Professore associato di Scienza delle Finanze presso l’Università Bocconi e coordinatrice della Dondena Gender Iniziative, i suoi interessi di ricerca sono Economia Pubblica, Sistemi di welfare, Economia e Politiche di genere, con numerose pubblicazioni e collaborazioni a testate internazionali.

Cosa si sente di raccontarci di lei (gioie e delusioni, sogni e realtà, piacere e dolore… )?

Ci sono tante cose… Sono una donna, madre, moglie, figlia, amica, con le sue ansie, le gioie e le debolezze, come tutte le altre. Sicuramente sono determinata e ambiziosa, un tratto che ritengo positivo, se significa chiedere a se stessi sempre il massimo. Questo mi ha sempre dato tanta forza, anche se mi ha fatto spesso scontrare con la realtà in modo violento. La mia prova maggiore è stata quando sono diventata madre per la prima volta, non ero pronta, e ho dovuto mettere a fuoco tutta la mia energia e la mia determinazione per superare una delusione lavorativa che poteva compromettere per sempre il mio percorso futuro, mentre, allo stesso tempo, scoprivo il mio essere mamma. La mia gioia maggiore invece è essere riuscita a fare sempre quello che mi piaceva di più e che sapevo e so tuttora fare meglio, cioè studiare, appassionarmi a temi sempre nuovi e sempre più complessi e provare a dare un contributo scientificamente rigoroso e al tempo stesso utile al progresso della nostra società. La mia soddisfazione è sentire crescere in me la passione verso quello che faccio e soprattutto riuscire a comunicarla, insieme ai contenuti. Adoro parlare con gli altri, conoscere nuove persone, le loro esperienze, le loro idee, mi nutro di ogni nuovo incontro e lo coltivo con naturalezza, e ogni giorno di più sento quanto sia indispensabile allargare i propri orizzonti.

La sua immagine esteriore come “personaggio” pubblico e il suo sentire come persona…

Il mio ruolo come personaggio pubblico è legato alle mie ricerche, in particolare quelle sul ruolo della donna nell’economia e alle politiche per la parità di genere. Coincide dunque con una parte che ritengo importante nel mio lavoro di studiosa, quella di far conoscere e diffondere i risultati degli studi (miei e di altri) per aumentare la consapevolezza e migliorare la cultura verso la parità di genere, un obiettivo verso il quale tanti passi avanti sono stati fatti negli ultimi decenni, ma tanti ancora rimangono da fare. Possiamo dire che, visto che il mio ruolo esterno si limita a questa sfera, esso coincide profondamente con il mio sentire come persona. Infatti, mi sono avvicinata a questi temi, non solo come studiosa spinta dall’interesse di capire i meccanismi da cui si generano le disparità di genere e dalla volontà di contribuire a disegnare e promuovere misure per superarli, compreso scuotere la cultura dominante, ma anche come donna, con la mia storia, con la mia esperienza di madre, dedita e appassionata del suo lavoro e desiderosa di affermarsi in un mondo del lavoro molto competitivo.

Donna di oggi: possiamo parlare di liberazione, integrazione, o…

Possiamo parlare di “rivoluzione silenziosa”: il ruolo delle donne nella società cambia giorno dopo giorno, un cambiamento lento, silenzioso, ma inarrestabile e con una portata enorme, rivoluzionaria.

Donna e/è potere: cosa ne pensa?

Le donne cominciano ad avvicinarsi ai luoghi di potere, ma sono ancora poche ad averli raggiunti. Purtroppo si pensa ancora spesso che il potere sia una prerogativa maschile, gli ostacoli per le donne sono molteplici e a volte sono le donne stesse a non mettersi in gioco e a fuggire dal potere, come se fosse negativo ambire a esercitarlo. In realtà le donne sono capaci e determinate, spesso più degli uomini, quello che manca sono gli incentivi corretti e la cultura della parità.

Stereotipo e realtà della donna milanese…

Lo stereotipo che mi viene in mente, avendo un marito napoletano, è della donna milanese sempre di corsa, sempre con mille cose da fare, con tanta energia, ma anche troppo stressata (e stressante, direbbe lui…) e un po’ perfezionista… La realtà è che siamo molto concrete e ci piace impegnarci ma anche vedere i risultati, non amiamo perdere tempo o dissipare energie in contesti vaghi…

Come rappresenterebbe il rapporto donna-uomo contemporaneo: confronto o scontro?

Confronto, sicuramente, che non vuol dire che si vada sempre d’accordo, ma che la logica di fondo deve sempre essere positiva, costruttiva, solo insieme si riesce a raggiungere i risultati migliori. È provato che in qualsiasi organizzazione, dalla famiglia all’azienda al Paese, uomini e donne insieme portano valore e ricchezza, ognuno con le sue qualità, con le sue caratteristiche e i suoi tratti principali. È anche provato che la condivisione tra uomini e donne, per esempio del lavoro di cura (bambini, anziani), è la chiave vincente per avere più occupazione femminile ma anche più fecondità, i due principali ritardi del contesto socio-economico Italiano.

