Nell’antica Vipitenum forse era presente una zecca che coniava la moneta romana dei sesterzi e da qui per assonanza con l’influenza germanica si era passati nel tempo a Sterzing, tuttavia, l’origine del toponimo Sterzing non è molto chiara neanche agli storici.

Infatti, risulta dagli archivi, la presenza di un ricovero per i viandanti in tempi antichissimi, questo potrebbe collegarsi alla figura mitologica dello Sterzl o Starz, un pellegrino storpio, mendicante e senza dimora (Landstörzer) che è stato immortalato nello stemma della città.

Le menzioni storiche iniziano nel 15 a.C., con la conquista romana ad opera di Druso, viene aperta la strada che da Pons Drusi (Bolzano) porta attraverso il passo del Brennero ad Augusta Vindelicorum (Augsburg); su questa linea di congiuntura viene fondata la base romana di Vipitenum. Tutto il territorio è incorporato nella provincia Rezia.

Nel VI secolo d.C., si stanziano nella zona, la popolazione dei Baiuvari provenienti dalla Baviera; disboscano i terreni e iniziano a costruire i loro masi ovvero abitazione, fienile, stalla e proprietà condivise, come pascoli e boschi, anche in località di montagna.

Nel 1180, un nuovo insediamento chiamato Stercengum e divenuto poi Sterzing (l’attuale Città Vecchia) viene per la prima volta menzionato in un documento scritto su un atto pubblico.

Nel 1280, Mainardo II di Tirolo per opporsi al Vescovo di Bressanone e mantenere sotto il suo controllo la Val d’Isarco, fa costruire la cinta muraria intorno a Vipiteno, che viene ampliata (l’attuale Città Nuova) ed elevata al rango di città. Già in quei tempi, con il passaggio di pellegrini, commercianti, soldati, e grazie alla posizione strategica Vipiteno fa registrare una fiorente attività alberghiera ed ottiene il diritto di vendere vino e quello di riscuotere i pedaggi. Altra attività importante che si sviluppa in contemporanea è quella dei conciatori, concentrati in un quartiere fuori le mura.

Nei secoli XV-XVI, lo sfruttamento delle miniere di argento e di piombo a Colle Isarco e in Val Ridanna, fecero la fortuna della cittadina, tanto da attirare anche imprenditori di livello europeo come i Fugger di Augsburg. Questi ultimi insieme con altre ricche famiglie favoriscono un abbellimento ed un miglioramento con la costruzione di eleganti dimore borghesi e di edifici pubblici come il nuovo Municipio, la Torre civica, l’ampliamento della chiesa parrocchiale di Nostra Signora della Palude. Successivamente l’impoverimento delle miniere porta il centro ad un periodo di decadenza mitigata da una sempre modesta attività alberghiera.

Solo nel 1867, l’apertura della ferrovia del Brennero porta insieme con il turismo nuove fonti di profitto, segnando il cammino della città fino ai nostri giorni. Come scrisse oltre cent’anni fa il tedesco Heinrich Noe, celebre frequentatore dell’area, la principale caratteristica di Vipiteno è “la felice fusione degli edifici medievali con le comodità della moderna cultura alberghiera”.

Il nucleo abitato si è sviluppato lungo la strada del Brennero, la via di comunicazione più importante tra Italia e Germania. Nonostante la crescita di nuovi fabbricati, l’impianto urbanistico iniziale è rimasto pressoché inalterato dalla fine del XIII secolo, quando Sterzing fu elevata a livello di città, anche se rimangono piccoli tratti della cinta muraria.

La cittadina è divisa dalla Torre Civica – detta anche “delle Dodici” – in due nuclei ben definiti anche storicamente, Città Vecchia e Città Nuova.

La Torre delle Dodici, eretta nel 1469 e terminata con l’orologio e la meridiana nel 1473, al tempo in cui vi era la cinta muraria fungeva da porta della città. È stata ricostruita nella sua forma attuale dopo l’incendio del 1868.

Contemporaneo alla costruzione della torre è il palazzo comunale, rifinito in seguito con l’erker poligonale d’angolo coronato di merli. Notevoli all’interno le inferriate, i rivestimenti in legno e la stube* gotica, il soggiorno alpino di queste zone, con la singolare lumiera a forma di donna. La chiesa gotica di Santo Spirito faceva corpo unico con l’antico Ospedale. La navata principale ha splendidi e misteriosi affreschi quattrocenteschi di Giovanni da Brunico.

La chiesa parrocchiale di Santa Maria della Palude è la più ampia del Tirolo: su coro e sagrestia gotici (1455) è stato addossato nel 1496 un vasto corpo a tre navate ultimato nel 1524. All’interno sono conservate cinque statue del prezioso altare a portelle di Hans Multscher, lo scultore ligneo più famoso in quel tempo in Germania.

Nei boschi dei dintorni, su uno spuntone di roccia, sorge l’imponente Castel Tasso (Reifenstein), menzionato già nel XII secolo, che offre all’ammirazione dei visitatori una splendida stube gotica e la sua cappella. Dato che il castello non fu mai conquistato o devastato, ancora oggi è ben conservato. All'interno troviamo moltissimi oggetti e mobili di tempi passati.

Dall’antico e mitico pellegrino Starz, frequentatore di taverne, fino ai tempi moderni, il luogo non è mai venuto meno alla sua accogliente natura. Ambiente ospitale come pochi, ha lasciato che gli antichi valori della cultura contadina rimanessero vivi nel tempo, tanto da garantire una genuina tradizione dove si è sempre accolti con un bicchiere di vino e due fette di speck.

Canederli (Knödel) con lo speck

Ingredienti per 4 persone - 8 canederli:

250 g di pane raffermo
150 g di speck preferibilmente della zona tagliato a dadini di 2-3 mm
2 uova
1/4 l di latte
1 cucchiaio di cipolla, tritata finemente
1 cucchiaio di burro
2 cucchiai di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di erba cipollina tritata
farina, non oltre 20-30 grammi
sale e pepe

Rosolare la cipolla nel burro ed aggiungere lo speck. Mescolare cipolla e speck in un recipiente con il pane. Sbattere le uova, aggiungere il latte, il prezzemolo e l'erba cipollina. Pepare e salare con attenzione al fatto che lo speck è già saporito di suo. Mescolare con cautela l'impasto e lasciare riposare per 15 minuti. Aggiungere un po' di farina.

Formare con le mani i canederli nella forma di palle di diametro di circa 5-6 cm. Il canederlo non deve essere né asciutto né molle. Il canederlo va messo in acqua salata bollente e cotto per 15 minuti. Servire asciutto o in brodo.