Probabilmente il termine celtico so-kin, che significa al centro delle acque, in riferimento alla presenza, in epoca preromana, d’un vasto bacino d’acqua a Sud dell’attuale posizione, è una delle possibili origini del nome. L’altra interpretazione collega Soncino a sonchus, il nome latino dell’insalata selvatica, presente nelle campagne della zona, a testimonianza di una cultura e una cucina contadina molto radicata già nel lontano passato.

Alcune menzioni dell’area di Soncino vengono fatte citando l’antica parrocchia di Santa Maria Assunta già nel 605 con la conquista di Cremona da parte dei Longobardi, tuttavia il primo gruppo di case si forma nel secolo X con la comparsa delle prime fortificazioni.

Tra il 1118 e il 1306 si innalzano torri, si costruiscono palazzi e con la nuova cinta muraria si delimita il territorio ufficiale di Soncino, che rimane tale fino al 1450 quando il borgo passa stabilmente al ducato di Milano; si sviluppano la manifattura e il commercio, e si costruiscono ancora fortificazioni che comunque non impediscono ai veneziani di occupare Soncino nel 1499.

Il borgo passa ai francesi, di nuovo a Milano sotto gli Sforza, ancora al Sacro Romano Impero e quindi diviene un feudo assegnato a Massimiliano Stampa, che col suo casato, seppur legato come consigliere all’ultimo degli Sforza, rimane fedele all’Impero e, da marchese di Soncino, trasferisce il controllo del luogo alla sua discendenza, che lo mantiene fino al 1707, quando, seguendo le sorti del ducato di Milano, Soncino passa sotto il dominio austriaco.

Nel 1796, il borgo è occupato dalle truppe napoleoniche e poi entra a far parte del Regno Lombardo Veneto; l’attività principale diventa l’agricoltura, cui si affiancano le nuove produzioni industriali legate all’allevamento del baco da seta: alla fine del XIX secolo sono 500 le persone, soprattutto donne, impiegate nelle filande di Soncino.

I canali ed i mulini sono il risultato di una laboriosa attitudine degli abitanti del comune di Soncino, che nel corso del tempo hanno modificato un’area paludosa e piena di sorgenti in stabili e produttivi corsi d’acqua, proteggendo la loro dimora con mura imponenti e rendendola più devota con chiese e cappelle finemente affrescate.

Il visitatore che arriva a Soncino è subito rapito dall’imponenza delle mura, che già nelle antiche rappresentazioni su tavole e dipinti si fanno notare, il borgo infatti appare chiaramente rappresentato come ben difeso dalle mura e dalla rocca, al centro della pianura che lo circonda.

Le mura costituiscono dunque la principale caratteristica di Soncino, anche perché ne hanno preservato la pianta sin dalla loro costruzione, la struttura fortificata si innalza sul piano della campagna e si sviluppa per duemila metri nel circuito esterno. L’attuale stato di conservazione ha permesso di osservare la tecnica di costruzione consistente nell’intrecciarsi di mattoni e nell’alternarsi di guglie e feritoie. Anche se restaurate e modificate nel corso del tempo, le torri, le strutture ed in ultimo lo stesso ponte levatoio rendono affascinante la visita al castello di Soncino, meglio conosciuto come Rocca Sforzesca, e creano l’ambiente ideale per uno stile medioevale tanto che ogni anno vengono riproposte delle rappresentazioni e delle rievocazioni in costume.

Altre strutture sono turisticamente rilevanti come la casa degli Stampatori, che deriva dall’antica stamperia ebraica e conserva la prima edizione completa della Bibbia risalente al 1488, oltre a molte attrezzature per la stampa originali del tempo, e caratteri usati in diversi stili e forme, tra cui anche quelli dell’alfabeto ebraico.

Fuori del borgo, sorgono il convento e la chiesa di Santa Maria delle Grazie che ha un grande valore storico per i suoi affreschi dipinti sulle mura delle dieci cappelle interne, oltre che all’opera presente in alto al centro della chiesa, Assunzione di Maria ed attribuita a Giulio Campi, uno dei più grandi pittori del Cinquecento Lombardo.

All’interno delle mura testimoni del lavoro degli abitanti di Soncino e della ricchezza d’acqua combinata con lo sviluppo del commercio manifatturiero, ci sono due mulini in parte ancora funzionanti: il mulino di San Angelo e quello di San Giuseppe, opere di archeologia industriale, che insieme al Museo della seta sono attuali attrazioni per il turista domenicale.

Una giornata o un weekend in questo borgo nostrano sono probabilmente ma non certamente sufficienti per apprezzare tutte le bellezze del luogo, sempre che non ci si attardi troppo nelle degustazioni di cibi e ricette tradizionali.

Supa de can, o zuppa del cane, è un piatto veloce a Soncino, il nome ci porta all'estrema povertà di questo piatto i cui ingredienti sono davvero semplici, quali il brodo vegetale, perché il brodo di carne era destinato ai giorni migliori. Si tratta di una zuppa lombarda, pronta in pochissimo tempo, si cuoce semplicemente con il calore del brodo, una tradizione contadina divenuta prelibatezza tipica ai giorni nostri, da provare anche a casa.

Supa de Can

Ingredienti per 4 persone:

pane raffermo 350 g
burro 100 g
4 uova
mezzo litro di brodo vegetale
mezza cipolla grande
sale e formaggio grana

Mettere il burro in padella e tagliare la cipolla a fettine, fare soffriggere la cipolla. Mettere il pane raffermo in una pentola, aprire sopra il pane le quattro uova e aggiungere il formaggio grana.

Versare il brodo vegetale bollente che era stato preparato dentro la pentola, aggiungere del sale solamente se il brodo non era già salato di suo. Versare ancona sopra le cipolle fritte e mescolare leggermente. Lasciare riposare il tutto per almeno 5 minuti, quindi servire in tavola.