2001: Odissea nello spazio

Di solito si definisce 2001 un film visionario e surreale. La qualità migliore del film di Kubrick è tuttavia il suo realismo. I viaggi interplanetari sono la rappresentazione più verosimile di quel che accade nello spazio. All’interno delle navicelle il tè può essere servito a testa in giù data la possibilità di giocare con la gravità. Certo, noi umani vediamo le persone camminare a testa in giù solo nei sogni o nelle allucinazioni. Quindi quando vediamo la stessa cosa possibile in una navicella spaziale l’effetto che ci fa è surreale. Però è reale. Kubrick compie un’operazione da artista vero. Non racconta storie surreali, ma individua gli elementi surreali presenti nella realtà. L’assenza di gravità è uno degli ingredienti fondamentali di ogni buona visione surreale. L’uomo che vola. L’uomo a testa in giù. L’uomo in grado di sollevare pesanti macigni con un dito. Cose possibili solo in particolari condizioni di gravità. Kubrick mostra il surreale che è nel reale. Un breve appunto ora sulla colonna sonora. Queste stazioni spaziali e astronavi che orbitano e girano nello spazio sembrano ricreare i movimenti di un ballerino di danza classica. Ed ecco quindi Danubio Blu e Strauss. Ma torniamo al realismo di 2001. Il computer Hal 9000 impazzisce. Diventa una pericolosa minaccia per l’equipaggio a bordo. Astutamente Kubrick mette solo due unità a bordo della navicella spaziale. Altrimenti un numero maggiore avrebbe richiesto una pellicola di una decina di ore almeno. Hal 9000 procede all’eliminazione dei due soggetti. S’inventa un guasto al di fuori della navicella spaziale. Per ripararlo uno dei due deve indossare la tuta e uscire. L’operazione però viene rappresentata realisticamente. I movimenti sono lenti. Non c’è nulla di spettacolare. Quando l’astronauta perde ossigeno e precipita nello spazio profondo non ci sono urla o rumori. Nulla. Perché nello spazio non si possono udire. L’effetto realistico ha come conseguenza la despettacolarizzazione. Kubrick non si domanda soltanto “Cosa accadrebbe se” ma “Cosa accadrebbe realmente se” (in fondo non c’è molta differenza tra Hal 9000 e lo squalo dell’omonimo film di Spielberg. Sarà forse per questo che nel sequel di 2001 fu chiamato come attore protagonista lo stesso attore protagonista di Lo Squalo?). Hal impazzisce e diventa un eliminatore mortale. L’idea potrebbe persino essere degna di un horror se non fosse che il degonflage operato da Kubrick rende impossibile l’utilizzo di questa categoria. Ora qualche breve annotazione sul monolite. Nel sequel di 2001 apprendiamo che l’astronauta ha incontrato un monolito di due chilometri diverso da quello avvistato dall’equipe di astronauti sulla Luna: questo era assai più piccolo. Vi entra all’interno cominciando un viaggio interstellare che si tramuta alla fine in un viaggio cerebrale. Oltre l’infinito (questo il titolo dell’ultima parte di 2001: Beyond the Infinite) l’uomo trova se stesso, la sua mente, la sua vita. Non è dissimile da quanto accade nel film recentissimo Interstellar. Anche se il significato del viaggio in 2001 è probabilmente molto più ampio. Ultima annotazione. All’inizio di 2001 le scimmie scoprono di poter usare l’osso di un animale come arma contundente. A turno picchiano un’altra scimmia girandole intorno e dandole una bastonata. I compagni di Soldato Palla di Lardo nel fim di Kubrick Full Metal Jacket passano uno per volta dandogli un colpo allo stomaco con un sapone avvolto in una federa ricordando la tribù di scimmie di 2001.

