Il processo di assunzione del “giusto” candidato richiede grande impegno in termini sia di tempo sia di denaro. Se si seleziona la persona sbagliata questo impiego di risorse risulterà perso e si dovrà ripartire da zero replicando il processo e sostenendo ulteriori costi.

Da uno studio svolto dall’università di Harvard è risultato che il successo professionale è determinato per l’85% dal possesso di soft skill, mentre le competenze tecniche specifiche contribuiscono a questo solo nella misura del 15%.

L’assenza di soft skill è causa di problemi che portano a malessere organizzativo e a cattive prestazioni. In particolare, a seconda di quale abilità manca, ci si potrebbe trovare con: assenza di collaborazione, impegno e malcontenti, conflittualità e poca propensione al lavoro di gruppo, minori vendite e scarsa fidelizzazione dei clienti. Quando si assumono individui non “adatti” i problemi visti sopra sono molto probabili. I motivi per i quali una persona non è idonea a ricoprire un determinato ruolo possono essere: non ha le giuste competenze, non è in grado di fare squadra oppure ha delle caratteristiche incompatibili con la cultura aziendale.

La presenza nella propria organizzazione di lavoratori dotati di specifiche soft skill favorisce esponenzialmente il benessere organizzativo e le prestazioni. Le aziende che assumo lavoratori più motivati hanno maggiori probabilità di ottenere le prestazioni e i risultati desiderati.

La motivazione e il coinvolgimento sono fortemente influenzati dalla presenza in azienda delle giuste soft skill, sulle quali quindi conviene investire. Possiamo quindi affermare che le soft skill sono di fondamentale importanza nel contesto di un’azienda, piccola o grande che sia e in qualsiasi settore operi.

Secondo una ricerca condotta da ricercatori del Boston College, di Harvard e dell'Università del Michigan, dedicare tempo alla formazione e al potenziamento delle soft skill (in particolar alle doti comunicative e al problem solving) incrementa la produttività del 12%.

Secondo una ricerca condotta da LinkedIn nel 2016, su 291 manager che assumono negli Stati Uniti, il 59% crede che le soft skill siano difficili da trovare. Quindi, si presume, che non sempre le affermazioni riportate dai candidati si concretizzino nella misura desiderata dalle aziende.

Inoltre, alcune soft skill sono innate e connaturate alla persona come, ad esempio, l’empatia. È vero che si possono acquisire e migliorare, ma per farlo serve un certo sforzo. Incentivare una risorsa a reagire positivamente davanti ad un imprevisto è certamente molto più impegnativo che insegnargli ad utilizzare un nuovo software.

Quando parliamo di competenze è necessario distinguere tra competenze di base, competenze tecnico-professionali e competenze trasversali.

  • Competenze di base: sono le conoscenze minime necessarie per accedere a qualsiasi posizione lavorativa. Oggi, ad esempio, vengono sempre richieste: padronanza della lingua inglese e uso degli strumenti informatici.
  • Competenze tecnico-professionali: sono quelle che consentono di operare in un ambito professionale ben definito. Rientrano in questa tipologia tutte le conoscenze che caratterizzano una professione specifica.
  • Competenze trasversali: ovvero le abilità che traducono le conoscenze in comportamenti efficaci, a seconda dell’ambiente professionale nel quale si lavora.

Sempre più spesso le hard skill e le competenze tecniche sono utili per ottenere un primo colloquio ma sempre più spesso il candidato che dimostra di possedere un set di soft skill superiore rispetto alla concorrenza ottiene poi il posto di lavoro. Tra un brillante laureato con voti alti e un laureato con voti più bassi ma è in grado di lavorare in team e arricchire la cultura aziendale, sembra che i selezionatori preferiscano il secondo.

Queste hanno a che fare con la capacità di apprendimento, di gestione delle emozioni, di problem solving, oltre a capacità di relazionarsi, di comunicare e di lavorare in team. Non ultime doti di leadership, di time management e altre. Poter valutare le soft skill dei lavoratori o candidati è quindi fondamentale.

Secondo il Collins English Dictionary, le soft skill sono quelle qualità “desiderabili” che non dipendono dalla conoscenza acquisita: includono buon senso, abilità di rapportarsi alle persone e un atteggiamento positivo e flessibile. Le soft skill, come abbiamo già detto, possono essere innate, ma anche apprese tramite l’esperienza personale; le hard skill, invece, sono più riferite all’istruzione, ai certificati conseguiti e all’esperienza lavorativa. Le soft skill sono più difficili da misurare rispetto alle competenze tecniche. Riprendendo le parole di Indeed, famoso motore di ricerca che raccoglie annunci di lavoro, le hard skill mostrano l’esperienza e il possesso di una determinata competenza, mentre le soft skill indicano l’abilità nel lavorare con gli altri e di crescere all’interno di un’azienda.

Ecco alcuni consigli pratici su come riconoscere e rafforzare le soft skill:

  • indagare su come il lavoratore reagisce o si è comportato di fronte a degli imprevisti o a delle situazioni difficili;
  • fornire feedback costanti e basati sull’evidenza, per rafforzare i comportamenti positivi e gli sforzi dei dipendenti nell’acquisizione di determinate skill;
  • pianificare dei corsi;
  • organizzare iniziative per incentivare la collaborazione tra i colleghi: dagli incontri informali al vero e proprio team building.

La maggior parte di queste abilità è rafforzata dalla fiducia e dall'entusiasmo e minata dall'ansia, dall'insicurezza e dalla negatività.

Cambiare la propria mentalità in modo da essere in grado di vedere il positivo nelle situazioni può avere un impatto significativo sul modo in cui si interagisce con gli altri.