Pina Bausch, la sua arte straordinaria, il suo rigore, l’empatico e indissolubile legame che ha intessuto negli anni con generazioni di danzatori. Pina o la ami o la detesti. Una donna che fa della disciplina e del controllo sul corpo, una religione. Nutrita da una fede incrollabile nella danza come espressione totale dell’interiorità e motore di ogni cambiamento umano. Dallo studio accademico, fino alla creazione di una nuova possibilità coreutica grazie alla creazione del Wuppertal Tanztheater. Vita e danza, danza e vita, altrimenti “siamo perduti”. L’immancabile sigaretta tra le dita, la nobiltà del gesto e dello sguardo, l’eleganza in ogni falange delle mani affusolate di questa regina della danza, sono il frutto di studio, meditazione, prove, tentativi, da cui scaturisce un frutto sempre originale e unico. L’arte che sprigiona l’opera di Pina Bausch è fonte inesauribile di riflessione, fascino e nostalgia per un’artista che ci ha lasciato ormai da 10 anni e che il Teatro Stabile del Veneto (Teatro Verdi di Padova e Teatro Goldoni di Venezia) ha deciso di ricordare con un tributo dal titolo A Pina Bausch.

Da gennaio al Teatro Verdi di Padova e al Teatro Goldoni di Venezia per la rassegna di danza Evoluzioni vanno in scena quattro spettacoli firmati da straordinari danzatori, allievi ed eredi della celebre coreografa, regista e ballerina: Damiano Ottavio Bigi, Dominique Mercy e Cristiana Morganti. Ad arricchire la rassegna una mostra fotografica curata dal fotografo di scena Piero Tauro e un cortometraggio che dà voce alle memorie degli spettatori della Bausch.

Damiano Ottavio Bigi è danzatore del Tanztheater Wuppertal fondato da Pina Bausch e coreografo di fama internazionale e si è esibito in Signs. Lo spettacolo, diretto da Alberto Cavallotti, mette in dialogo la danza di Damiano Ottavio Bigi e la musica del violoncello barocco di Adriano Maria Fazio, tra i più grandi talenti internazionali dell’ultima generazione di violoncellisti specializzati nel repertorio barocco e nella prassi esecutiva storicamente informata. Signs è uno scambio di intenti dove la musica diventa gesto e il gesto diventa fiato. Un gesto da ascoltare e un suono da vedere grazie a un programma musicale che spazia dal Settecento fino alla musica contemporanea: da alcuni movimenti dalle prime tre Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach (1685-1750), il Capriccio in Do minore di Giuseppe Maria Dall’Abaco (1710-1805), passando per Nepdalfele da Signs, Games and Messages di György Kurtág (1926) e, in prima esecuzione assoluta, Quasi una sarabanda di Orazio Sciortino, pianista e compositore siracusano nato nel 1984.

La rassegna prosegue poi al Teatro Goldoni di Venezia, il 16 febbraio, con Dominique Mercy, memoria vivente del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, divo senza tempo, in grado di esprimere un mondo emotivo che solo i ballerini della sua età riescono a portare sul palco. Con i suoi sessantacinque anni dimostra, infatti, che anche in un’arte così fisicamente esigente come la danza, l’intensità data dall’esperienza prevale sull’agilità della gioventù. Ad aprire la serata è That Paper Boy, costruito appositamente a partire dalle caratteristiche del corpo di Mercy dal coreografo Pascal Merighi. In scena si sfidano il silenzio e l’immobilità in una performance tutta incentrata su un plié scomposto che fa fatica a nascere. Un monologo danzante, dove sguardi e gesti minimi comunicano tutta la potenza dell’interpretazione. Completano il programma della serata WAK.NTR Rehab, sei soli commissionati dalla Fondazione Pina Bausch e interpretati da Pascal Merighi, e Songs of Childhood, un delicato duo tra Thusnelda Mercy e Dominique Mercy, che ci avvicina ad un vocabolario coreografico intimo e personale, in un'atmosfera che evoca legami naturali, ricordi e filiazioni, non solo artistiche.

Ultimo appuntamento della rassegna in scena sia al Verdi di Padova sia al Goldoni di Venezia, rispettivamente il 27 e il 29 marzo, è A Fury Tale di Cristiana Morganti, danzatrice tra le più popolari del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch, che dal 2011 ha intrapreso un percorso autonomo come coreografa, riuscendo a definire una propria cifra autoriale, pur mantenendo solida l’impronta bauschiana, e ricevendo importanti riconoscimenti. Le interpreti di questo lavoro sono Anna Wehsarg e Anna Fingerhuth, due gemelle diverse, duellanti e amiche, rabbiose e affettuose. Due corpi messi a confronto, in cerca di un contatto che crei una relazione. Sull'onda di un collage musicale che da Bach viaggia fino al techno-rock, le duellanti-amiche paiono l'incarnazione duplicata di un unico modello di femminilità, capace di narrarci, in modo comico e straziante, il desiderio forsennato del distinguersi e del farsi illuminare dallo sguardo del mondo. Con A Fury Tale Cristiana Morganti, in dialogo costante con le due figure, offre una sua riflessione sensibile, ironica, intensa, sulla bipolarità dell’essere, con uno sguardo attento, complice e pungente.

Il progetto A Pina Bausch prevede la mostra fotografica Visioni e tradimenti. L’incontro con Pina Bausch e il Wuppertal Tanztheater curata da Piero Tauro, fotografo di scena esperto di teatro danza e danza contemporanea, che dal 19 gennaio al Teatro Verdi di Padova e dal 23 gennaio al Goldoni di Venezia rimarrà in esposizione per tre mesi con ritratti di danzatori del Tanztheater Wuppertal. Il 16 febbraio a Venezia verrà presentato il cortometraggio Quello che ci muove. Memorie degli spettatori di Pina Bausch di Rossella Schillaci (videomaker e antropologa visiva), prodotto dalla Fondazione Piemonte dal Vivo in collaborazione con Azul e Pina Bausch Foundation, presenta una raccolta di audio interviste di spettatori che hanno assistito a spettacoli di Pina Bausch in Italia. A introdurre al pubblico la proiezione sarà Susanne Franco, studiosa e ricercatrice dell’Università Cà Foscari di Venezia e curatrice della recente Maratona Bausch.

Oltre alla celebrazione della memoria di Pina Bausch, come di consueto Evoluzioni, la stagione di danza dello Stabile del Veneto ha dato spazio anche al ritorno di una delle migliori compagnie di danza italiane come il Balletto di Roma in scena al Goldoni con Lo Schiaccianoci e al Verdi con Otello entrambi di Fabrizio Monteverde, ma anche per il tradizionale appuntamento con il tango rappresentato quest’anno da Tango Mon amour della Compagnia Tango Brujo con il coordinamento scenico di Laura Pulin (Teatro Goldoni, 9 marzo) e da Piazzolla tango/En tus ojos di Naturalis Labor (Teatro Verdi, 17 aprile). A completare il programma (fuori abbonamento) il 4 e il 5 marzo va in scena prima a Venezia e poi a Padova anche l’eleganza del miglior balletto russo con La rosa d’inverno del Novy Balet di Mosca.