Shining

Siamo certi che il vero cattivo del Shining di Kubrick sia Jack Torrance? Per caso non potrebbe essere, invece, Wendy? Wendy la vittima. Wendy l’eroina che salva il figlio. Wendy che esce dall’Overlook Hotel senza nemmeno un graffio. Ogni volta che Jack si avventa su di lei, è lui stesso a farne le spese. La prima volta minaccia di massacrarla mentre sta salendo le scale (Wendy in alto/Jack in basso: posizione d’inferiorità), ma ciò nonostante è Jack stesso a capitombolare giù sul pavimento. E’ la buona e cara Wendy a disturbare Jack mentre sta scrivendo. E’ la buona e cara Wendy a portare via il figlio da Jack accusandolo di averlo di nuovo picchiato come fece tanti anni fa senza voler sentire ragioni. Sempre lei afferra per le caviglie un Jack privo di sensi e lo trascina nella cella frigorifera chiudendolo dentro. Sì, Jack perde la testa. Afferra un’ascia. Cerca la moglie e il figlio minacciandoli. Però colpisce Halloran venuto dall’altra parte del Colorado per portare l’automobile con la quale poi sarà Wendy col figlioletto a svignarsela. Come se Halloran fosse la quintessenza dell’Archetipo del Servile Autista Nero. Jack rincorre Wendy con l’ascia. Ma è lei a tirare una coltellata a una mano di Jack quando questi la infila dall’esterno per cercare di aprire la serratura. Anche i fantasmi stessi dell’Overlook invitano Wendy a unirsi alla festa. Non la minacciano. Non le fanno nulla. Come mai? Non erano d’accordo con Jack? Non gli avevano affidato un compito sinistro? E del resto non è il solo Jack a lasciarci le penne nell’intera vicenda? Sì. Lui. Che è sempre stato lì. Da anni e anni. Jack è il fantasma di se stesso all’inizio e poi lo diventa per davvero. Lui è la vittima designata. Jack. Wendy è il carnefice e magari Danny sta solo cercando di salvare il padre. A vent’anni ho letto un libro di Karoly Kerenyi sul Labirinto. In breve il labirinto può rappresentare simbolicamente il cervello oppure le viscere della genitrice. Dunque quando Jack osserva il plastico del giardino a forma di labirinto che cosa sta osservando veramente? Sta osservando la sua stessa mente e la sua follia? Oppure quel labirinto sono gli intestini di Wendy? Wendy con la sua faccia lunga, scavata, gli occhi spiritati, il coltellaccio ha risucchiato e avvolto i suoi uomini nel delirio e nella follia. Orchestrando tutto fin da principio. Non è possibile? Se Shining è la rappresentazione simbolica della missione dell’Apollo 11 o degli altri misteri illustrati nel documentario Room 237 perché non potrebbe starci anche questa interpretazione? Avete presente come Stanley Kubrick maltratta Shelley Duvall durante le riprese?

Arancia Meccanica

Dopo Arancia Meccanica lo sguardo sottecchi di Malcolm McDowell diventa l’insegna di altri film di Stanley Kubrick. Ritroviamo lo stesso sguardo anche nel personaggio di Jack Torrance in Shining e in quello di Soldato Palla Di Lardo di Full Metal Jacket. Arancia meccanica parla della pratica del “lavaggio al cervello”. La conseguenza di tale pratica è la perdita del libero arbitrio e della propria personalità. Anche Shining parla di qualcosa di simile attraverso un autoisolamento volontario. All’interno dell’Overlook Hotel forze oscure s’impadroniscono di Jack portandolo alla follia. La perdita della ragione include naturalmente anche la perdita del libero arbritrio e del barlume più autentico del sé. L’addestramento marine svuota Soldato Palla Di Lardo della più vaga nozione di se stesso. Palla non può più mangiare il suo ciambellone alla crema. Deve correre. Arrampicarsi. Deve diventare un altro. Anche qui Kubrick mette in scena una forma di condizionamento dell’umano e di ribellione dell’umano al condizionamento.Sì, lo schema è questo: Arancia Meccanica condizionamento che viene dallo Stato e dal super-ego; Shining autocondizionamento; Full Metal Jacket misto: Palla Di Lardo sceglie di entrare nel corpo dei marines e l’addestramento, ma l’addestramento lo travolge, non ha scelto quell'addestramento. Passiamo a un’altra annotazione. Il drugo di Arancia Meccanica è cattivo fin da principio. Poi per effetto del lavaggio al cervello diventa buono. Per poi tornare, in seguito a un altro intervento di segno contrario, cattivo. Jack Torrance è buono o è cattivo al principio di Shining? C’è qualcosa che sta per esplodere dentro di lui. L’Overlook Hotel lo aiuta a riappropriarsi del suo vero se stesso. A Jack piace essere fuori controllo: questa è la sua essenza. Palla Di Lardo precipita nella follia senza fare ritorno. Da persona normale sprofonda negli abissi infernali della pazzia perdendo se stesso per sempre. Perché tendiamo ad avere simpatia per Alex e a considerarlo l’eroe di Arancia Meccanica? Che cos’ha di meglio degli altri personaggi? Se è un personaggio negativo, com’è possibile? Per rispondere bisogna guardare che cosa accade ad Alex una volta subito il lavaggio al cervello. Torna nel mondo civile e tutte le persone che nella prima parte del film aveva vessato e torturato si prendono la loro rivincita. Non incontra pietà. Incontra vendetta. Perciò è sbagliato quanto abbiamo detto prima. Alex non è cattivo e poi diventa buono e poi torna cattivo. Alex è come gli altri e poi diventa diverso dagli altri e poi torna a essere come gli altri. Una volta diverso non può più stare con gli altri. Perciò è necessario che torni come gli altri. Ecco perché percepiamo Alex un eroe. Nel mondo di Arancia Meccanica Alex è il migliore della sua gente. E’ il più scaltro, astuto, feroce, vendicativo, senza scrupoli e cattivo. Insomma, un essere eccezionale. Un eroe.

