Massimo De Carlo è lieta di presentare Rivers and rooftops, la prima mostra personale di Alfie Caine con la galleria.
Per il pittore britannico Alfie Caine, lo spazio è insieme soggetto e linguaggio: un luogo da abitare, progettare e immaginare. Formatosi in architettura prima di dedicarsi alla pittura, Caine costruisce interni e paesaggi immaginati che oscillano tra memoria e invenzione. Le sue stanze e vedute sono familiari eppure impossibili: scene domestiche che seguono una loro geometria, nate da un desiderio.
Rivers and rooftops prende il titolo dagli elementi più caratteristici di Rye, la cittadina dell’East Sussex dove l’artista vive e lavora: i fiumi che attraversano le paludi e i tetti che scendono dal colle. Ogni opera in mostra corrisponde a un punto di vista diverso dentro questa geografia - le strade in pendenza osservate dall’alto, oppure l’acqua immobile intravista mentre porta il cane a passeggio lungo il sentiero verso lo studio. Il risultato non è tanto un ritratto topografico quanto una mappa della percezione: un insieme di prospettive che guida lo spettatore tra luce, aria e ricordo.
Le opere di Caine sono attraversate da finestre, porte e terrazze - spazi che funzionano come soglie sia fisiche, tra interno ed esterno, sia figurative, tra intimità e distanza. L’occhio architettonico dell’artista emerge nell’equilibrio tra struttura e atmosfera: stanze incorniciate da archi e davanzali; tavoli e arredi disposti in una prospettiva addolcita; la luce che scivola sulle superfici come in un disegno progettuale. I dipinti invitano ad entrare, pur mantenendo una lieve distanza. Sono architetture del desiderio, costruite da frammenti di architettura reale intrecciati a forme e strutture nate dalla sua immaginazione.
Il colore è uno degli elementi che più sostiene questa tensione tra reale e immaginato. Le pareti si accendono di rosa, verdi e azzurri che risultano nostalgici e irreali, come presi da una rivista di interior design o da una vecchia pubblicità degli anni Ottanta. Sono tonalità calibrate che orientano in modo sottile la risposta emotiva di chi guarda.
«Seguo il mio istinto», dice l’artista, «per arrivare all’emozione di cui la scena ha bisogno». Questo modo di comporre deve tanto al design e alla grafica quanto alla pittura rinascimentale che Caine studia con rispetto. Nei suoi quadri riaffiora l’interesse del primo Rinascimento per la prospettiva e per i sistemi di inquadratura. Le sue stanze, come le architetture ideali di Piero della Francesca, seguono una loro logica interna. La loro calma non è mai immobile - la morbidezza della pennellata, i colori intensificati e la presenza improvvisa di un cane tengono viva l’immagine, suggerendo una figura o un gesto appena fuori campo.
Se l’architettura costruisce ciò che è reale, la pittura di Caine costruisce ciò che si desidera. Le sue case sono ripari dal rumore, luoghi dove ci si raccoglie. Rivers and rooftops invita a muoversi dentro questi spazi immaginati - a passare, come fa l’artista, dal tangibile al fantastico, lungo fiumi che scorrono accanto a tetti, dove la realtà sfuma in una rêverie.
















