La violenza contro le donne è sempre stata presente nella storia del genere umano. La violenza – e in particolare la violenza da parte del partner – costituisce un grave problema di salute pubblica nonché una violazione dei diritti umani.

Le stime pubblicate dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Salute) indicano che a livello globale circa 1 donna su 3 (30%) nel mondo ha subito violenza fisica e/o sessuale da parte del proprio partner o violenza sessuale da parte di persone diverse dal partner nel corso della propria vita.

Non bisogna mai abbassare la guardia, perché non basta il giudizio, già troppo severo, che le donne riservano quotidianamente verso se stesse: a questo bisogna aggiungere il carico emotivo che la società impone loro. Le Nazioni Unite definiscono la violenza contro le donne come “qualsiasi atto di violenza basata sul genere che provochi, o possa provocare, danni o sofferenze fisiche, sessuali o mentali per le donne, comprese le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria di libertà, sia nella vita pubblica che in quella privata”.

La violenza può influire negativamente sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva delle donne. Ma esistono dei modi affinché si possa prevenire. Il settore sanitario ha un ruolo importante da svolgere, sia per fornire assistenza completa alle donne vittime di violenza, sia come punto di accesso per indirizzare le donne verso altri servizi di supporto di cui potrebbero avere bisogno.

A Lodi una mostra intitolata “Il velo rosso”

A Lodi, nella sede della banca BCC Centropadana, è stata inaugurata una mostra che approfondisce il tema della violenza sulle donne. La collezione di vestiti bianchi di nozze di Cecilia Sfondrini è stata trasformata in una mostra contro la violenza, organizzata dalla società no profit Indaco Donna Odv, che si prodiga come un gruppo di donne sensibili ed empatiche che “sposano” la realtà e le necessità di chi le circonda.

Dall’incontro tra Ri-Costruzione e Indaco Donna, nasce il progetto “Il velo rosso” , una mostra che si pone l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza in occasione della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Ri-Costruzione: la Casa del Lavoro Possibile è un progetto del Dipartimento di Salute Mentale di Lodi, grazie a finanziamenti di Regione Lombardia e alla collaborazione con la Cooperativa “Il Mosaico”.

La violenza priva le donne e le ragazze del diritto all’uguaglianza, sminuisce la loro dignità umana e limita le opportunità per le libertà fondamentali. Essendo una forma di discriminazione basata sul genere, la violenza è principalmente causata dalla disuguaglianza tra uomini e donne. La mostra approfondisce in modo molto accurato questi aspetti.

“Il Velo Rosso” racconta una storia

Attraverso gli abiti da sposa donati a Indaco Donna, Il Velo Rosso racconta il percorso di una donna, di tante donne che hanno subito violenza.

Il Femminicidio è solo la punta dell’iceberg, simbolicamente rappresentato in questa mostra: al centro è possibile trovare un vestito bianco a strisce rosse (a simboleggiare macchie di sangue). Di certo ci sono tante molte altre forme di violenza che in tanti casi non vengono denunciate e neanche vengono riconosciute come discriminazione di genere: paternalismo, maschilismo, oggettivizzazione, delegittimazione, violenza sessuale, possessività, controllo, vittimizzazione secondaria, cultura dello stupro.

Ogni altro abito in mostra rappresenta una donna, una sposa ed una storia d’amore che nasconde e sfocia in violenza. Ri-costruzione ed i suoi partecipanti hanno lavorato sul progetto partendo dagli stati d’animo che caratterizzano una storia di violenza. Dall’innamoramento alla rinascita, passando per la paura, il terrore e la violenza.

Da qui inizia la storia, un percorso sull’abito che concettualmente va a rappresentare, tramite lavorazioni artistiche realizzate con tecniche di vario tipo e materiale di recupero, una storia di sofferenza e rinascita. L’abito, protagonista assoluto della mostra, si arricchisce, si spoglia, si deturpa tramite le applicazioni che andranno ad enfatizzare l’amore, la vergogna, l’inadeguatezza, il terrore, la paura, l’impotenza, ma anche la consapevolezza e la liberazione.

La narrazione viene tessuta da un filo conduttore: il colore bianco, che pian piano inizia a sporcarsi, macchiando la purezza dell’amore fino alla presenza sempre più importante del rosso nelle sue varie sfumature, al culmine della sofferenza, come somma e risultato di tutti i colori possibili.

È sempre il giorno contro la violenza e il silenzio non è più un’opzione. L’abuso è un crimine, non una scusa.