Full Metal Jacket

Il cecchino di Full Metal Jacket può essere assimilato al computer Hal 9000 di 2001: Odissea nello spazio. Entrambi sono terminatori letali. L’addestramento di Soldato Palla Di Lardo che lo conduce alla follia può essere assimilato al lavaggio al cervello subito da Alex in Arancia Meccanica. Il significato simbolico è differente, ma lo schema formale è il medesimo. Dunque Full Metal Jacket rappresenta la fusione di almeno due precedenti film di Kubrick. Hal 9000 di 2001 rappresenta la tecnologia che prende il predominio sull’uomo. Il cecchino di Full Metal Jacket rappresenta la roulette russa della guerra. Al di là di ogni strategia la guerra è una lotteria da incubo. Altra annotazione. Hal 9000 una volta disattivato e vinto si mette a cantare “Giro giro tondo”. I soldati di Full Metal Jacket tornando dalla battaglia in mezzo a una città in fiamme cantano “La Marcia di Topolino”. Chissà se rientra in uno schema poetico oppure si tratta solo di una coincidenza. Intanto “Giro giro tondo” è inserito all’interno di un film dove ogni cosa sulle note della musica classica vortica e rotea e gira. Forse l’allusione è tutta lì. Un’allusione meramente intratestuale: un’autoironia. Riguardo la “Marcia di Topolino” di Full Metal Jacket le interpretazioni si fanno più numerose. Intanto nel 1968 fu girato un corto con protagonista Topolino che si arruola per il Vietnam e lì decede. Topolino è il simbolo dell’innocenza e del successo. Farlo morire ha il suo messaggio preciso. Joker uccide il cecchino facendolo diventare la sua prima vittima. Perde l’innocenza. Tutti i soldati tornano da quella battaglia avendo perso l’innocenza. Perché? Perché stavolta hanno ucciso una donna giovanissima, quasi una bambina e donne e bambini sono da sempre considerati gli innocenti per antonomasia. Uccidere una donna bambina è tanto quanto uccidere Topolino. Ma c’è un’altra interpretazione. Essersi trovato difronte a un nemico giovanissimo e femmina ossia il contrario esatto del nemico feroce che si vuole odiare, combattere e distruggere fa prendere consapevolezza ai soldati di quanto siano giovani loro stessi, di quanto giovani siano i soldati nemici, li fa sentire tutti quanti bambini. La “Marcia di Topolino” è un canto funebre al cecchino-bambina: l’inno più calzante. Altra interpretazione. Il cecchino è una donna e in quanto donna è anche madre. Una madre che attira le sue vittime abbattendole una per una. Qualcosa di simile alla Wendy di Shining. I cattivi sono i soldati. Soldati che sono divenuti “pallottole in camicia”: full metal jacket. Non sono uomini. Sono disumani. Come Hal 9000. Come Jack Torrance in preda ai suoi fantasmi. Pallottole in camicia come “arance meccaniche”. Kubrick sembra interessato a una sorta di sociologia del disumano. E i buoni sono la ragazza vietnamita e Wendy. Tendono i loro tranelli ed eliminano le mele marce. Jack era una mela marcia. L’invasione americana in Vietnam è stata ingiusta. Gli addestramenti hanno causato danni psicologici irreparabili. Violenza fisica. Violenza psicologica. A tutto questo è la donna a ribellarsi. La madre. La vita.

