Come per tanti altri prodotti eno gastronomici - e come sovente accade nella vita visto che le cose più importanti ci sembrano capitare per un capriccio del destino – anche per quanto riguarda l’Amarone sembra che il caso abbia svolto una parte determinante.

Si narra infatti di una botte di Recioto, vino ricercato amabile e intrigante che, inspiegabilmente trascurata e abbandonata a se stessa, abbia restituito, dopo una naturale rifermentazione, un prodotto altrettanto eccellente per quanto decisamente differente dal primo, cioè più deciso secco e strutturato.

Fu nel 1953 che sul mercato comparve la prima bottiglia di Amarone, nome che deriva da quello di una delle vallate più belle nei dintorni, Armaron. Comunque sia da quel momento, grazie a un notevole miglioramento delle tecniche di vigna e di cantina, un costante andamento positivo ha accompagnato l’evoluzione di quello che oggi è uno dei maggiori prodotti del nostro comparto vinicolo.

È frutto di un uvaggio ottenuto con il conferimento, in percentuali variabili a seconda dell’annata e del taglio che si vuole ottenere, di diverse uve accuratamente selezionate di Corvina, che apporta struttura colore longevità, di Rondinella, che aggiunge garbo e finezza e infine di Molinara che dona leggerezza e rotondità.

Sono vitigni autoctoni della Valpolicella Classica, una zona splendida di morbide colline alte 250-300 metri, situate nel cuore di un Veneto dolce e accogliente, e collocate a una manciata di chilometri da Verona, la raffinata cittadina scaligera che riflette nella bella contea parte della sua eleganza. O forse, invece, sono proprio le rigogliose coltivazioni di viti, olivi, ciliegi e la ricca vegetazione di cedri, limoni e cipressi delle vallate a impreziosire lo storico centro attraversato dalle anse dall’Adige e dai sospiri degli innamorati.

Il delizioso quadretto è completato dal vicino lago di Garda, che regala le sue fresche brezze rigeneranti e il suo prezioso apporto in termini di mitezza climatica, contribuendo allo sviluppo di un vasto comparto nel quale sono disseminate numerosissime aziende vinicole che vanno giustamente fiere del loro grande vino, un prodotto da tenere molto in considerazione e da avvicinare con attenzione, non tanto per la sua gradazione quanto per la spiccata personalità, non arrembante ma ricercata, e per il notevole fascino, non sofisticato ma genuino.

Le etichette che fregiano le bottiglie di alcune delle aziende produttrici storiche evidenziano una ricerca estetica e di stile di alto livello: sono serie e importanti, alcune con i bordi irregolari e frastagliati, raffiguranti facciate di ville venete, stemmi di nobili casati o paesaggi rurali riprodotti con colori scuri e caldi, mattone, oro e ocra, incorniciate da scritte e decorazioni barocche.

Attualmente, seguendo una antica tradizione, sia il Recioto che l’Amarone sono ottenuti da uve sottoposte, dopo la raccolta, ad appassimento. È una tecnica di vinificazione già diffusa nell’antichità che consiste nel depositare i grappoli selezionati all’interno di fruttai, per un periodo variabile tra i tre e i quattro mesi, durante i quali la disidratazione provoca una concentrazione di estratti e di contenuto zuccherino.

Il risultato esalta le caratteristiche del nettare d’uva. Nel suo colore si riflettono mille sfumature luminose e intense di rubino che rispecchiano l’antica anima e il fascino della contrada. Nei ricchi e balsamici profumi si colgono note di erbe selvatiche, cipresso, ciliegio in fiore, spezie e tabacco. I sapori si raccolgono in un bouquet ampio, avvolgente e vellutato di frutti rossi maturi, di sottobosco e morbida marasca.