A cura di Antonia Nessi e Cristina Sonderegger, l’esposizione è stata realizzata in collaborazione con il Musée d’Art et d’Histoire di Neuchâtel dove si è svolta la prima tappa. Al Museo Cantonale d’Arte il percorso espositivo si sviluppa su tre piani e presenta circa 170 opere dell’artista. Scandita in sette sezioni cronologico-tematiche, l’esposizione invita lo spettatore ad immergersi nell’universo espressivo di Ferrari mediante la messa in dialogo delle diverse tecniche con le quali egli si è confrontato. La pittura, il disegno, l’incisione, i meta-linguaggi quali il collage, ma anche assemblaggi di oggetti trovati sono posti a confronto in un rapporto a-gerarchico con l’obiettivo di mostrare la ricchezza della produzione artistica di Ferrari.

Attivo tra il Ticino e Milano – dove ha vissuto fino al 2007 prima di rientrare definitivamente a Cadro – Ferrari è da annoverare tra le figure di rilievo della realtà artistica della Svizzera italiana e della Lombardia del secondo dopo guerra. Raccogliendo diverse eredità culturali, fa emergere nelle sue opere la continua ricerca e perdita della figura, specchio degli stati d'animo dell'artista, ma anche riflesso della storia e della realtà socio-politica contemporanea di cui Ferrari è un acuto e critico osservatore. Agli inizi degli anni sessanta, dopo la formazione all’Accademia di Brera, quando esordisce sulla scena milanese con una mostra presso la Galleria delle Ore, la sua produzione è marcata da una gestualità di memoria informale da cui aspira a emanciparsi. Il confronto con la Pop Art americana in occasione della Biennale di Venezia del 1964 segna una svolta definitiva nel percorso verso la conquista di una figurazione autonoma. Nascono opere caratterizzate dalla tensione tra forme organiche e forme artificiali, riflesso di un mondo naturale e di una società che ha perso la propria dimensione rassicurante, e che raggiungerà l’espressione più drammatica nella serie di opere del “periodo nero”. Il ritorno del colore all’inizio degli anni novanta coincide con l’apparizione di nuove tematiche: il confronto quotidiano con l’immigrazione africana che tocca particolarmente la capitale lombarda in cui l’artista vive e il viaggio a New York del 1994 sono le principali fonti d’ispirazione. L’ultimo quindicennio è caratterizzato dalla trasposizione in immagine dell’incessante dialogo tra la condizione intima e individuale dell’artista e il destino collettivo di un mondo sempre più fragilizzato e conflittuale. Oltre che nei dipinti e disegni, tutto ciò è registrato dall’artista, quasi ossessivamente, anche nei taccuini Moleskine, a loro volta esposti in mostra. Accanto alle opere il pubblico potrà visionare una serie di filmati tra cui “Walker. Renzo Ferrari” del regista Villi Hermann, girato nel 2004 sulle orme dell’artista, tra Cadro, Milano e New York.

Renzo Ferrari nasce l’8 febbraio 1939 a Cadro, presso Lugano, nel Canton Ticino. Nel 1954 si trasferisce a Milano dove frequenta dapprima il liceo artistico e poi l’Accademia di Belle Arti di Brera dove è allievo di Guido Ballo, Pompeo Borra e Gianfilippo Usellini. Nel 1959 compie un viaggio a Monaco di Baviera, dove rimane fortemente impressionato dal “Giudizio universale” di Hieronymus Bosch alla Alte Pinakothek e dagli espressionisti tedeschi al Lenbachhaus. Nel 1962 conclude la formazione accademica con una tesi sull’opera grafica di James Ensor. Risale allo stesso anno anche la prima mostra personale alla Galleria delle Ore di Milano dove esporrà regolarmente fino alla fine degli anni ottanta. La capitale lombarda diventerà la sua residenza principale fino al 2007. Alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia del 1962 e del 1964 rimane particolarmente colpito dall’opera di Alberto Giacometti e dalla Pop Art. Sempre nel 1964 compie un viaggio in Belgio e in Norvegia, dove conosce e apprezza l’opera di Constant Permeke e Edvard Munch. Gli viene inoltre conferito il Premio Diomira per il disegno a cui farà seguito dieci anni dopo il Premio Feltrinelli per la pittura nell’ambito della XVIII Biennale regionale d’arte della Città di Milano. Nel 1977 tiene un’esposizione personale alla Galleria Bergamini di Milano. Affitta uno studio all’Isola d’Elba dove soggiornerà durante i mesi estivi fino al 1980. Tra la fine degli anni settanta e la fine degli anni ottanta partecipa a diverse mostre personali e collettive in Ticino e nel Nord Italia. Si rilevano i riconoscimenti critici di Gianfranco Bruno, Stefano Crespi, Marco Goldin, Giancarlo Majorino, Domenico Montalto, Francesco Porzio, Arturo Carlo Quintavalle, Harald Szeemann, Roberto Tassi, Giovanni Testori. Risale al 1990 la prima importante mostra antologica allestita alla Civica Galleria d’Arte Villa dei Cedri di Bellinzona, dove dal 1999 l’artista ha lasciato in deposito un importante fondo di dipinti e opere su carta. Nel 1995 effettua il primo viaggio a New York a cui ne farà seguito un secondo nel 2004. Lo stesso anno ha luogo una mostra personale alla Villa Ciani di Lugano ed esce il film “Walker. Renzo Ferrari”, realizzato da Villi Hermann. Nel 2009 gli è conferito il Premio Morlotti alla carriera. Nel 2011 e nel 2013 pubblica due volumi: il primo dedicato alla grafica, il secondo ai dipinti. Risale sempre al 2013 la mostra personale presso lo Spazio Tadini di Milano. Nel mese di novembre del 2014 viene inaugurata al Musée d’art et d’histoire di Neuchâtel la prima tappa della mostra “Renzo Ferrari. Visioni nomadi”, prima esposizione personale dell’artista in Svizzera romanda.