Il 15 aprile 2015 alle ore 19 inaugura la mostra personale di Giuseppe Gallo, dal titolo Il quinto quarto – a cura di Marcello Smarrelli - realizzata nell’ambito delle iniziative volte a celebrare i 10 anni di attività della Fondazione Pastificio Cerere e i 110 anni dalla costruzione dell’edificio dove è situata. La mostra sarà aperta al pubblico dal 16 aprile al 30 maggio 2015.

A dieci anni dalla sua nascita la Fondazione rende omaggio - con un ciclo di sei mostre dedicate a Ceccobelli, Dessì, Gallo, Nunzio, Pizzi Cannella e Tirelli – ai protagonisti di quel fermento culturale e creativo che dagli anni Settanta anima la vita dell’ex pastificio. Questi sei artisti, noti come “Gruppo di San Lorenzo”, sono coloro che per primi hanno riconosciuto le potenzialità di questo luogo dismesso, decidendo di trasferirvi i propri studi. Pur confrontandosi quotidianamente, hanno elaborato un linguaggio autonomo dagli esiti differenti che contribuisce ancora in maniera determinante a movimentare la scena dell’arte contemporanea, dimostrando che si può essere radicati in un posto, o addirittura in un edificio, ma allo stesso tempo far parte della grande comunità artistica internazionale.

Per la progettazione delle mostre non è stato indicato agli artisti nessun concept preciso, ma si è lasciata la possibilità di costruire e presentare un percorso all’interno della loro lunga ed articolata produzione. Queste sei mostre sono altrettanti viaggi ideali nell’immaginario, nelle fonti di ispirazione e nell’universo di segni di ogni artista, intrecciati ai racconti e alle testimonianze degli anni vissuti nell’ex Pastificio in rapporto con la città, con gli amici, con i collezionisti e i galleristi e tutti quelli che hanno avuto un ruolo significativo nel tessere le trame di queste storie.

Con quinto quarto si indicano le interiora, le frattaglie, quei tagli di carne che non vengono ricavati dai tradizionali quattro quarti dell’animale da macello, rientrano nel termine anche le rigaglie dei volatili. Il loro uso in cucina è molto antico, ne abbiamo testimonianze già al tempo degli Etruschi, per i quali le interiora avevano anche un valore religioso. L'aruspicina, infatti, era l'arte divinatoria praticata dall’antico popolo italico e consisteva nell'esame delle viscere di animali sacrificati per trarne segni divini e norme di condotta. La passione per questo cibo prosegue nel Medioevo e nel Rinascimento, fino alla cucina moderna di Auguste Escoffier e di Pellegrino Artusi.

La scelta del titolo pone l’accento su quell'ironia spesso irriverente che caratterizza il linguaggio di Giuseppe Gallo, insieme alla sua capacità di lettura trasversale della realtà. Il quinto quarto gioca con l’assonanza tra i termini interiora e interiore, quest'ultimo inteso nel suo senso filosofico di introspezione e analisi della propria identità. Dal nesso semantico tra interiora e interiore, cioè una parte di scarto, sporca contrapposta ad una nobile e preziosa, si rivela una possibile chiave di lettura dei lavori. Rimane costante la ricerca di un dialogo con la natura, che si risolve in un approccio al tempo stesso organico e geometrico, coadiuvato dal potere astrattivo del disegno. Su tutto domina l’operare dell’artista, quella capacità di trasformazione alchemica che, molto vicina a quella del cuoco, sa trasformare-mutare attraverso tecnica, conoscenza e fantasia una parte considerata spuria in un cibo per palati sopraffini.

Il punto focale è la scultura site specific – da cui prende il titolo la mostra - composta da una trama di legni intrecciati che creano una membrana autoportante. L’opera si delinea e cresce ai confini di un rettangolo aureo idealmente disegnato e divide lo spazio in due parti: una nobile, l'altra contaminata. Sempre all’idea della proporzione aurea fanno riferimento i due grandi dipinti dal titolo Secondo aureo e Terzo aureo, frutto della più recente produzione dell’artista e qui esposti per la prima volta.

Per Giuseppe Gallo è un ulteriore momento di riflessione sulle relazioni uomo e natura che seguono quella sua visione per cui “la natura delle cose non possiede rigidità proprie, ma ha nell’equilibrio il criterio dominante delle sue creazioni”: proprio dalla ricerca di questi equilibri, in cui ogni elemento è connesso all’altro, ha origine l’operare dell’artista.

