L’arcipelago delle Egadi, dal latino Aegates che deriva dal greco Aigatai ‘isole delle capre’, è composto da una decina tra isole e scogli ed è lo scenario spettacolare che da trapanese ammiro da quando sono nata, dalla spiaggia di San Giuliano o dalla Torre di Ligny, le loro sagome si stagliano all’orizzonte come tre gemme. Mi soffermerò sulle tre isole di Levanzo, Favignana e Marettimo, poiché le considero parti di me, ognuna di esse è uno stato di coscienza particolare. Le condizioni climatiche le fanno apparire talvolta come sogni dai contorni sfumati, o dalle forme nitide e splendenti, oppure spariscono immerse nella foschia.

Levanzo

L’isola di Levanzo, dal greco Phorbantia (Φορβαντία), è la più vicina alla costa trapanese ed è anche la più piccola, infatti si estende per circa 5 km dalla superficie del mare.

È l’isola che da ragazza frequentavo spesso con amici, provvisti di tende (quando ancora era permesso) ci accampavamo nei pressi di Cala Minnola, dall’acqua color turchese e nelle cui profondità giacciono il relitto di una nave romana e resti del carico di anfore e vasellame.

Ricordo ancora il rumore dei sandali sui ciottoli della strada che dal paesino conduce alla cala, un cammino di meditazione respirando l’aria intrisa degli odori inebrianti del rosmarino, della cineraria, dell’euforbia arborea.

Levanzo è sprovvista di strade rotabili, a parte quella che conduce alla spiaggia dei Faraglioni e questa sua arretratezza tecnologica la rende selvaggia ed essenziale. È un luogo che spinge alla riflessione, alla contemplazione della bellezza priva di orpelli e rumorose distrazioni.

Invita al cammino sia fisicamente che psicologicamente, direi che è un’isola zen proprio perché comprime tutto all’essenziale e al ‘qui e ora’. Ogni azione, che sia bere un caffè al bar guardando il panorama o nuotare nel suo splendido mare, diventa un’esperienza intima e profonda con gli elementi della natura strettamente connessi alla nostra esistenza.

È un’isola nutriente per lo spirito, corrobora e purifica mente e corpo come un massaggio vivificante, puoi sentire il tuo respiro nel silenzio, il battito del cuore diviene un suono dolce e potente, sei vivo!

Chi vive Levanzo anche per poco tempo ma intensamente, può sentire il richiamo ancestrale degli uomini del Paleolitico superiore (9680 a.C.) che incisero e dipinsero all’interno della Grotta del Genovese, tappa obbligata per il visitatore.

Favignana

Passiamo a Favignana, dal latino favonius (favonio, così chiamavano i Romani il vento caldo che proviene da ovest), è l’isola del divertimento, delle folle riversate sulle varie cale, da Cala Rossa a Cala Azzurra, tanto per citarne alcune. La sua economia era basata sulla pesca del tonno e sull'attività estrattiva del tufo, ora è una meta turistica importante.

Anticamente il nome di Favignana era Egusa (Aegusa per i latini), dal greco Aigousa (Αἰγοῦσα) «che ha capre», data la loro presenza abbondante sull'isola. Gli arabi la appellavano con il nome Djazirat ‘ar Rahib «isola del monaco» in quanto sull'isola si erge il Castello di Santa Caterina, di epoca normanna, dove avrebbe vissuto per l'appunto un monaco. Il pittore Salvatore Fiume la definì una «farfalla sul mare», ispirato dalla sua forma.

Nel paese di Favignana si può visitare la chiesa settecentesca ‘Madonna dell'Immacolata Concezione’, all'interno della quale è custodito un prezioso crocifisso ligneo del XVIII secolo e una statua marmorea raffigurante Sant'Antonio del XVII secolo.

Inoltre è punto di informazione turistica Villa Florio, una palazzina neogotica fatta costruire da Ignazio Florio nel 1878. Un’altra tappa obbligata per il visitatore è l'ex-stabilimento della tonnara di Favignana, sede di un Antiquarium, dove vi è una sala nella quale sono esposti reperti storici ritrovati nel mare delle isole Egadi.