Sessualità, maternità, lavoro: tre fili che s’intrecciano, confliggono o si elidono?

Si intrecciano, è impossibile isolare un aspetto dall’altro, anche se spesso ci sembra così difficile trovare un equilibrio. È una sfida continua, ma alla fine credo che sia quello che rende le donne più forti e soddisfatte. Certo, se il contesto (partner, famiglia, aziende, governo… ) supportasse di più la donna nei suoi ruoli molteplici, sarebbe un po’ più semplice.

Esiste un approccio femminile all’economia?

Le donne hanno caratteristiche diverse dagli uomini, per esempio sono più avverse al rischio. Si è detto che se Lehman Brothers fossero stati Lehman Sisters non avremmo avuto una crisi finanziaria così disastrosa. Io preferisco pensare che Lehman brothers and sisters sia la risposta giusta: le donne hanno un approccio più prudente, ma sono complementari agli uomini. Altri studi mostrano che le donne decisori di politiche pubbliche influenzano l’agenda su cui si decide: per esempio, in politica se non ci sono donne, più difficilmente si parlerà di temi come asili nido, spese per le famiglie, che invece sono importanti per lo sviluppo delle nostre società.

Ha scritto Donne in attesa. L’Italia della disparità di genere, qual è la situazione, oggi?

Purtroppo il tasso di occupazione femminile italiano è ancora fermo al 47%, lo stesso valore del 2010, anno in cui abbiamo scritto il libro. Siamo ancora in attesa, da questo punto di vista. La situazione è però molto migliorata in altri aspetti, in particolare per la presenza femminile ai vertici delle società. Grazie alle legge Golfo-Mosca che impone quote di genere per i consigli di amministrazione e collegi sindacali delle società quotate e a controllo pubblico, le donne in queste posizioni sono aumentate dal 6% all’attuale 27%. Si tratta del progresso più significativo in Europa. Un cambiamento che ha portato anche a un rinnovamento delle posizioni e a una maggiore competitività con un livello di qualità più alto, quindi a beneficio delle aziende stesse e alla fine di tutta l’economia.

Coordina la Dondena Gender Initiative, unità di ricerca dedicata agli studi di genere dell’Università Bocconi: ce ne può parlare?

La Dondena Gender Initiative (DGI) è nata come unità di ricerca per gli studi di genere in campo economico e sociale. La ricerca sul ruolo della donna nell’economia e società è sempre più diffusa. Siamo consapevoli che nelle economie moderne la promozione del talento femminile, dall’istruzione al lavoro, sia una delle risposte più promettenti alle sfide globali che dobbiamo affrontare. La nostra ricerca non si limita ad essere rigorosa e coerente agli standard delle migliori università del mondo, ma si propone anche di avere un impatto e un’influenza concreta sui policy-makers, sui media, sulla cultura dominante, in particolare analizzando e proponendo le misure da adottare a favore della parità di genere. L’Italia soffre di gravi ritardi in questo campo (siamo al 111esimo posto su 145 paesi per opportunità economiche alle donne, secondo il World Economic Forum, Gender Gap Report 2015) e la DGI coglie la sfida lanciata agli studiosi di politiche pubbliche chiamati a contribuire per individuare le misure più appropriate di superamento di questi ritardi.

Uno dei suoi interessi è il rapporto tra pubblico e privato in economia…

È fondamentale la cooperazione tra pubblico e privato per migliorare la qualità di vita, in particolare delle lavoratrici e per promuovere il lavoro femminile. Per esempio, se le aziende pensano che è il pubblico a doversi occupare del supporto alle famiglie nella cura della prima infanzia (asili nido), mentre il pubblico pensa che sia compito delle aziende non ne usciamo: il pubblico dirà che ha poche risorse di questi tempi e il privato che è troppo piccolo e il costo troppo grande per risolvere i problemi di pochi lavoratori direttamente interessati. Collaborazione pubblico-privato e anche tra privati e tra enti pubblici è la chiave di volta.

Qual è il rapporto della Bocconi con Milano?

La Bocconi, che è un’istituzione che premia il merito, in cui ognuno, sviluppando al meglio il proprio talento, è al servizio del bene comune, è intimamente collegata alla città di Milano, ne è parte integrante. Da un lato è una delle istituzioni che dà prestigio alla città, dall’altro da sempre si nutre dei tratti migliori dell’operosità e dell’efficienza milanese per trasformarli in valori esportati nel mondo. La Bocconi accoglie studenti da tutta Italia, e anche da altre parti del mondo, e contribuisce a integrare a Milano tanti ragazzi provenienti da luoghi diversi. Allo stesso tempo la Bocconi non si chiude su Milano: sono pochi quelli che sono passati dalla Bocconi e hanno sempre vissuto solo a Milano.

Quale ruolo ha Milano nell’economa nazionale e internazionale?

Milano è la città più all’avanguardia d’Italia e la più internazionale, è una città europea, e sono le capitali europee il nostro confronto diretto. Questo significa che ancora abbiamo ampi margini di miglioramento in campo economico, ma questa sfida è sicuramente lo stimolo che Milano non perde mai di vista.