L'emicrania è la terza malattia neurologica più diffusa al mondo e la sesta più invalidante. È quanto sostiene un recente studio della Migraine Research Foundation, fondazione newyorkese di ricerca sull’emicrania i cui studiosi ritengono che possa esistere un legame genetico tra le predisposizioni per le emicranie e i disturbi dell'umore come ansia e depressione, in quanto tutte e tre le condizioni sono segnate da squilibri della serotonina, neurotrasmettitore conosciuto anche come "ormone del buonumore”.

Pertanto gli stessi ricercatori suggerirebbero che un trattamento efficace per prevenire le emicranie possa ridurre nel contempo anche i sintomi legati ad ansia e depressione: i livelli di serotonina, infatti, durante le emicranie tendono a diminuire, il che può indicare che l'ormone è coinvolto anche nell'insorgenza del mal di testa. La frequenza di mal di testa sarebbe dunque legata anche all’intensità di attacchi di ansia e depressione. Tra i fattori scatenanti si annoverano sbalzi climatici, stress, alterazioni del ciclo sonno-veglia, scorretta alimentazione e consumo di vino rosso. Non sono del tutto noti i meccanismi che traducono questi fattori in risposte ormonali capaci di innescare gli attacchi di emicrania, ma anche un nuovo studio del National Defense Medical Center, a Taipei, ha dimostrato il legame tra ansia, depressione ed emicranie sospettando che la connessione possa essere genetica. "Considerati insieme, questi risultati suggeriscono che i trattamenti farmacologici preventivi possono ridurre il rischio di depressione e problemi di ansia nei pazienti affetti da emicrania", hanno concluso gli studiosi.

Dichiarata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una delle dieci cause primarie degli anni vissuti in stato di disabilità per uomini e donne, l’emicrania è caratterizzata da ricorrenti attacchi di mal di testa pulsanti o lancinanti, spesso unilaterali, di solito a distribuzione fronto-temporale. Spesso l’attacco è preceduto da un cambiamento di umore, perdita di appetito o nausea e, in alcuni casi, da aura che solitamente si manifesta con alterazioni visive (scotomi). Può essere moderata o grave e la durata può variare dalle quattro alle 72 ore accompagnata spesso da nausea, vertigini, fotofobia ovvero sensibilità alla luce e fonofobia cioè sensibilità al suono, oltre che difficoltà di concentrazione.

Secondo uno studio di Y.W. Woldeamanuel e R.P. Cowan, ricercatori dello Stanford Headache and Facial Pain Program presso la Stanford University School of Medicine di Palo Alto, negli Stati Uniti, a soffrire di emicrania è circa una persona su dieci, con oscillazioni significative soprattutto nel continente americano e ad essere colpite sono soprattutto le donne (con una prevalenza pari al 13.8% rappresenta esattamente il doppio di quella maschile), gli studenti (12.4%) e i residenti nelle zone urbane (11.2%), per cause presumibilmente legate a fattori biologici e agli stili di vita (dati Fondazione Alessandra Graziottin). L’analisi è stata condotta sugli articoli apparsi in PubMed/MedLine, Scopus e Web of Science dal 1° gennaio 1920 al 31 agosto 2015 e complessivamente sono stati presi in esame 302 studi di comunità per un totale di 6.216.995 partecipanti (età media 35 anni, rapporto maschi-femmine 0.91). Dai dati storici emerge la tendenza a un aumento della prevalenza a livello globale che attualmente è dell’11,6% e la prevalenza per continente è del 10,4% in Africa, 10,1% in Asia, 11,4% in Europa, 9,7% in Nord America, 16,4% in Centro e Sud America.