L’alta percentuale di errore che caratterizza i risultati dei test attitudinali e di orientamento, spesso, si manifesta nel tempo con una serie di problemi che investono la componente psico-organica del soggetto, la qualità della sua vita e quella di coloro con i quali egli si relaziona; ne sono testimoni le patologie da stress sempre più difficili da contenere e le tragedie che, a causa dell’inadeguatezza di operatori e della improvvida epimeticità delle loro aziende, si consumano sotto gli occhi del mondo intero.

Ciò avviene poiché nella maggior parte dei casi ad essere testato non è il soggetto nell’equilibrio più prossimo alla sua soggettività, ma la sommatoria dei suoi compensi che egli stesso mette in atto per sopravvivere: è con essi che ci si relaziona, poiché spesso tali compensi rappresentano la forza con cui egli ammutolisce i traumi del proprio vissuto, spesso preadolescenziale. E’ un errore che a volte purtroppo si commette nella clinica di tutti i giorni, nella valutazione di un elaborato, nei test di orientamento scolastico e nei test di idoneità annuali che alcune categorie professionali ad alto rischio effettuano sui loro operatori.

Un’analisi approfondita del quadro ematochimico, sierologico, endocrino e metabolico annuale non sono garanzia di una corretta monitorizzazione del reale stato di equilibrio organico soggettivo, e neppure una revisione sistematica della condizione psicoemotiva sono sufficienti ad intravvedere il reale stato di efficienza del soggetto. Qualsiasi valutazione fatta in queste condizioni risulta essere fuorviante. Soltanto dopo aver individuato il livello di equilibrio soggettivo più alto possibile si è nelle condizioni migliori per poter effettuare i test attitudinali e di efficienza che, normalmente standardizzati, debbono essere personalizzati, ovvero adeguati alle reali caratteristiche del soggetto in esame; e soltanto così i risultati ottenuti si avvicineranno alla sua realtà psico-organica più genuina.

Tuttavia tutto ciò non è ancora sufficiente, infatti le verifiche vanno attuate anche sulla reale capacità di mantenere un adeguato stile di vita che consenta di gestire al meglio le caratteristiche di controllo psicoemotivo, le qualità attitudinali soggettive, esaltando così le capacità professionali acquisite con i percorsi di formazione adeguate, almeno finché durano l’operatività e le responsabilità del soggetto.