Favignana è stata scelta anche come location cinematografica già dal 1986 per il film Il commissario Lo Gatto con Lino Banfi, da allora innumerevoli film sono stati girati nell’isola.

Se si desidera una vacanza all’insegna della spensieratezza, della leggerezza tra un tuffo e un aperitivo nel frastuono dei locali pieni di gente, allora Favignana è il posto giusto.

La sua forma a farfalla esprime la sua essenza, leggera e fugace come la vita, d’altronde la farfalla passa il tempo a succhiare il nettare dei fiori e ad accoppiarsi!

Vivere Favignana è come un’immersione nella bellezza ma permette anche di sperimentare l’inconsistenza della felicità.

D’altra parte il termine greco psyché significa sia anima che farfalla, in molte culture il simbolo dell’anima è proprio una farfalla che rappresenta la trasformazione interiore replicando la metamorfosi di questo insetto. La crisalide simboleggia la potenzialità dell’essere, mentre la farfalla che ne esce è un simbolo di resurrezione.

L’isola di Favignana conduce l’uomo metaforicamente al volo della farfalla, confuso, circolare e inquieto, attratto dal fuoco solare che rappresenta l’attaccamento ossessivo all’Eros ma che rischia di incenerirla se non lo interrompe in tempo.

Marettimo

Infine per ultima ma non ultima, Marettimo, l’isola che meglio mi rispecchia.

Samuel Butler, nel suo libro del 1897 L’autrice dell’Odissea, ipotizza che l’autrice dell’Odissea sia stata una donna trapanese e, a conclusione di approfonditi studi, associa Marettimo a Itaca, la patria di Ulisse.

Già i Fenici, gli Elimi e i Sicani attribuirono un carattere di sacralità a Marettimo. Inoltre l'antico toponimo greco dell'isola, citato da Polibio, era Hierà Nésos (Ἱερά νῆσος), che significa appunto «isola sacra». Quando si arriva sul suo suolo si può percepire tale dimensione, ovviamente per chi è ricettivo a tale forza sovrasensibile.

La sua costa è rocciosa, frastagliata, priva di spiagge, ricca di grotte che si possono conoscere solo via mare. Itaca, trovo poetico chiamarla così, ti obbliga al contatto col mare se senti l’urgenza di conoscerla profondamente, ti spinge verso l’inconscio che il mare simboleggia, con i suoi moti e le sue correnti. Tuffarsi per raggiungere una delle tante grotte è una sorta di abbandono, di resa, che libera in una catarsi rinvigorente. Devi affrontare le tue paure, i tuoi limiti per accedere a stati di coscienza ampliati, superiori, divini. E all’interno delle grotte percepisci il mistero, il silenzio, la pace, risucchiato in una dimensione a-temporale che coinvolge e sconvolge tutti i sensi.

Il punto più alto dell’isola è Monte Falcone, camminando sui vari sentieri anche in groppa agli asini, si può scorgere il castello di Punta Troia, di epoca normanna, nel periodo borbonico fu detenuto nelle buie celle anche Guglielmo Pepe.

Anche il clima di Marettimo è particolare permettendo l’esplosione di una flora davvero straordinaria.

Marettimo è la più lontana dalla costa e quando le condizioni meteo-marine sono avverse si rischia di rimanere bloccati sull’isola, come è successo a me moltissimi anni fa ed è stata un’esperienza meravigliosa. Non si possono fare programmi su quel suolo come nella vita, arriva un imprevisto e devi necessariamente adattarti, essere flessibile, affidarti, e questo ti permette di vivere esperienze inattese e bellissime. Ricordo che andammo in montagna a raccogliere funghi, era inverno, il vento soffiava forte e come uno ‘scrub’ eliminava tutte le impurità dei pensieri disarmonici, ripulendo la mente, aprendo le narici a respiri profondi. È stato fantastico poi riunirsi a cena con un bel piatto di tagliatelle fatte in casa con i funghi freschi appena raccolti, e poi sazi e un po' ebbri cantare e ballare, un balsamo per il corpo e per lo spirito, ricordo indelebile nella mia memoria.

Se vi ho incantato almeno un po' con il mio racconto non vi resta che scegliere una delle tre isole o saltellare da un’isola all’altra… con la certezza che sarà un’esperienza indimenticabile.