Il nero è l'enfant terrible dei colori, con una storia lunga e affascinante. Cromia antichissima, fa parte insieme al rosso e al bianco delle prime tre tinte utilizzate dall’uomo per le pitture rupestri. Il rosso era la sfumatura bella per eccellenza, il bianco una sorta di incolore, mentre il nero veniva associato allo sporco o all’assenza di colore.

Istintivamente si pensa agli aspetti negativi del nero: le paure infantili, il buio, la morte. Questi elementi sono presenti già nella Bibbia, dove la tinta è legata ai funerali, ai defunti e al peccato. Nella simbologia rappresenta la terra e quindi il lutto, perché in Occidente i defunti vengono sepolti e diventano polvere. In Asia invece il colore del lutto è il bianco, perché si pensa che i trapassati diventino corpi gloriosi di luce, che si innalzano verso l’innocenza universale. Il nero simboleggia anche l’Inferno. Ecco allora i diavoli, le streghe, i gatti neri, i corvi e il cavaliere nero. I Latini distinguevano tra il colore brillante, niger, più amato, da cui deriva il francese noir e quello opaco, ater, da cui atrabiliare, che designa la bile nera.

Storicamente esiste anche un nero più positivo, quello austero della Riforma, portato dai monaci, simbolo di umiltà e temperanza. Da qui deriva il colore dell'autorità, indossato da giudici, arbitri, capi di Stato. All'inizio dell'era moderna, con l'invenzione della stampa e dell'incisione, per convenzione e abitudine, ha cominciato ad accompagnarsi con il suo opposto, ovvero il bianco, guadagnandosi un ruolo particolare, origine di una rappresentazione del mondo veicolata in epoche a noi più vicine dalla fotografia e dal cinema. Nello spettro cromatico di Isaac Newton le due tinte, oggi considerate a pieno titolo colori, sono estromesse. La bandiera dei pirati era nera e significava morte. E’ stata ripresa dagli anarchici nel XIX secolo e ha poi sconfinato nella bandiera rossa della sinistra.

Il nero dell’anarchia si è congiunto a quello dell’estrema destra che a seconda dei diversi Paesi indicava il partito conservatore, quello monarchico o ecclesiastico. E' solo alla fine del XX secolo che il nero viene riabilitato grazie all'arte, al costume e alla scienza… Nei tempi più recenti si arriva al suo trionfo nell'eleganza e nella moda, erede della tinta dei principi del Rinascimento. Noi notiamo che anche l’arte contemporanea non è immune da questa riscoperta passione, e tanti artisti italiani, sia emergenti sia maestri, riattualizzano il nero di Goya e di Rembrandt, tra questi Alberto Burri, Enzo Cucchi, Omar Galliani, Iacopo Raugei, Nicola Samorì, Lorenzo Puglisi…

Per maggiori informazioni:
Michel Pastoureau, Nero. Storia di un colore, Edizioni Ponte alle Grazie (2008)