Gli oceani della Terra sono in grave sofferenza. Una serie di attività umane sta creando diversi problemi alle forme di vita che li abitano con conseguenze a lungo termine che potrebbero essere catastrofiche. In continuazione ormai ricerche scientifiche ma anche notizie di cronaca forniscono varie indicazioni di una situazione che sta peggiorando.

Un articolo pubblicato sulla rivista Science descrive una ricerca che ha esaminato l'associazione tra il livello di rischio di estinzione e caratteristiche come la dimensione per due gruppi di animali marini, molluschi e vertebrati negli ultimi 500 anni, e li ha paragonati con il passato fino a 445 milioni di anni fa. La conclusione di un team di scienziati guidato da Jonathan Payne dell'Università di Stanford è che oggi gli animali di dimensioni maggiori corrono più rischi di estinguersi, un fatto senza precedenti a causa degli esseri umani.

Ormai fenomeni come il declino della biodiversità e vari problemi negli oceani sono ben conosciuti con grosse incognite per il futuro. Per cercare di capire cosa ci aspetta e possibilmente trovare un modo per evitare una nuova estinzione di massa causata dagli esseri umani, varie ricerche stanno cercando di individuare le chiavi dei vari fenomeni in atto.

Il paleobiologo Jonathan Payne e i suoi collaboratori hanno analizzato il passato per cercare di capire le possibili tendenze future e hanno trovato alcune differenze fondamentali in ciò che sta accadendo negli ultimi secoli in seguito alle attività umane. Essi hanno scoperto che nel passato le estinzioni riguardavano animali di tutte le taglie mentre oggi le probabilità di estinzione aumentano con la loro taglia.

Questo studio non riguardava specificamente le cause dell'estinzione dei grandi animali marini ma i risultati sono coerenti con i dati di altre ricerche che indicano gli esseri umani come colpevoli. In particolare, a essere sotto accusa è la pesca, che colpisce soprattutto le specie di taglia maggiore. L'industria ittica sfrutta innanzitutto le specie più grandi per poi passare ad altre sempre più piccole quando le prede di taglia maggiore scarseggiano o addirittura spariscono.

Si tratta di uno schema simile a quello visto con gli animali che vivono sulla terraferma. Da millenni la caccia provoca danni in vari ecosistemi e gli animali di taglia maggiore sono quelli che vengono uccisi per primi. Nei mari questo fenomeno è cominciato più recentemente, quando la tecnologia navale ha permesso una crescita della pesca nelle profondità degli oceani.

Se la pesca sta colpendo soprattutto animali di grossa taglia, l'inquinamento degli oceani causato dai materiali plastici che vi vengono gettati sta provocando problemi generali agli animali marini. Solo nel corso del 2016 varie notizie di cronaca hanno fatto riferimento al ritrovamento di balene e tartarughe morte nei cui stomaci sono stati trovati rifiuti di plastica.

Nello scorso agosto una notizia raccontava la storia di un gruppo di pescatori avvicinati da una balena in cerca di aiuto per togliersi un sacchetto di plastica incastrato nella sua bocca. Si è trattato di una delle poche storie con un lieto fine ma in moltissimi altri casi le cose vanno ben diversamente.

Un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports descrive una ricerca che si è concentrata sul problema dei frammenti microscopici di plastica che finiscono nei mari e vengono mangiati da animali anche molto piccoli. Un team di ricercatori delle università di Bristol e Oxford ha esaminato animali che vivono nei fondali del mare aperto come crostacei di varie specie e i cosiddetti cetrioli di mare.

Negli esami, i ricercatori hanno adottato un approccio forense per evitare contaminazioni esterne. Il risultato è che anche nelle profondità dei mari ormai penetrano microfibre di plastica che possono essere ingerite da vari animali. Sono stati trovati diversi materiali plastici come poliestere, nylon e acrilico.

Si tratta di problemi ambientali sempre più seri che si aggiungono ad altri come la riduzione dell'ossigeno e l'acidificazione, rilevati in altre ricerche recenti. Qualche iniziativa viene presa per almeno mitigare alcuni attacchi alla salute degli oceani ma ci sono troppe attività umane che rischiano di far collassare gli ecosistemi marini. C'è il serio rischio che entro pochi decenni comincino estinzioni di massa e in quel caso anche la vita sulla terraferma verrebbe colpita.