Giuseppe Gallo nasce a Rogliano (CS) nel 1954. Vive e lavora a Roma dal 1976, anno in cui inaugura la prima personale presso la Galleria Ferro di Cavallo. Dal 1979 approda in ambito internazionale con Europa ’79 a Stoccarda. In questi anni stabilisce il suo studio nell’ex-pastificio Cerere, dove lavora tutt’oggi, e si moltiplicano le iniziative nazionali ed internazionali: le mostre presso la Galleria Ferranti di Roma, le rassegne al Groninger Museum a Groningen, al Haus am Waldsee a Berlino nel 1981, l’esordio a New York con la Annina Nosei Gallery nel 1983, la partecipazione alla collettiva Atelier a cura di Achille Bonito Oliva nel 1984, L’Italie aujourd’hui/Italia oggi a Nizza e la mostra Anniottanta a Bologna nel 1985. Nello stesso anno è invitato a partecipare alla XIIIe Biennale de Paris. Tra il 1986 e il 1992 si susseguono quattro personali da Sperone Westwater a New York e le collaborazioni con L.A. Louver di Venice, Akira Ikeda di Tokyo, la Galleria Di Meo a Parigi e la Galleria Triebold di Basilea. Partecipa alla Biennale di Venezia sia nel 1986 che nel 1990 con una sala personale nel Padiglione Italia. Nel 1990 inaugura la mostra Giuseppe Gallo. Oh Vocazione allestita prima a Roma, presso la Galleria Gian Enzo Sperone, e successivamente a Milano presso la Galleria Claudia Gian Ferrari Arte Contemporanea, dove esporrà nuovamente nel 1995 con la personale Giuseppe Gallo. Con le unghie della purezza. Risalgono al 1989 e 1993 due personali presso la Galleria di Alessandro Bagnai a Siena: Gallo è pazzo e Giuseppe Gallo. Danza armonia sui volti/sfiora le ciglia/e fermati sulle labbra di chi ride. Nel 1998 presenta la personale Tempus edax rerum. Seven Sculptures Measuring Time and Gallo’s Twenty-four Hours a Vienna, presso la Galerie Ernst Hilger, e successivamente a Parigi presso la Galerie Di Meo. Nel 2001 presenta a Rende, nella sua terra natia, Prova generale, analisi della sua intera attività, a cura di Achille Bonito Oliva, con la direzione generale di Tonino Sicoli e il coordinamento di Angelo Capasso; l’anno successivo inaugura una mostra-allestimento presso la Fondazione Volume! di Roma, e nel 2004 dedica alle sue sculture la retrospettiva Percorso amoroso presso la Galleria Civica di Spoleto, a cura di Giovanni Carandente. Dal 2005 al 2006, si susseguono una serie di esposizioni personali in prestigiose gallerie italiane, come la mostra Mito-Rito-Sito, a cura di Rolf Lauter e Mirta D’Argenzio (Galleria dello Scudo, Verona) e Gioco felice di un suonatore di tamburi (Galleria d’arte Emilio Mazzoli, Modena). Nel 2007, è protagonista di un’importante mostra al MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, a cura di Danilo Eccher, dove si ripercorrono 25 anni della sua produzione artistica unitamente a nuove, suggestive produzioni. L’anno seguente inaugura un’ampia rassegna, a cura di Inge Herold e Danilo Eccher, dedicata al suo lavoro presso la Kunsthalle di Mannheim. Del 2008 è la personale Giuseppe Gallo. Symphonie en trois mouvements, presso la Galeria Di Meo a Parigi. Tra il 2009 e il 2010 partecipa a numerose collettive in importanti musei e spazi pubblici italiani quali: Italia Contemporanea. Officina San Lorenzo al MART - Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Gli anni 80. Una prospettiva italiana, alla Villa Reale di Monza; Keep your seat: stai al tuo posto alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Il Centro Italiano Arte Contemporanea di Foligno gli dedica una personale nel 2010, La leggerezza dell’incoscienza; è del 2013 la personale Prismi all’Oratorio di San Rocco di Padova; mentre nel 2014 viene inaugurata la mostra Gallo morto per amore – piccole sculture corpo a corpo a Bibo’s place, Todi. Le opere di Giuseppe Gallo fanno parte di prestigiose collezioni pubbliche: il Moma di New York, il Museum Modern Kunst Stiftung Ludwig di Vienna, il Contemporain Midi Pirenées di Toulouse, il Groninger Museum, il Fukuyama Museum of Art, il Museum Biedermann di Donaueschingen e il MART di Rovereto.