Il lavoro pittorico e visivo di Francesco Zavattari, fin dalla sua prima mostra nel 2002, quando era ancora studente di arte, non ha né scopo politico né, la maggior parte delle volte, sociale. Ciò non significa che l'artista sia alienato dalla realtà. Esattamente l'opposto. Semplicemente il suo interesse è teso alla ricerca della Bellezza nei suoi differenti aspetti e prospettive, esprimendosi attraverso varie forme. La Bellezza non sempre canonica, la bellezza del caos, la bellezza delle semplici cose, la bellezza della vita di tutti giorni, delle emozioni, di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. È in questo contraddittorio dualismo (solo apparente) che si muove la sua sensibilità, la sua creatività e la sua espressività.

A costituire un'eccezione, My Art is Female: la prima serie del progetto, il cui intento è quello di svegliare le coscienze e promulgare nuovi modi per combattere la violenza contro le donne, scaturisce da una sfida dell'associazione portoghese per la difesa dei diritti delle donne UMAR, all'inizio del 2015. L'artista e l'associazione hanno condiviso l'ideazione di questo lavoro. Dopo lo sviluppo delle attività di UMAR e a seguito della realizzazione di opere ad hoc da parte dell'artista, è stato proposto al Museo Quinta de Santiago, un museo comunale di Matosinhos (di cui sono coordinatrice e museologa) non solo di ospitare l'evento conclusivo del progetto, ma anche di presentare la mostra My Art is Female. Prima di essere coordinatrice e museologa, sono una donna, genere femminile. Nell'organizzare e promuovere uno spazio museale, l'opportunità di presentare questo tipo di mostre socialmente impegnate costituisce senz'altro un valore aggiunto allo scopo che un museo si prefigge: formare un pubblico capace di influenzare cambiamenti e agire come centro di diffusione culturale che possa fondare valide basi per una società illuminata. Chiaramente, è stato con grande piacere e senso civico che abbiamo subito risposto a questa proposta.

In questa mostra, Francesco ci spiega perché l'universo femminile e tutta la complessità che esso rappresenta gli è così caro, tanto da “rompere” la promessa di non fare un'arte che abbia scopi politici e/o sociali. “Da bambino mio padre mi ripeteva spesso le donne non si toccano nemmeno con un fiore. Una frase semplice ma molto incisiva. Un modo diretto e pratico per alludere al corpo femminile come a un inviolabile sacrario. Sono cresciuto quindi con l'automatica e ovvia percezione che la violenza su una donna fosse qualcosa di semplicemente inconcepibile, tanto dal punto di vista teorico quanto da quello pratico. Qualcosa di non attuabile. Forse non sono il personaggio più adatto a promuovere questo tipo di lavoro perché non ho mai creduto nella parità fra uomo e donna: ho sempre attribuito alla donna qualcosa in più. Tuttavia, superato questo vizio di forma, sono orgoglioso di mettere la mia arte al servizio di questa realtà, con la speranza che possa contribuire a iniettare un antidoto contro ogni barbarie”.

L'intera serie è guidata dall'evidenza di un confronto interiore, di una necessaria e(ri)voluzione. In Hidden Bastards, per esempio, Zavattari rappresenta una moltitudine di volti dagli occhi chiusi. Dove sono i mostri e chi vuole vederli? Vogliamo affrontarli e fare la differenza? La composizione caotica e frenetica si risolve in un'inaccettabile percezione di quella violenza e brutalità con le quali le donne devono aver a che fare. Nel lavoro successivo c'è un incontro con l'osservatore, una sfida: due lati dello stesso dipinto, due parole: “Cosa vedi? Rispetto? Violenza? Da quale parte vuoi stare?”.

Un altro interessante aspetto da considerare è l'uso del colore: per esempio, Victim and The Beast è uno dei più intensi quadri della serie, dove caos e violenza sono evidenti, ma dove il riferimento al “rosso” è più sottile. Forse la violenza più grande è quella che non si vede...

Le due tele risultato delle Live Performance di Braga e Porto danno speranza. Queste composizioni sono una sintesi di idee ed emozioni condivise, espresse in tempo reale in quel preciso momento e luogo: una chiave per aprire le menti e per respingere il preconcetto secondo il quale la donna è inferiore all'uomo e per affermare che il rispetto e la parità di idee hanno trovato un riparo sicuro.

Il seme è stato piantato.

Francesco, uomo e artista consapevole dello sviluppo della società, sapeva che, una volta iniziato questo percorso, sarebbe stato molto difficile fargli smettere di usare le sue “armi” in questa battaglia.

Il passo successivo del progetto My Art is Female è Skin Edition: sul corpo di una donna solo arte e colore. In questa serie, Francesco disegna sulla pelle di diverse donne, fotografando il risultato finale. Ognuna di esse appone la firma autografa sulla propria foto: come un soldato, un combattente.

Per la prima di queste immagini, Francesco ha simbolicamente scelto di disegnare sulla pelle della madre. “Faccio della pelle di mia madre, che per prima mi ha insegnato il valore del corpo femminile, il più semplice e diretto veicolo per esprimere un principio basilare ma mai scontato: se tocchi una donna sei solo un bastardo”.

La scelta di tecnica e supporto per diffondere questo specifico messaggio non è chiaramente casuale. La pelle è la parte visibile del nostro corpo, attraverso il quale possiamo comunicare non solo con le parole, ma anche con i gesti, o in assenza di essi. La bocca è l'interfaccia del nostro pensiero. Ma il linguaggio ha bisogno di decodifica, traduzione. Il disegno invece è universale, le figure e gli oggetti che l'artista dipinge appartengono a un vocabolario globale, che ognuno di noi è in grado di identificare e riconoscere. Nello stesso tempo, usando la pelle femminile, il messaggio diviene ancora più potente: la donna, il suo corpo, la sua pelle non possono/non dovrebbero essere oggetto di brutalità. Dovrebbe portare con sé solo bellezza, essendo questo corpo origine della vita umana.

Per gli antichi e per alcune tribù indigene, l'arte di dipingere il corpo è un rituale per raggiungere certi livelli di consapevolezza, un modo per avvicinarsi al divino o anche una forma di guarigione e protezione. Nel suo libro Decorated Skin, Karl Gröning ci dice che la decorazione del corpo è forse la massima forma di espressione artistica che crea una seconda pelle, come “testimonianza della società in cui viviamo”.

Nei disegni e nei colori che decorano la pelle di Maria Grazia, Rebecca, Katya, Elisabetta e delle altre donne che seguiranno c'è il messaggio “Sul corpo di una donna solo arte e colore”.

Il grido della battaglia.

Testo di Claudia Almeida - Curatrice e museologa portoghese
Traduzione di Silvia Cosentino