Aperta al pubblico da, venerdì 15 maggio 2015, nella sala delle Reali Poste, la mostra Gianfranco Ferroni agli Uffizi. L’esposizione – visibile fino al 5 luglio, dal martedì alla domenica in orario 10-17 con ingresso libero – propone una selezione di 34 opere, tra pitture e altre tecniche, che rappresentano un arco temporale che dal 1956 arriva fino al 1998.

Curata da Vincenzo Farinella, l’esposizione ruota intorno alla donazione alla galleria fiorentina di due opere del pittore livornese, ma milanese e poi bergamasco d'adozione: si tratta di una delle tele più importanti realizzate dall'artista scomparso nel 2001, dal titolo Senza resurrezione, dipinta per la Biennale veneziana del 1968, e della sua incisione su rame.

Una tela "mai vista"

La donazione è un dipinto monumentale (cm 223 x 177,5) dove l'artista ha inteso tracciare un consuntivo delle ricerche condotte negli anni Sessanta intorno al tema della sopraffazione e dei soprusi di cui è vittima l'individuo nella società moderna: in particolare, in questa tela, intono alla figura giovanile e smagrita del pittore distesa come una vittima sacrificale su un lettino da sala anatomica, riecheggiano le memorie dei campi di sterminio nazisti, ma filtrate attraverso il ricordo di alcune grandi scene di compianto dei secoli passati, dalla Morte della Vergine di Caravaggio al Louvre alle Deposizioni di Cristo nelle acqueforti di Rembrandt. Il dipinto avrebbe dovuto occupare il centro ideale della sala dedicata a Ferroni dalla Biennale veneziana del 1968, ma non fu mai vista da nessuno, dal momento che, come forma di clamorosa protesta per le violenze sugli studenti che manifestavano in occasione dell'inaugurazione, l'artista girò tutte le sue tele verso il muro, lasciandole invisibili a tutti fino al termine dell'esposizione.

Oggi, grazie alla generosità di Arialdo Ceribelli, amico “storico” e curatore dell'opera di Ferroni, il monumentale dipinto entra a far parte stabilmente delle prestigiose raccolte degli Uffizi, in particolare della collezione degli autoritratti.

“Il dono alla collezione degli autoritratti degli Uffizi della grande tela con la sofferta effigie di Ferroni – ha detto Antonio Natali, Direttore della Galleria degli Uffizi - consente di rinnovare la riflessione su uno degli artisti più lirici del Novecento italiano. Proprio l’opera che oggi entra in Galleria (e che nella Sala delle Reali Poste sarà esibita insieme ad altre capaci di delineare, sia pur succintamente, il percorso linguistico e poetico di Ferroni) dà la misura del trasporto di lui per quei maestri dei secoli trascorsi che rendono nel mondo ambìta la Galleria degli Uffizi”.”.

“Evidentemente per Ferroni si tratta di una vera e propria consacrazione – ha aggiunto Vincenzo Farinella, curatore della mostra - negli spazi del più importante museo italiano di pittura antica: anche per questo si è voluto raccogliere attorno a Senza resurrezione una selezione di una trentina di altri dipinti (oltre due disegni e a un’incisione, per accennare al livello straordinario toccato da Ferroni anche nel campo della grafica), in grado di permettere al grande pubblico della galleria fiorentina di seguire, passo passo, l'itinerario pittorico di Ferroni, nelle sue diverse, apparentemente contrastanti fasi, dagli anni Cinquanta, quando l'artista a Milano è uno dei protagonisti di quella corrente che sarà definita “Realismo esistenziale”, fino agli anni Novanta, quando a Bergamo culmina la sua ricerca, assorta e solitaria, sui volumi e sulla luce, in uno struggente recupero dei valori costituiti da alcuni grandi maestri del passato, da Antonello da Messina a Vermeer”.