenti aerobici (costruzione di mitocondri, densità capillare, concentrazione degli enzimi aerobici nei muscoli e capacità di consumare ossigeno).

Sicuramente un ritardo nella comparsa della fatica può aiutare a eseguire una performance migliore. L'affaticamento è definito come un declino nella capacità di sostenere una forza o una tensione predeterminata.

Esistono due tipi di affaticamento: centrale e periferico. L'affaticamento centrale è la fatica del cervello, del midollo spinale e della capacità dei nervi periferici di eccitare i muscoli. L'affaticamento periferico è dovuto a un calo dell’erogazione di energia per esaurimento di glicogeno muscolare, un aumento dei metaboliti e un’alterata regolazione degli ioni.

Sia la fatica centrale che quella periferica compromettono l'attivazione muscolare e l'accoppiamento eccitazione-contrazione e riducono la potenza muscolare. Negli sciatori, la stanchezza è probabilmente dovuta all'esaurimento di creatina fosfato, all’esaurimento di glicogeno muscolare nelle fibre a contrazione rapida e all'accumulo di acidità nel muscolo scheletrico. È quindi probabile che ci sia più affaticamento periferico rispetto all'affaticamento centrale nell’atleta durante le gare di sci alpino.

L’elevata richiesta di capacità fisiche e tecniche per primeggiare in questo sport lo rende estremamente complesso anche dal punto di vista della preparazione atletica, che dovrà fornire all’atleta delle solide fondamenta di svariate capacità coordinative e condizionali come equilibrio, forza, mobilità, resistenza etc.

L’organizzazione dello stile di vita è qualcosa che a volte viene trascurato. Come atleta professionista, la routine quotidiana è importante per i bioritmi e per un allenamento proficuo. Allenandosi due volte al giorno, l'atleta deve considerare la maniera migliore per ottimizzare nutrizione e quindi recupero.

Dopo una buona colazione e una sessione di allenamento al mattino, gli atleti dovrebbero riposare per 20 minuti e poi subito dopo pranzare calcolando la corretta suddivisione dei macronutrienti in base al periodo dell’anno e di conseguenza alla quantità e qualità del lavoro svolto sugli sci e in palestra. Il pranzo dovrebbe essere seguito da un altro breve riposo.

Dopo la seconda sessione di allenamento, il rifornimento delle scorte energetiche dovrebbe iniziare immediatamente. Anche il sonno svolge un ruolo importante. Si consigliano almeno 8-9 ore di sonno e un'assunzione giornaliera di 5000-6000 kcal. Lo stato di recupero può essere monitorato utilizzando vari strumenti; dai questionari di base fino agli esami del sangue per marker infiammatori come CK (creatinchinasi), urea e ammoniaca. Queste variabili possono dare a un allenatore indicazioni sullo stato fisico dell’atleta, se è stanco, in sovrallenamento o pronto per il giorno successivo di allenamento.