Numero 1

È rappresentato da un punto all’interno del cerchio (che rappresenta lo zero, l’origine) e questo punto nel cerchio è il sole. I cinesi lo rappresentano come una linea orizzontale mentre da noi è una linea verticale come l’uomo eretto. In tutte le culture è simbolo maschile e in generale simbolo fallico che crea.

Per Pitagora però l’uno non è né pari né dispari bensì parimpari e quindi dal punto di vista filosofico ha una natura androgena, cioè opera in se stesso e non si è ancora manifestato. Quindi l’uno, o il punto, è il principio di tutte le cose ed è stabile, sia che sia una linea orizzontale, verticale o un punto, ed è anche il simbolo del fuoco (il sole).

Chi ha l’uno nel proprio quadro numerologico deve imparare a diventare autosufficiente e potente, sviluppare la propria identità e fortificare il proprio io, possibilmente attraverso esperienze pionieristiche in cui la sua individualità e unicità regna incontrastata. Necessitando di libertà intellettuale e anche di vita, i numeri 1 sono spesso pionieri ma anche iniziatori, esortano gli altri a cominciare attività e dirigono le situazioni. Sono portati per essere capi, e spesso trovano opposizione nel corso della vita perché propongono ciò che è nuovo, in contrasto con ciò che c’era prima. Professionalmente necessitano di essere dirigenti o leader o di lavorare autonomamente. Sono portati per la competizione e prediligono gli sport competitivi, creano sfide anche dove non ci sono. Hanno accesso a idee originali. Questo è dovuto alla loro fortissima energia mentale che può deformarsi in agitazione.

Quando è in conflitto, l’uno rischia di diventare egocentrico e mettere il proprio io davanti a tutto, non accetta il fallimento e piuttosto che fallire non agisce. Necessita del riconoscimento da parte degli altri che può sfociare nella riverenza. Questo perché non ha nessuna sicurezza in se stesso. Inoltre capita il più delle volte che si lanci in imprese fallimentari (ma questo capita a tutti gli archetipi in generale).

Numero 2

Da qui comincia la presa di coscienza, l’estensione del pensiero creativo, Dio si vede allo specchio e si rende conto della sua esistenza, ma ciò avviene di conseguenza a una divisione; infatti il due è anche il numero del disordine e in diverse culture è un numero negativo anche se necessario, perché il pensiero “io sono”, e rappresentato da due parole. A differenza dell’uno, che è l’archetipo individualista per eccellenza, si separa dall’ego ed è la rappresentazione della moltiplicazione e della reciprocità, e anche fonte di vita (l’acqua) ma è instabile e quindi scuro e buio. È definito dai pitagorici "rea" che deriva da rythmos a indicare l’inizio del tempo, del ritmo e della musica, a differenza di kronos che è sì il tempo ma immobile. Quando Kronos e Rea si incontrano, secondo gli antichi, è il momento in cui nascono gli Dei.

Il due ha bisogno di qualcuno a fianco a sé che gli sia complementare, l’uno offre e brucia mentre il due assorbe e rinfresca. Numero della fecondità, i due sono pazienti, delicati, diplomatici, ricettivi, hanno tatto e sono grandi collaboratori. Cercano spesso di riappacificare i conflitti alla ricerca della pace, amano stare tra le persone. Nei conflitti diventano dipendenti dagli altri e necessitano dell’amore del prossimo, hanno paura di essere privati dall’amore e ciò li rende instabili e lunatici; queste sensazioni sono amplificate dal poco coraggio nel risolvere i conflitti perché non vogliono affrontarli.

Nelle situazioni difficili il due mette un blocco alle emozioni, soprattutto perché si apre in modo incondizionato alla vita e ciò lo porta a grandi delusioni e incapacità, il più delle volte a vedere il male che c’è negli altri, finendo per diventare vittima e quindi come difesa si chiude.

Numero 3

Il tre è una sintesi dell’uno e il due; per la prima volta troviamo armonia perché dopo il disordine e il caos della polarità causata dal due si arriva alla concretizzazione di una forma, il triangolo, prima manifestazione di Dio e condizione perché si crei la materia, ma anche la realtà compiuta, composta da corpo, mente e spirito, e passato, presente e futuro. Corrisponde al regno animale, vegetale e minerale, alla trinità degli dei in culture come quella induista, con Brahma (creazione), Vishnu (conservazione), Shiva (distruzione); è la struttura atomica di protoni, elettroni, neutroni.

Legato all’elemento aria, il tre è un numero socievole e creativo ma manca di organizzazione; spesso pecca di superficialità ed è il primo numero che manifesta la personalità attraverso la fusione dei due opposti, uno e due. I numeri tre dovrebbero sviluppare il più possibile le loro capacità comunicative attraverso la creatività, vivere in modo un po’ teatrale in modo da adattarsi agli altri, e ciò li porta a conflitti d’identità. Sono persone che desiderano dire di sì alla vita e spesso ciò li porta a disperdersi. Ricchi di stile e seduttivi, e gran chiacchieroni, i tre spesso parlano senza freno e questo li porta a usare parole sbagliate e ad essere superficiali, al punto di toccare soglie morali basse senza sentire sensi di colpa perché inconsapevoli. Vogliono essere al centro dell’attenzione proprio come un vero attore di teatro e amano essere unici da un punto di vista estetico.

I numero tre desiderano animare e far gioire gli altri e sono molto popolari perché riescono a rigenerarsi dai propri insuccessi avendo un forte senso dell’ironia. Adorano festeggiamenti e mondanità. Non si sentono capiti perché spesso coltivano l’amicizia in modo superficiale senza creare rapporti profondi. Sono attivi sessualmente e anche curiosi.