Galleria Continua presenta ai Mulini una nuova mostra fotografica di Leila Alaoui, fotografa e regista franco- marocchina. Questa esposizione si impegna a presentare più serie di lavori, al fine di mostrare l’impegno umanista incarnato dall’artista. Lavorando principalmente sul ritratto, le immagini che Leila Alaoui ci ha lasciato testimoniano la sua sensibilità per le diverse realtà sociali vissute dagli emarginati nel mondo, uomini e donne il cui viso sparisce dietro le statistiche e le immagini stereotipate. Artista che ha percorso tutto il globo, Leila Alaoui definiva in realtà la sua missione prima di tutto come sociale. Le persone di cui ha fatto la conoscenza sono testimonianza attraverso i loro ritratti di una realtà difficile. Pertanto gli sguardi catturati sono impressi di una grande umanità, che restituisce ai dimenticati tutta la dignità che meritano. Il primo progetto fotografico di Leila Alaoui, No Pasara, è presentato qui in grande formato. Ponendosi come una sorta di manifesto del suo impegno, questa serie che mescola colore e bianco e nero mostra le molteplici facce di una generazione marocchina che cerca un passaggio verso l’Europa e i suoi miraggi, e che è destinata ad un esilio incerto, sradicata dalla terra del proprio paese. Umile ritrattista, Leila Alaoui ha saputo osservare e ascoltare questi giovani, prendendo la macchina fotografica solo dopo lunghi momenti di incontri e scambi, augurandosi di rappresentare al meglio la vita, i sogni e le speranze di quelli che chiamiamo “Harragas” (coloro che bruciano), così come la necessità che li spinge ad abbandonare la loro terra natìa.

Insieme dei ritratti degli immigrati dall’Africa subsahariana, anche Crossings è espressione dell’incontro. Inizialmente lavoro filmico poi fotografico, la serie tenta di dare la parola alle donne e agli uomini che lasciano tutto dietro di sé per partire alla ricerca di una vita migliore sull’altra costa del Mediterraneo e si imbattono in un cammino disseminato di ostacoli e pericoli, dove alcuni perdono la loro vita. Coloro che resistono fino al Marocco, giunti quasi alle porte dell’Europa, portano su di loro le cicatrici visibili o invisibili di questo viaggio violento e incompiuto. L’intensità dei loro sguardi, delle loro voci, della loro storia forma una continuità con le fotografie di No Pasara. Persone, senza terra né beni, che sperano in un futuro migliore ma sono bloccati in una situazione che sembra essere senza via d’uscita. Marocco o Africa centrale: luoghi differenti e differenti ragioni per fuggire. Eppure emergono lo stesso sradicamento, la stessa speranza – la stessa realtà contro la quale le illusioni si infrangono. Con determinazione, Leila Alaoui si impadronisce dello sguardo su questa realtà, facendosi eco di queste voci lontane e restando ugualmente capace di tradurre con finezza e semplicità la bellezza degli esseri umani, che si dissociano dal loro stato di anonimato.

L’esposizione presenta inoltre uno sguardo sulla serie Les Marocains. Lavoro a lungo termine, il progetto ispirato agli Americans di Robert Frank ha condotto Leila Alaoui a percorrere il Marocco munita di uno studio mobile, delineando durante il corso degli incontri il ritratto poliedrico di un paese attraverso i suoi abitanti. Arabi e Berberi, uomini e donne, adulti e bambini coesistono in un mosaico di tradizioni, culture ed estetiche. Di fronte ad una globalizzazione dilagante, numerosi sono i costumi che a poco a poco spariscono e l’insieme di questi ritratti ne disegna i contorni di un archivio visivo. Ma aldilà del semplice lavoro documentario, Les Marocains è per la giovane fotografa anche un modo per avvicinarsi alle proprie radici e contrapporre alla distanza che la macchina fotografica presuppone una forma di intimità resa possibile dalle sue origini marocchine e ugualmente dai legami stretti con le persone incrociate lungo il cammino. Un modo, in definitiva, di rivendicare un’estetica autonoma, liberata da tutti gli orientalismi e che metta in risalto la dignità individuale e di un paese intero. Nella mostra ritroviamo anche alcuni documenti-video nei quali Leila Alaoui, intervistata, presenta il suo lavoro rivelandosi fedele a se stessa : precisa, umile e premurosa. Leila Alaoui, artista, fotografa e regista franco- marocchina, nasce nel 1982. Studia fotografia all’università, nella città di New York. Il suo lavoro esplora la costruzione dell’identità, le diversità culturali e l’immigrazione nella zona mediterranea. L’artista utilizza la fotografia e l’arte filmica per esprimere delle realtà sociali attraverso un linguaggio visivo che si situa al limite tra il documentario e le arti plastiche. Il suo lavoro è stato esposto a livello internazionale dal 2009, a Parigi all’Institut du Monde Arabe e alla Maison Européenne de la Photographie, in Svezia al Konsthall de Malmö, al Palazzo nazionale della Citadelle de Cascais in Portogallo, al Musée des Beaux-Arts di Montréal in Canada, alla Collection Lambert ad Avignone. L’impegno umanitario di Leila Alaoui include inoltre dei mandati fotografici per importanti ONG come il Danish Refugee Council, Search for Common Ground e l’HCR.

Inviata da Amnesty International per realizzare un lavoro sui diritti delle donne in Burkina Faso, Leila Alaoui resta gravemente ferita durante un attentato terroristico ad Ouagadougou a gennaio 2016. Soccombe alle lesioni il 18 gennaio. La Fondation Leila Alaoui nasce per preservarne il lavoro, difenderne i valori, ispirare e sostenere l’impegno artistico.