La mostra Scrittura obliqua - Fotografia e poesia è a cura di Matteo Balduzzi – Comitato Scientifico del progetto e della mostra composto da Davide Rondoni, Matteo Balduzzi, Corrado Benigni, Gabriella Guerci, Michele Nastasi, Giorgio Zanchetti, Mauro Zanchi. Un progetto espositivo che indaga le possibili relazioni tra fotografia e poesia, attraverso i lavori di sette fotografi della scena artistica contemporanea: Luca Campigotto, Federico Clavarino, Sabrina D’Alessandro, Linda Fregni Nagler, Alessandro Sambini, Alessandra Spranzi, Paolo Ventura.

La ricerca che ha portato a questa mostra nasce da un dialogo avviato nel settembre 2023, quando un gruppo di lavoro – tra cui Davide Rondoni, Matteo Balduzzi, Corrado Benigni, Gabriella Guerci, Silvia Mazzucchelli, Giorgio Zanchetti e con la partecipazione generosa ed entusiasta del maestro Giovanni Chiaramonte – si è riunito presso la biblioteca del Museo e si è interrogato sulla possibilità di avvicinare linguaggi ritenuti distanti: la fotografia come riflesso oggettivo e diretto della realtà, e la poesia come espressione più pura e intima della soggettività. Da questo confronto nasce la volontà di esplorare, attraverso la pratica artistica, le tensioni e i cortocircuiti che emergono nel rapporto tra immagine e parola.

Il tema viene analizzato a partire da esempi illustri della fotografia degli Stati Uniti d’America, dove questo legame si evidenzia fin dalle origini della fotografia, in autori come Herman Melville e Carleton Watkins nel XIX secolo, Walt Whitman ed Edward Weston a inizio Novecento, e poi nella Beat Generation del dopoguerra, in autori come Jack Kerouac, Robert Frank e Minor White.

In Italia, viene citato il lavoro del maestro Ugo Mulas dedicato alla figura altrettanto imponente di Eugenio Montale, in particolare alla raccolta Ossi di seppia. Un ruolo centrale lo ha Mario Giacomelli, che nel corso della carriera ha spesso tratto ispirazione dalla poesia, confrontandosi direttamente con i poeti e con versi e opere di autori quali Giacomo Leopardi, Cesare Pavese, Mario Luzi, Francesco Permunian, Sergio Corazzini, Vincenzo Cardarelli, David Maria Turoldo, ma anche Edgard Lee Masters, Emily Dickinson, Jorge Luis Borges. Sono emersi anche altri autori italiani che hanno avuto un rapporto stretto con la poesia, in modalità divergenti: Franco Vaccari con la poesia visiva degli esordi, Luigi Ghirri con la poetica-poesia del quotidiano delle sue ricerche, spesso accostate a un carattere letterario, Giovanni Gastel e Giovanni Chiaramonte, che hanno coltivato anche un legame personale, parallelo a quello professionale, con la parola poetica, e Giulia Niccolai, che oscilla e comprende entrambe.

Deriva da questo primo incontro la volontà di mettersi in ascolto della voce fondamentale degli artisti, ricorrendo a una modalità di lavoro che ha caratterizzato l’istituzione fin dalla sua nascita, quella della committenza pubblica come forma di dialogo con gli autori e di sostegno alla sperimentazione. Il Comitato Scientifico del progetto ha individuato un gruppo di sette autori – Luca Campigotto, Federico Clavarino, Sabrina D’Alessandro, Linda Fregni Nagler, Alessandro Sambini, Alessandra Spranzi, Paolo Ventura – sulla base del loro grande interesse per la scrittura in generale e per la parola poetica nello specifico, che appare evidente nel loro percorso artistico ma anche personale. Il Museo, con il supporto del bando Strategia Fotografia 2024 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, ha rivolto loro l’invito a produrre un lavoro inedito e totalmente libero nell’ambito dei possibili cortocircuiti tra fotografia e poesia.

“È destino inevitabile di un’arte così legata alle possibilità tecnologiche la continua messa in discussione di se stessa. Che non può avvenire – pena la sterilità- in una continua autoanalisi, o nella chiusura nei propri circoli, quanto invece nel fertile confronto, e drammatico e ferito e gioioso confronto, con le altre forme dell’arte. A questi incontri, sodalizi, creazioni, il Museo Nazionale che ho l’onore di presiedere darà spazio, a partire dalla poesia.” Sono le parole di Davide Rondoni, Presidente del Museo Nazionale di Fotografia, che accompagnano l’apertura della mostra.

I sette autori selezionati, tra loro differenti per generazione, linguaggio e pratiche, hanno avviato nel settembre 2024 i loro progetti, intraprendendo percorsi di ricerca ex-novo oppure approfittando dell’opportunità per espandere traiettorie già in parte tracciate. Interpretando il tema in modo più o meno rigoroso, gli artisti hanno sempre e comunque interrogato sul piano visivo un’idea, se non di poesia in senso stretto, comunque di parola e di testo, di segno, di scrittura, traduzione e trascrizione. Ne è nata una costellazione di opere profondamente eterogenee accomunate da un’intimità diffusa, da una dimensione di raccoglimento (che non per forza ha accentuato il lato biografico o introspettivo) che espande una sfera interiore capace di vibrare all’unisono con una sensibilità più ampia e collettiva.

I sette lavori si confrontano con la materia, con la scrittura, con il tempo, rivelando l’incontro tra visione e linguaggio, tra testo e immagine.