Le ‘Grandi Carte’ di Angelo Noce sono le pagine di un capitolo espressivo che ospita la poetica di ‘Semi di memoria’, già deposito di segni, immagini, codici grafici che sembrano appartenere a civiltà scomparse ma in parte conservate o riemerse dall’oblio, come tracce di sinopie, lacerti di affresco, muri diventati muti per perdita di segni in luoghi antichi. “Mi perdo come uomo moderno in un mondo arcaico” - afferma Noce. Queste carte sono nate nello spirito di frequentazione di siti carichi di storia, di realtà archeologiche fatte di pietre, muri affrescati, cippi, iscrizioni; vi appaiono ombre di volti, occhi, schegge di decori, simboli ed esprimono la vocazione di conservare e raccontare la memoria del tempo che ha lasciato il segno sulle pareti antiche. Si ispirano poeticamente al viaggio nel mondo iconico, segnico e alfabetico di Atlantide, il continente che inabissandosi ha costituito la propria memoria fantastica nella mente degli artisti.
In questa fase espressiva la grande dimensione è stata per Noce una condizione necessaria oltre che una scelta, identificabile col desiderio di perdersi in un mondo di segni a tratti calligrafico, altre volte magmatico che orienta l’azione pittorica, un gesto sognante carico di contaminazioni grafiche ed emozionali e manifesta la volontà di esprimersi in una grandezza estesa, spaziosa, dilatabile. Di più, che accolga il senso di questo dipingere in movimento, gli conceda una scala ampia a sufficienza per trovare i propri significati e leggervi il proprio senso. Le ‘Grandi carte’ manifestano il bisogno di esserci oltre che di fare, con una fisicità che si fa danza rituale e lascia grazie al pennello i segni del suo proprio ritmo, le orme di un corpo pulsante che consegna se stesso alla carta o che viceversa la fa propria ferendola, imprimendovi i segni delle proprie urla in un abbraccio sinestesico. Sono la cartografia interiore dell’artista e raccontano il suo viaggio espressivo, da Rotte di terra alla chiesa di S. Zenone a Brescia (2000), al Mercato austroungarico di Crema (2002), passando per il Castello Visconteo a Pandino (2002), la Chiesa dell’Angelo a Lodi (2008) e Spazio Arte di Villa Fabrizia a Bertonico-Lodi (2014), luoghi che hanno accolto questa fertile produzione artistica favorendo sempre nuove epifanie.
Si prestano –queste grandi pagine– ad essere arrotolate e srotolate, quasi ad evocare formati di manoscritti antichi, letture arcaiche che lampeggiano di racconti perduti, riecheggiando solenni canti liturgici. Vi si giocano i molteplici significati del tempo, un concetto abitualmente imprigionato in schemi di misurazione funzionali al quotidiano e che –al contrario– spalanca qui vortici di senso e di valore: un tempo che deposita e seleziona le cicatrici della storia; il tempo essenziale all’artista per agire in una modalità che consente l’incontro tra volontà, urgenza, ispirazione, caos.
Un tempo necessario alla lettura per chi guarda oggi; è solo così che può accadere il prodigio: allentare la presa, percepirsi frammento, alleviare lo sguardo stanco, trascorrere un momento altrove, trasportato da un gesto colorato.
Testo di Silvia Merico
Per maggiori informazioni:
www.angelonoce.com
Teatro del Popolo
Via Palestro, 5
Gallarate (VA) 21013 Italia
Tel: 0331 754111
Orari di apertura
Da martedì a sabato ore 10-12 / 16-19
Inaugurazione: sabato 8 novembre ore 17
A cura dell’Associazione Culturale On the Road Art Gallery