Cortesi Gallery è lieta di annunciare l’apertura di un nuovo spazio a Milano con una mostra dedicata a Nicola De Maria.La mostra riunisce le cinque monumentali tele realizzate da De Maria in occasione della sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1990, e vuole essere un omaggio a questa importante istituzione e agli artisti che negli anni vi hanno partecipato. Si tratta della terza galleria di Stefano Cortesi che, con i figli Andrea e Lorenzo, ha aperto la prima sede a Lugano nel 2013, e, a seguire, una a Londra nel 2015.“La decisione di aprire a Milano” raccontano Andrea e Lorenzo Cortesi “risponde all’esigenza di venire incontro ai collezionisti italiani e intercettare il pubblico internazionale sempre più presente in città grazie alla rapida crescita di musei e fondazioni private, e all’ampia offerta di eventi. Inoltre segna un importante ritorno e omaggio alle nostre origini milanesi. Il nuovo spazio di 350 mq offrirà nuove possibilità espositive rispetto al passato”.

Dalla prima mostra negli spazi ticinesi, Arte italiana ‘60-‘90, progetto che comprendeva opere di Modern Masters come Agostino Bonalumi, Enrico Castellani e LucioFontana, la ricerca della Galleria ha sempre coinvolto esperti, curatori e istituzioni culturali italiane e internazionali, tra cui la Zero Foundation, il Museo d’Arte Contemporanea di Zagabria, l’Archivio Paolo Scheggi, l’ArchivioAgostino Bonalumi, la Raccolta Lercaro a Bologna e molti altri. Merito della Cortesi, tra gli altri, quello di aver presentato per la prima volta su territorio britannico le prime mostre personali di Grazia Varisco, Gianfranco Pardi e del croato Ivan Picelj.“Ho deciso di trasformare la mia passione per l’arte in un’attività” dichiara Stefano Cortesi alla vigilia del nuovo lancio milanese. “Credo di poter dire che siamo riusciti a lasciare un buon segno per la ricerca, la qualità delle esposizioni e delle partecipazioni alle fiere. Ci siamo concentrati sulla parte più storicizzata del dopo guerra, quella degli anni ’50 e ‘60, periodo di grande innovazione dell’arte.

Negli anni scorsi questo settore ha registrato un grande interesse di mercato, permettendocisia di proporre autori già noti, che di fare ricerca intorno ad altri artisti -penso per esempio a Paolo Scheggi -contribuendo a rafforzarne il riconoscimento internazionale. Abbiamo raggiunto visibilità in tempi molto rapidi e ora, dopo aver aperto a Londra e aver consolidato la nostra presenza sulla scena europea, abbiamo deciso di passare a Milano, e per farlo abbiamo scelto di aggiungere un ulteriore tassello alla nostra proposta espositiva. Dopo esserci concentrati su artisti che hanno portato avanti una ricerca devota al rigore dell’ottica, della cinetica e della geometria, abbiamo pensato ora di rivolgere l’attenzione alla pittura e al colore. Negli ultimi anni, abbiamo registrato un calo di attenzione verso gli artisti della Transavanguardia da parte del mercato e di alcuni dealer che li avevano seguiti e promossi negli anni Ottanta e Novanta. Noi crediamo molto nella qualità del loro lavoro e vogliamo dare il nostro contributo per dare adeguata visibilità agli artisti di questo movimento”.

Nicola De Maria è uno dei protagonisti della Transavanguardia italiana, movimento teorizzato da Achille Bonito Oliva a metà degli anni Settanta che, ridimensionando l’ottimismo sperimentale delle avanguardie, si delineava come un’arte di transizione, un movimentodi nomadismo culturale, un eclettismo stilistico, un recupero della pittura e degli stili, astratto e figurativo, condensati in una stessa opera in piena libertà.Nel 1990 Nicola De Maria, invitato per la terza volta a esporre alla Biennale di Venezia, è al Padiglione Italia assieme a Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Dadamaino, Gino De Dominicis, Alberto Garutti, Giuseppe Maraniello, Carlo Maria Mariani, Vettor Pisani e altri.I curatori, Laura Cherubini, Flaminio Gualdoni e Lea Vergine, assegnarono un’intera sala a ogni artista.

Nella sala a lui dedicata, Nicola De Maria realizza un intervento immersivo: grandi campiture di colore sommergono di giallo, rosso, blu, arancio, viola, verde, le pareti della sua sala, sulle quali l’artista installa le cinquegrandi tele in mostra alla Cortesi Gallery di Milano. Con i loro tre metri di altezza l’una, e lunghezze che superano anche i cinque, le Teste Orfiche(così le intitola l’artista, numerandole da I a V) richiamano allo stesso tempo imprecise forme geometriche, paesaggi naturali e immaginifici cieli stellati, ma anche le suggestioni visive di una partitura musicale.

Con la loro ‘violenza’ cromatica, queste opere coinvolgono e avvolgono lo spettatore in uno spazio infinito di colore, vivendo di una particolare luce che sembrano sprigionare piuttosto che ricevere dall’esterno, effetto ottenuto dall’artista con l’utilizzo di pigmenti naturali in un ritorno alle tecniche primigenie della pittura.