La mostra, che sarà allestita nella Sala Bianca e negli ambienti adiacenti della Galleria Palatina, intende celebrare il genio artistico di Carlo Dolci (Firenze 1616-1687), il pittore fiorentino più importante del Seicento, le cui opere sono oggi conservate, in gran parte, nelle più note collezioni pubbliche italiane e in molti musei stranieri.

Apprezzato fin dai suoi tempi per le sue esclusive realizzazioni artistiche, dotate di una sorta di “realismo magico” e di una naturalezza descrittiva che rasenta l’iperrealismo, Dolci operò alacremente soprattutto per la famiglia granducale dei Medici, per la quale realizzò veri e propri gioielli pittorici, ammiratissimi dagli estimatori d’arte e dai più fini collezionisti in visita a Firenze nel corso dei secoli. Grazie ai molti documenti e ad alcune iscrizioni autografe è possibile seguire con attenzione le varie fasi della sua attività, contraddistinta, sempre, da immagini dalla bellezza virginea e atemporale, ostentata anche dalla resa levigatissima e quasi porcellanata degli incarnati, sui quali si rifrange, spesso, una pallida luce astrale. Il forte legame con i precetti cristiani e le dottrine ecclesiali costituì un elemento base anche nella sua attività di pittore, come attestano, in modo significativo, la scelta dei soggetti delle sue pitture, dedicati, quasi esclusivamente, a temi sacri o a immagini allegoriche esaltanti il verbo divino.

La mostra, dal taglio antologico, si propone, attraverso una selezione di oltre settanta dipinti autografi dell’artista, di mettere a fuoco la bellezza e l’unicità dei dipinti di questo maestro, partendo dalle sue “prove” giovanili fino a giungere ai capolavori della piena maturità. Insieme ai dipinti eseguiti per Casa Medici, oggi conservati in gran parte nelle raccolte di Palazzo Pitti e nella Galleria degli Uffizi di Firenze, si affiancheranno pitture documentate nelle fonti antiche, citate soprattutto dal biografo Filippo Baldinucci, provenienti ab antiquo da storiche quadrerie fiorentine, oggi conservate, in prevalenza, presso famosi musei stranieri. Insieme ad opere già note da tempo nella letteratura artistica saranno presentati dipinti recuperati negli ultimi tempi o finora inediti, come, oltre a una raffinatissima Sant’Agata già Osterley Park, il Ritratto del Beato Angelico, eseguito da Dolci nel 1648 come dono per la sua ammissione all’Accademia delle Arti del Disegno, ritenuto perduto, conservato attualmente nella direzione del Museo di San Marco a Firenze.

Al vasto campionario di dipinti sarà affiancata una raffinata selezione di disegni dell’artista, anche in questo caso appartenenti oggi a varie collezioni pubbliche e private, apprezzabili per la finezza esecutiva e per l’indubbia abilità nello studio e nella descrizione dal naturale. Insieme ad esemplari di altissima qualità conservati a Firenze, soprattutto presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, saranno esposti anche fogli provenienti da importanti raccolte grafiche straniere, come quelle del Kunsthalle ad Amburgo, del Musée des Beaux-Arts a Lille, del British Museum a Londra, del Cabinet des Dessins du Musée du Louvre a Parigi e del Metropolitan Museum a New York.

Come tutti i grandi maestri anche Carlo Dolci fu un pittore molto imitato e il titolare di una fiorente bottega che mantenne vivo il suo stile ben oltre la propria morte. In relazione a quanto appena detto sarà presentato nell’esposizione un piccolo nucleo di dipinti di allievi noti e meno noti, ovvero Onorio Marinari, Bartolomeo Mancini, Alessandro Loni e Agnese Dolci, figlia, quest’ultima, di Carlo. Per comprendere l’entourage nel quale si formò l’artista e le affinità più o meno stringenti con alcuni dei più qualificati pittori fiorentini operanti al suo tempo sarà esposta anche una piccola sezione, nella quale compariranno opere di primissima qualità legate a nomi come il Cigoli, Jacopo Vignali, Matteo Rosselli, Cesare e Vincenzo Dandini e, ancora, Lorenzo Lippi e Felice Ficherelli. Tra dipinti e disegni autografi di Carlo Dolci, pitture eseguite dagli allievi e composizioni di confronto, legate non solo alla pittura ma anche alla scultura e alle arti applicate, saranno presentate nell’esposizione circa cento opere.

Per il catalogo che accompagnerà la mostra è previsto un nutrito numero di contributi che indagheranno in maniera capillare ogni aspetto dell’attività dell’artista, iniziando da una ricostruzione particolareggiata della sua biografia, finora non indagata in modo appropriato nei testi critici contemporanei, per poi mettere a fuoco le commissioni importanti, legate in prevalenza alla famiglia Medici, il rapporto del pittore con la letteratura sacra e il suo credo cristiano e, ancora, indagini approfondite sulla scuola e sugli allievi più qualificati. Studi particolareggiati saranno dedicati anche alla ritrattistica, ai disegni e al suo speciale rapporto con le arti decorative, ben evidente nell’attenzione riservata alle pregiatissime stoffe, ai gioielli e all’oreficeria. Autori di questi testi saranno rinomati studiosi, apprezzati da tempo per i loro scritti dedicati al pittore e all’arte del Seicento a Firenze.