Lolita

Lolita di Stanley Kubrick è assimilabile ad Arancia Meccanica o a 2001: Odissea nello spazio. Perché parla di brama di controllo e possesso. Prima Lolita ha una madre carceriera che la controlla in tutto quello che fa e spesso le impedisce alcune iniziative. Una volta morta in un incidente stradale, Humbert il commediografo innamorato segretamente di Lolita se ne fa carico sviluppando una forma di “gelosia patologica” per lei. Le impedisce di fare qualsiasi cosa. Humbert o Charlotte non sono dissimili da Hal 9000 di 2001 o dallo Stato nella distopica Arancia Meccanica. Nel primo caso abbiamo un computer control-freak e nel secondo uno Stato che impone il controllo attraverso il lavaggio al cervello. Del resto anche Eyes Wide Shut può rientrare in questo schema. Una volta fuori dalla sedicente società segreta che ha fortuitamente visitato, il protagonista di Eyes Wide Shut si sente seguito e spiato ovunque. Probabilmente lo schema si ripete anche per altri film. Shining. Full Metal Jacket. La chiave del rebus kubrickiano è: condizionamento. Questo il tema più ricorrente nelle pellicole di Stanley Kubrick. Quelle di Kubrick sono per la maggior parte storie di condizionamento al quale ci si ribella o si soccombe. In Lolita il tratto interessante è la presenza di Lolita stessa. Ancora una volta le ambiguità ci sono e anche una sorta di misoginia strisciante. I mostri non sono Humbert e Charlotte. Il mostro è Lolita. Sia Charlotte che Humbert sono incatenati alla malia ammaliatrice della ragazzina. Una volta a contatto con lei non sono più realmente umani. Prova ne sia che Lolita riesce a stare solo con un uomo (a sposarsi e avere un bambino) che dice di non amare veramente. Sul quale insomma rinuncia a scagliare il suo incantesimo di seduzione. Di controllarlo. Quindi: chi controlla chi alla fine? Ma davvero Lolita è il mostro? Chi scoprono i soldati di Full Metal Jacket quale loro cecchino? Scoprono quasi una bambina: una lolita. In fondo lo sappiamo che Humbert e Charlotte non si comportano bene con Lolita. Sono loro a ostacolarla e a impedirle di essere femmina, donna, madre. Loro sono le mele marce. L’etica di Lolita è la più coerente: per questo lei è l’eroina di questa storia. In ogni caso gli ingredienti vengono mescolati in questo dramma in modo differente dagli altri film di Kubrick. Però sono quelli. La brama di controllo. Il condizionamento.

Il bacio dell’assassino

Il bacio dell’assassino è quasi un autocommentario ermeneutico dell’opera kubrickiana. Qui sono contenute le particelle elementari di qualsiasi altra creazione artistica di Stanley Kubrick. Intanto la scena della ballerina di danza classica. C’è una scena di svariati minuti. Quella stessa danza classica che poi tornerà in 2001: Odissea nello spazio e in Arancia Meccanica. Anche i drughi, infatti, sembrano dar vita a un balletto di danza classica mentre saccheggiano, picchiano e violentano. Un balletto grottesco, naturalmente. Così come balletto ironico è quello delle astronavi di 2001. Il bacio dell’assassino poi presenta la scena della donna legata e tenuta in ostaggio. Simile alla donna tenuta in ostaggio tenendola legata a un albero in Paura e desiderio. Dunque, seppure mascherato da uno stereotipo narrativo, ricorre l’elemento del controllo e del condizionamento. Ma è la scena finale che rappresenta la summa kubrickiana: la matrice originaria. Dopo essersi rincorsi per amore di una prostituta, il pugile e il gangster si ritrovano in un magazzino di manichini. I manichini sono tutti femminili. Il pugile e il gangster si scagliano addosso gambe e braccia e interi corpi delle donne manichino. Impossibile non pensare a qualche allusione metaforica. L’eterna lotta dell’amore: una donna, mille donne. Ma c’è l’elemento dei manichini a essere interessante di per sé. Quali possibili sinonimi ha il manichino? Esseri senz’anima. Esseri privi di vita. Automi. Robot. Arance meccaniche. Pallottole in camicia. In quella scena c’è già tutto. Non solo, ma nel corpo a corpo finale tra il pugile e il gangster, quest’ultimo afferra un’ascia appesa checovianamente alle sue spalle. Un’ascia. Come l’ascia che Jack Torrance usa per abbattere la porta del bagno che lo divide dalla moglie e dal figlio nella pellicola Shining. Ecco perché Kubrick aveva inserito quella scena nel film senza badare al libro. Del resto, i romanzi da cui sono tratti i film di Kubrick sono stati tutti o quasi tutti abbondantemente rimaneggiati. Mentre il pugile e il gangster si affrontano, l’uno brandendo l’ascia l’altro un lungo palo che sembra una lancia, osservandoli li possiamo facilmente assimilare a due gladiatori che si affrontano l’un l’altro senza pietà. E il pensiero corre a Spartacus. Badate che non è banale un’analisi del genere. Ci sono registi che edificano chiaramente foreste di simboli. Ci invitano ad addentrarci in esse. Noialtri tentiamo interpretazioni. L’interpretazione avviene all’interno del singolo film. Invece la chiave interpretativa, il perché vengano effettuate certe scelte anziché altre se non è possibile rintracciarle all’interno del film stesso è forse possibile trovarle all’interno di un altro film dello stesso regista. E’ così e solo così che si può incastrare un artista. Guardando al corpus complessivo delle sue opere. Per quanto visionario e surreale, per quanto depistante e apparentemente incoerente, per quanto eterogeneo, un artista se tale è non può sfuggire dall’unica regola ferrea per essere appunto artista vero: essere se stesso. Con le sue ossessioni. Gli elementi ricorsivi. Fantasmi. Demoni. Fissazioni.