Per chi di voi segue la Galleria e la ricerca curatoriale portata avanti dal ormai lontano 2007 sarà facile rintracciare il percorso che l’arte di strada ha fatto parallelamente all’esplosione sul mercato globale dei codici artistici ricchi di simbologia surrealista e caratterizzati dal ritorno e trionfo dell arte di figura.

L’immaginario e la sua trasposizione visuale regna sovrano sulla produzione dell’arte contemporanea del 21esimo secolo, e in uno scambio osmotico comunicano le tendenze che più facilmente si sono radicate nel cuore degli spettatori. Dalla conclamata street art al cartoon pop asiatico all infamato pop Surrealismo, tutto gira intorno al comun denominatore, la fantasia sconfinata.

Protagonista assoluta della nuova generazione di artisti la fantasia si è liberata con coraggio sfuggita dai diktat delle lobbies della critica e contagia la forma e lo spirito dell’artista della sua opera e del fruitore.

Non mancano nel panorama internazionale le copycats, ma noi alla DCG diamo spazio solo a chi davvero si è avventurato in una ricerca autentica che se da un lato porta sulla pelle i segni del genere artistico formativo, altrettanto quanto i tatuaggi di un background sociale e culturale che più hanno influenzato e ispirato il suo lavoro, non manca mai di mettere del suo, andando a scavare in una emotività soggettiva e al tempo stesso affrontando una rivoluzione tecnica personale che fa si che le opere giungano a noi uniche e mai viste prima. E’ Cosi che oggi portiamo in scena uno degli artisti che maggiormente ci ha resi orgogliosi, non solo con la sua evoluzione artistica ma con il corpo di opere che presenta nella prima personale a Londra dal titolo Let’s get lost.

Charles Leval aka Levalet, street artist francesce figlio dell’old school di Black le Rat e Jeff Aerosol, incollando le sue chine a grandezza naturale evolve la sua pittura di strada verso un approccio genuino e intimo. Mascherato da un comune ragazzo con la tipica marinara francese salta fuori come un “qualsiasi” e pagina dopo pagina, muro dopo muro in modo sempre site specific svela le più sincere avventure dell’artista. Giovane e già padre, Levalet è il ragazzo dalla maglia a righe, che potete chiamare anche Ulisse, o Nessuno lasciandolo senza nome, oppure chiamarlo con il vostro o con il nome di vostro figlio, perche quel ragazzo che timidamente nasconde il suo volto sotto il cappello è quello che è e altrettanto quello che vuole diventare, è quello che teme di essere e al tempo stesso quello che cerca e quello che trova, in se stesso e negli altri.

L'attualità dell’analisi psicologica, la poetica della ricerca narrativa e l’ironia che la condisce, L’ eccellenza pittorica, l’eleganza e l'equilibrio degli accostamenti cromatici, l’utilizzo di materiali coerenti con le origini di un movimento di strada, sono solo alcuni degli elementi che fanno di questo artista uno dei più rappresentativi messaggeri di un sentimento collettivo contemporaneo.

Le 10 opere di “Let’s get lost”, accompagnate da sei disegni su carta sono fermo immagine del nostro passaggio in questa vita, attraverso porte e sportelli di automobili, si snocciola il racconto metropolitano fedele nell esame dell'assurdità e dei paradossi dell’esistenza umana, consapevole della frustrazione e del senso di inadeguatezza che rispecchia un umanità combattuta eppure felice, protagonista ma anche solo personaggio, che come tutti noi un po qui e un po li con un piede nel futuro e uno nel passato lasciamo un segno di noi stessi ogni volta che possiamo, contro la ruggine del tempo, nel desiderio di venire ritrovati in una diapositiva, o il nostro nome sulla corteccia di un albero o magari di essere un giorno guardati a lungo dai visitatori di un museo che ha collezionato le opere di Levalet.