Nessuno ci insegna ad ascoltare nonostante il saperlo fare porta ad arricchire le relazioni personali e professionali. Senza ascolto non c’è comunicazione. L’ascolto ha il potere di far sentire importanti le persone. Chi ascolta “davvero” pone delle domande al fine di esplorare, riflettere, comprendere e scoprire il punto di vista e il modo di pensare dell’altro. Ascoltare è “faticoso”, non è spontaneo ma è una competenza e, come tale, possiamo allenarla.

Sentire non è lo stesso di ascoltare, l’ascolto attivo è un atto volontario che parte da un’intenzione. Decidiamo di ascoltare attraverso attenzione, sensibilità e intelligenza. L’ascolto è la prima attività comunicativa indispensabile per ottenere fiducia, oggi in ambito professionale è una tra le più importanti competenze richieste dal mercato del lavoro.

La società di oggi rende sempre più difficile la possibilità di ascoltare, basti osservare i numerosi individui che camminando per strada o sui mezzi pubblici, si isolano utilizzando auricolari connessi al proprio cellulare. Ascoltare attivamente consente di metterci nei panni dell’altro, comprendere e accettare il suo punto di vista, le sue emozioni, in totale assenza di giudizio. Non potremo mai parlare di “ascolto attivo” se ci limitiamo a sentire le parole: sarà necessario aggiungere le informazioni che giungono dall’osservare. Il 50% della comunicazione espressa deriva dal linguaggio del corpo. Dovremo quindi imparare ad ascoltare con gli occhi per confermare quello che viene espresso a parole. Non è un caso che uno dei più grandi economisti del ‘900, Peter Drucker, sosteneva che la cosa più importante nella comunicazione è ascoltare ciò che non viene detto.

Tutti gli studiosi che si occupano di psicologia dell’età evolutiva pongono l’accento sull’importanza di ascoltare il minore come strumento di conoscenza, comunicazione e apprendimento. Thomas Gordon, psicologo statunitense che si è occupato di comunicazione efficace, evidenzia come l’ascolto attivo favorisca la comunicazione tra pari e con gli insegnanti, facendo in modo che bambini e ragazzi si sentano autonomi e sicuri di esprimere i propri pensieri. Questo tipo di ascolto permette agli insegnanti di promuovere gli interessi, i bisogni formativi e i punti di forza dei loro allievi, sostenendo e aiutando l’apprendimento. “Come fai a ricordare tutto?”. “Ascolto”. Di seguito i livelli di ascolto individuati, a partire dal livello più basso fino ad arrivare alla massima espressione dell’ascolto empatico.

Ascolto disattento

Il più basso livello di ascolto prende il nome di ascolto disattento o passivo. In questo caso l’ascoltatore presta un’attenzione nulla o molto bassa a ciò che sta comunicando l’interlocutore. L’ascoltatore è distratto, pensa ad altro e chiaramente memorizza pochissime informazioni. L’ascoltatore disattento si riconosce perché: non pone domande, tende a cambiare discorso, interrompe la conversazione, controlla lo smartphone, con lo sguardo cerca altro di più interessante.

Ascolto selettivo

L’ascolto selettivo o parziale si verifica quando l’ascoltatore continua ad essere distratto, ma di tanto in tanto, presta attenzione soprattutto quando il tema affrontato da chi parla lo interessa. Anche in questo caso, un attento osservatore può notare il cambio di atteggiamento e valutare i momenti in cui l’interlocutore è attento e quando è distratto.

Ascolto difensivo

L’ascolto difensivo è tale quando l’ascoltatore non condivide ciò che ha da dire l’interlocutore. Spesso è portato a considerare anche frasi senza doppi fini come un attacco personale. L’atteggiamento non aiuta il buon esito della conversazione, che tende a concludersi in poco tempo.

Ascolto profondo

Passiamo ora ai tre livelli di ascolto attivo. Applicando l’ascolto profondo si è disposti verso l’altro. Ci si impegna a comprendere i suoi punti di vista e prospettive. Tale pratica comprende inoltre la conoscenza dei segnali verbali e non verbali, oltre che il saper riconoscere le varie tonalità della voce utilizzate durante la conversazione. L’ascolto profondo è molto utile per iniziare a creare un clima disteso e favorevole al dialogo.

Ascolto completo

Il passaggio successivo è l’ascolto completo. Qui si è ancora più attenti a ciò che sta cercando di comunicare l’oratore. La tecnica presuppone la conoscenza di tecniche di ascolto attivo. Ad esempio: incoraggiare la discussione, parafrasare ciò che si è appena ascoltato, inviare segnali d’assenso con il capo.

Ascolto critico

L’ascolto critico è attuato da chi, ormai studioso della materia, è in grado di riconoscere molteplici caratteristiche proprie della comunicazione. L’ascoltatore è in grado di supportare l’oratore offrendo spunti di riflessione e collegamenti logici, oltre che riuscire a distinguere un discorso razionale da un discorso spinto dalle emozioni.

Ascolto empatico o terapeutico

E infine, al gradino più alto, vi è l’ascolto empatico o terapeutico. Coloro in grado di praticarlo riescono sia a comprendere sia ad aiutare gli altri. È la forma più alta d’ascolto che permette di immedesimarsi appieno nell’interlocutore e di capirne i sentimenti.

Praticare l’ascolto attivo permette di trarre benefici indipendentemente dalla situazione e dalla professione svolta. Affinare le capacità di ascolto, infatti, aumenta la fiducia e il legame con l’altro e in generale migliora le relazioni interpersonali. Chiaramente vi sono alcuni ambiti in cui la l’ascolto empatico diviene fondamentale per svolgere al meglio la professione. È il caso degli psicologi, i quali hanno necessità di creare le condizioni ideali affinché i propri clienti si sentano a proprio agio.

È il caso anche di figure quali i Life Coach, i Career Coach e i Mental Coach. Tutti i suddetti professionisti si avvalgono quotidianamente dell’ascolto attivo, consapevoli che l’ascolto è uno degli strumenti più potenti della comunicazione. In generale, l’ascolto attivo coinvolge tutta una serie di aspetti psicologici, conosciuti dalle suddette figure professionali, ma anche da tutti coloro che basano il proprio lavoro sui rapporti interpersonali. È il caso di avvocati, di politici, di consulenti.

Allenare l’ascolto attivo è possibile: cercate di comprendere non solo le parole ma anche le ragioni della persona con cui state dialogando, provate ad entrare nella sua mente, prendete in considerazione contesto, convinzioni, paure e sentimenti; siate curiosi, fate domande che vi aiutino a capire meglio il suo punto di vista; cercate di non interrompere o mettere fretta e astenetevi dal giudizio, siate consapevole della voce interna che continua a formulare risposte invece di ascoltare; ultimo, ma non meno importante, prima di rispondere, fate un breve riassunto rimanendo fedeli a quanto detto astenendovi da commenti o interpretazioni. “Tengo la bocca chiusa il più possibile, tengo la mente aperta e sono sempre pronta a stupirmi. Non vengo mai delusa”.