Si è svolto nei giorni scorsi nel Ridotto del Teatro Comunale di Vicenza, nell’ambito della rassegna Danza in Rete Festival. Vicenza – Schio, giunta alla quarta edizione, lo spettacolo De Rerum Natura di Nicola Galli (Ferrara, 1990), uno tra i più interessanti interpreti della giovane scena coreutica italiana e della videoarte. Il trentenne ferrarese coreografo firma anche il concept, la coreografia e i costumi, sviluppando una composizione per sei danzatori: Sofia Barilli, Nicolas Grimaldi Capitello, Riccardo De Simone, Silvia Remigio, Margherita Dotta e lo stesso Galli, mentre le musiche sono di Banchieri, Henry, Ligeti, Penderecki, Radigue, Xenakis, in una produzione TIR Danza.

Galli, infatti, dopo un esordio come ginnasta, ha studiato teatro fisico e danza contemporanea, in seguito occupandosi di ricerca corporea, spaziando tra coreografia, performance, installazione e ideazione grafico-visiva. E per il suo De Rerum Natura ha ricevuto il Premio Danza&Danza 2018 come miglior coreografo emergente.

La produzione è nata dal progetto “Prove d'Autore XL”, azione del Network Anticorpi XL ed è stata selezionata per la NID Platform (New Italian Dance Platform) 2019.

De Rerum Natura è un lavoro iniziato nel 2017, come esercizio di una composizione coreografica, ma in seguito ha preso ispirazione dall’omonimo poema latino evocatore della nascita del cosmo e dei cicli della natura.

E questo spettacolo è diventato così un lavoro forte, intraprendente, dinamico, con un ritmo e una fisicità che nulla lascia al caso. Infatti la costruzione del racconto in Galli risulta essere una sintesi potente ed energica, una traduzione dall’alfabeto testuale del riferimento classico, per uno sviluppo performativo contemporaneo: i danzatori diventano così sostanza organica che respira un percorso che proteso “dallo stadio iniziale di insetti, alla fase eretta, dalla liquida gestualità a quella alata, agli informi vegetali scossi da brezze e da vibrazioni, mentre ondate di suoni e rumori naturali modellano gli astratti corpi”, in una unione armonica con il cosmo, grazie alla musica e al movimento, e non alle scene si snodano tra forme e pratiche coreutiche di grande intensità.

Frammento/testo/identità. Muove anche su questi codici Galli e la sua compagnia, affrontando e raccogliendo le complessità e le sinergie planetarie, il contesto che si svolge tra uomo e cosmo, e la consapevolezza dell’ampia posta che corre sulla scia del tempo. Intesa e complicità, forme del corpo che si intrecciano e scandiscono gli spazi scenici che si stagliano e riprendono forza attorno alla rivisitazione del testo di Lucrezio, “La natura delle cose”.

In tempi di pandemia recuperare il classico diventa così un motivo di grande attenzione ma anche di un’esperienza in grado di trasmettere una nuova concettualizzazione. Ed è questa la spinta su cui muove Galli, le sue azioni, le coreografie, il quadro, o meglio un affresco dai connotati intensi e appassionanti. All’analisi del testo Galli interpone la forza dei corpi, le loro presenze, gli sguardi e i movimenti che ruotano in un intreccio vivo e dinamico, in un’organizzazione degli spazi che diventano parte integrante dell’arte teatrale e del luogo scenico.

Sospensione e azione, dinamismo e costruzione. Da iniziale “insetto”, in uno stato di metamorfosi, a vero attore e protagonista del quadro scenico, da colonne sonore e scenografie che muovono interne alla storia e al mondo, alla necessità di significare le forme e la nostra presenza, per un’azione concreta che coinvolge ogni sezione dello spazio o quel possibile contesto dentro cui costruire racconti e dove narrare nuove storie umane.